Per vincere bisogna sporcarsi le mani

Il calcio italiano non è connotato da un livello eccelso, ma è duro, ogni partita è difficile. Il ritmo è sincopato, l'agonismo è intermittente, ma la tensione non cala mai. La bellezza del gioco viene considerata un orpello, un residuo che non porta all'obiettivo: il risultato. Conta vincere, tralasciare e disinteressarsi della buona impressione e portare a casa i tre punti. Il resto seguirà, forse. Ogni commento tecnico ribadisce che si è ancora in una fase di assestamento, ma il Campionato ha già un classifica delineata. Comanda il Napoli. La restaurazione di Conte sembra funzionare. Il tecnico vuole dai suoi “cattiveria e determinazione”, per imporsi bisogna “sporcarsi le mani”, è necessario “combattere”, e “soffrire perché la sofferenza fa parte del processo”. Non c'è spazio per l'estetica di Sarri o Spalletti, al leccese non interessa la vanità ma la concretezza. E promette che questo è solo l'inizio, la squadra può ancora migliorare, ci sono ancora da inserire i nuovi acquisti. L'Inter non è destinata a dominare, anzi. I titolari hanno dei rincalzi che mostrano solo potenzialità ma non incidono realmente. La rosa lunga è solo nei numeri. Se non giocano Barella e Calhanoglu anche il Monza risulta un avversario ostico. E preoccupa la condizione di Lautaro, l'argentino è appesantito e appare stanco, mentalmente e fisicamente. E poi ci sono due squadre che sono un cantiere aperto. Il Milan ha strapazzato il Venezia. Ma Fonseca ha una missione molto complicata: assemblare giocatori atipici. Non sarà semplice trovare la quadra tattica. I singoli hanno colpi, ma rimane la sensazione che si prospetta un'annata di alti e bassi. È le prestazioni di Hernandez e Leao saranno decisive. È necessaria la loro continuità. I due devono crescere mentalmente, se ci riusciranno. La Juve a Empoli si è barcamenata. Ha preso il sopravvento la normalità. Motta ha le idee chiare, si tratta di verificare se gli interpreti siano giusti per recitare il canovaccio che ha in mente. Il calcio ruota attorno al gol. Ergo: serve che Vlahovic mostri il suo presunto valore.
(Foto Keystone)