Calcio

Quando VAR e arbitri rovinano il calcio

Qualche riflessione sul rigore e l'espulsione di ieri sera a San Siro
L.S.
12.10.2022 07:11

Il VAR è una gran bella invenzione, inutile negarlo. Un aiuto fondamentale per gli arbitri e per migliorare il gioco del calcio. Quando adesso ci capita di vedere una partita senza il VAR, capiamo quanto sia utile e quanto ci manchi. Errore macroscopici, falli non visti e fuorigioco che gridano vendetta al cielo. Un calcio approssimativo che non siamo più abituati a guardare.
Detto questo, tutto nella vita è perfettibile, anche il VAR. O meglio, l’utilizzo che ne fanno gli arbitri in questo momento storico. Sotto accusa i regolamenti, o meglio detto, i famosi protocolli.
Prendiamo la partita di ieri sera tra Milan e Chelsea (e non soltanto perché chi scrive è tifoso milanista) e analizziamo i fatti.
Il fallo di Tomori è veramente da rigore? La trattenuta è sufficiente per fischiare la “massima punizione”? Si potrebbe discutere all’infinito sul danno arrecato all’attaccante del Chelsea con quella mano galeotta sulla spalla.
C’è chi asserisce che senza quel leggero impedimento il giocatore avrebbe fatto gol e chi invece sostiene che il gioco del calcio è uno sport di contatto, e così come ci sono le azioni di disturbo su un calcio d’angolo o su una punizione, anche in questo caso il… disturbo sia più che legittimo.
Facciamo finta che, nonostante il parere negativo di tutti gli esperti arbitrali che si sono espressi in queste ore, il contatto di Tomori sia da rigore. Bene.
Accettato a malincuore questo verdetto, l’accanimento non finisce qui. Si scade infatti nel ridicolo quando l’arbitro, mimando una trattenuta, estrae pure il cartellino rosso. Una decisione difficilmente comprensibile per chi guarda il calcio da una vita.
Purtroppo la sanzione è spiegabilissima. Si chiama protocollo. Se il difendente commette un fallo senza la possibilità di giocare il pallone, oltre che col rigore, verrà pure punito con il cartellino rosso. A quel punto, la decisione dell’inflessibile arbitro tedesco non fa una piega.
Ecco: a una probabile ingiustizia, se ne aggiunge un’altra. Marchiana, inaccettabile.
Un paio di stagioni or sono la regola del rigore più cartellino rosso fu abolita almeno per i portieri. Beati loro. Una decisione sacrosanta.
Resta però in vigore per i giocatori, annientando di fatto la squadra su cui si abbatte questa pesante mannaia.

La partita di ieri sera, dopo un quarto d’ora, era virtualmente finita. L’arbitro con le sue scelte e i capziosi protocolli ha cancellato una serata che poteva essere di grande calcio, punendo non solo il Milan, ma lo spettacolo e i 70 mila che erano andati allo stadio.
Da quel momento oltretutto è stata una partita bruttina, attraversata da altre dieci ammonizioni, tutt’altro che cattiva ma diventata improvvisamente nervosa. E poco godibile.
E il VAR si chiederà qualcuno? Con le mani legate. Eh sì, visto che un tocco sulla spalla del difensore c’è stato, il VAR non può intervenire per giudicarne l’entità.
A questo punto è chiaro che c’è qualcosa che non funziona. Speriamo che chi di dovere lo capisca e come ha già fatto per altri aspetti di questo “nuovo” calcio, ci metta presto una pezza.