Hockey

Quanto vale questa finale?

Il Ginevra Servette è in finale della Champions Hockey League e affronterà lo Skelleftea
17.01.2024 08:36

Il Ginevra ha raggiunto la finale di Champions Hockey League battendo in semifinale i finlandesi del Lukko Rauma. Ora in finale, davanti al pubblico amico, sfiderà gli svedesi dello Skelleftea. Le Aquile sono la prima squadra elvetica a raggiungere questo traguardo da quando la competizione è stata per così dire ricreata nel 2014. Prima di loro fu lo ZSC ad arrivare così lontano, Sulander e compagni vinsero il trofeo nel 2009. Come va interpretato questo traguardo raggiunto dalla squadra di Cadieux? Si può definire un exploit in una competizione importante e di rilievo? Oppure non è nulla di che? In una competizione fin qui dominata esclusivamente da svedesi (6 vittorie) e finlandesi (2 vittorie), vedere arrivare sino in un fondo una squadra svizzera è sicuramente edificante e dà un po’ di brio al nostro campionato. È un bel biglietto da visita, ma in un certo senso era lecito aspettarselo, considerando inoltre l’aumento degli stranieri. Da anni si dice quanto sia alto il livello del nostro campionato, ma finora in CHL i risultati faticavano a giungere malgrado qualche presenza in semifinale. La competizione di per sé è interessante, permette di vedere all’opera realtà a noi spesso sconosciute e di misurarsi con altre scuole hockeistiche e le partite sono piacevoli da seguire. Il problema? La mancanza di tradizione fa sì che l’interesse generale e la copertura dei media non sia così alta. Un Berna-Kloten per il tifoso è più sexy che un Berna-Rögle e verosimilmente sarà così anche in futuro, seppur c’è da dire che le affluenze quest’anno siano state buone in definitiva. A Ginevra finora c’è stata una media di 4155 spettatori, a Rapperswil di 3784 e a Bienne di 3953. Un altro problema consiste nei pochi soldi in palio. Un club, per scrivere cifre nere, deve arrivare come minimo ai quarti di finale se non addirittura in semifinale. Lo sprono non è certo evidente. La Champions Hockey League è dunque una competizione giovane e poco lucrativa che sta cercando di farsi largo e ritagliarsi uno spazio. Negli ultimi anni sono state inserite regole che discostano dal regolamento del campionato, il numero delle squadre è diminuito e si è modificata la formula. Insomma, si sta provando un po’ di tutto per cercare di aumentare l’interesse di seguito da parte di spettatori e sponsor. Per i giocatori resta comunque uno stimolo e una piacevole esperienza, soprattutto per chi non è abituato alle convocazioni in Nazionale. Intraprendere certe trasferte “esotiche” e inusuali sono cose che ti rimangono per tutta la vita. Ciò vale anche per gli allenatori: Luca Cereda in un’intervista di qualche mese fa, mise ad esempio la prima trasferta di CHL in quel di Monaco tra i suoi 3 ricordi più belli nei 7 anni alla guida dell’Ambrì. E ora torniamo alla domanda iniziale. Si può definire un exploit quello ginevrino in un contesto prestigioso? No, ma non va nemmeno sminuito ed è giusto dargli risalto. 

(Foto Keystone/Stenroos)