"Se fossi presidente ingaggerei uno come Rivera"

È stato giocatore, allenatore e ora è
responsabile tecnico della Federazione ticinese di calcio (FTC). Chi meglio di
Livio Bordoli può inquadrare il momento del calcio ticinese e le polemiche di
questi giorni sui soldi che circolerebbero e sui giovani che verrebbero poco
impiegati?
Cominciamo da lontano, da quando Livio era allenatore.
“Ho allenato a Tresa in Prima Lega, con Tramezzani prima e poi Cio Monti.
Facevo l’allenatore-giocatore, avevamo uno squadrone con gente come Bertoli,
Senkal, Castelli e Belometti. Io avevo un contratto e suppongo anche i
giocatori, ma onestamente non avevo mai chiesto. Dopo due mesi successe la tragedia di Tramezzani...”.
E poi il decennio di Losone, a cavallo tra gli anni 90.
“In quella società, tranne il sottoscritto che faceva il ruolo di
allenatore-giocatore-responsabile del settore giovanile, nessuno aveva
contratti. E sono sicurissimo che nessuno percepiva denaro. C’erano dei premi
come cene e ritiri, quello sì, ma che io sappia nessuno prendeva soldi. E
nonostante questo avevamo fatto ottimi risultati”.
Ora si parla tanto di rimborsi spesa.
“Volendo fare bene i conti, tra chilometri, materiale e cene, un giocatore
che ha una lunga trasferta da fare, potrebbe arrivare a prendere fino a
1200-1400 franchi al mese di rimborsi, che possono anche essere reali e giustificati.
Certo che se poi circolano altre cifre, allora siamo decisamente oltre la
ragionevolezza. Ma questi sono veri e propri “salari” che ai miei tempi non
giravano nemmeno in Challenge League. Poi ci sono i casi in cui ai giocatori
viene offerto un posto di lavoro, ma quella è tutta un’altra storia
ovviamente…”.
Si è parlato tanto di Locarno e Paradiso in questi giorni.
“Il Locarno è una società che ha una grande tradizione ed è normale che pensi
di voler tornare presto in alto. Non mi stupisce nemmeno che Renzetti, come ho
letto in una intervista, si diverta a dare una mano al club. È un locarnese
d’adozione, questo club gli è sempre stato nel cuore e forse un po’ gli manca
il campo. Non ci trovo nulla di strano. A Paradiso, Caggiano ci ha sempre messo
tanta passione e nel tempo ha lavorato molto bene: lo ammiro per questo. Non
concordo invece quando dice di essere anche un tifoso: un tifoso non entra
nello spogliatoio e non critica così l’allenatore a mezzo stampa. La bontà del
suo lavoro è comunque sotto gli occhi di tutti: quest’anno sono andati
addirittura vicini alla promozione. Direi che è una bella realtà”.
Ieri invece Manuel Rivera, che avrebbe
dovuto andare ad allenare il Collina d’oro (poi sappiamo che il club ha fatto
dietrofront), ha detto che nel calcio regionale giocano troppo pochi giovani.
“Sono d’accordo con quello che dice Manuel: io direi che nel calcio
“minore” c’è forse troppo spazio per i “vecchietti”. Sono giocatori che vantano
lunghe esperienze nel calcio regionale e che hanno anche il potere, a volte, di
decidere le sorti degli allenatori. È purtroppo la debolezza di tante società”.
Rivera ha spiegato che con il Collina d’oro avrebbe voluto fondare un progetto
con i giovani.
“Se uno conosce Manuel sa che lui ama lavorare in questo modo e allora deve
andare fino in fondo con questa idea di calcio. Certo, con i giovani si rischia
un po’ di più, ma alla fine è arricchente. Non so cosa sia successo con il
Collina d’oro, ma se il club non se l’è sentita veramente di affrontare questa
nuova sfida ha fatto bene a cambiare idea. Quando si fanno queste cose bisogna
essere convinti fino in fondo”.
A Rivera cosa dice?
“Gli faccio i complimenti per la sua coerenza. Finalmente un tecnico che punta
sui giovani, se fossi un presidente lo prenderei al volo. Un po’ come fa il
Taverne con il suo allenatore Meroni, che dà spazio ai ragazzi. Purtroppo quello
di affidarci quasi esclusivamente ai giocatori esperti è un male del calcio
svizzero: basta guardare le squadre ambiziose di Challenge League e vedere
quanti giovani giocano. Pochissimi”.
La FTC potrebbe fare qualcosa? Per esempio obbligare le squadre a schierare più
giovani?
“Purtroppo no, anche perché per cambiare le direttive ci vuole il benestare
dell’ASF (Associazione svizzera di calcio). Noi potremmo anche fare delle riflessioni ma
senza gli strumenti giuridici non si possono applicare le sanzioni. Se l’ASF un
giorno pensasse di mettere a regolamento una nuova norma sui giovani allora…”.
(Nella foto Cdt, Angelo Renzetti e Livio Bordoli festeggiano nel 2015 la promozione del FC Lugano)