Senza difese

La storia del calcio italiano racconta che lo 0 a 0 è ritenuto il risultato perfetto. Il pareggio a rete inviolate è considerato l'esito che esalta la tattica, e la capacità di depotenziare l'avversario. Difendere senza subire gol, i reparti che si muovono da squadra, si impongono le categorie della concentrazione e dell'agonismo. L'emozione della rete rimane sospesa, il pallone non entrerà nel sacco, il parossismo diventa latente. Il poeta Giacomo Leopardi sosteneva che: l'attesa rappresenta piacere, e quindi costituisce la felicità. Il Derby d'Italia finisce 4-4. Un diluvio di gol si è abbattuto su San Siro. Una partita che è diventata folle e imprevedibile. Figlia di una sequenza di errori sesquipedali e di interventi maldestri dei giocatori. Sul campo si sono affrontate due squadre disorganizzate e disordinate. Ergo: lo spettacolo è stato servito, il divertimento è stato assicurato. Ma alla fine gli interisti non sono contenti, mentre gli juventini festeggiano come se avessero vinto. Il dato che emerge è quello che tanti gol non sono sinonimo di buon calcio. Troppi errori marchiani, e questo non è concepibile da parte di squadre come Inter e Juve. Il rammarico è tutto nerazzurro, sul 4 a 2 hanno avuto la partita in mano, ma hanno voluto strafare e umiliare l'acerrimo nemico; i bianconeri hanno saputo resistere e reagire. L'Inter di Inzaghi sembra perennemente stanca, si esprime a sprazzi, e subisce troppo, la difesa non è ermetica e il centrocampo non fa filtro. Lautaro è al di sotto dei suoi livelli, la sua forma migliore è lontana. La Juve di Motta è un cantiere aperto. La sua cifra di gioco non è chiara. È ancora tutta da scoprire. I soldi spesi sono tanti, ma rimane l'impressione che manchino giocatori di spessore. È sorretta dall'ambizione e dalla freschezza atletica, ma nel lungo periodo non basteranno.
(Foto Keystone)