Si può chiudere una storia gloriosa

Losanna, città sede del comitato olimpico internazionale (CIO), del museo olimpico, di un bel numero di federazioni sportive mondiali e di due squadre nella massima lega calcistica elvetica. Una città sportiva si direbbe. Se tutto procede come lo vuole il comune di Losanna, il vecchio Stade Olympique de la Pontaise ha i giorni contati e la partita di sabato tra lo Stade Lausanne Ouchy e il Lausanne- Sports – addirittura un derby cittadino nella quarta maggior città elvetica – chiude una settantina di anni più o meno gloriosi dello stadio, dentro il quale il Lausanne-Sport vinse (nel 1965) uno dei suoi sette titoli. Lo scorso gennaio, il comune ha presentato un nuovo progetto di stadio in città che era già pensato da tempo, prima della promozione dello Stade Lausanne Ouchy (SLO) dalla Challenge alla Super League. E grazie al fatto che il Lausanne-Sports da novembre del 2020 dispone del proprio stadio della Tuilière, ebbene lo SLO ha potuto trovare ospitalità alla Pontaise. Lo SLO dopo una stagione in “Super” torna alla “Challenge”, ciò che ci può anche stare. Invece a corto o medo termine lo SLO potrebbe trovarsi senza casa. Il progetto dello scorso gennaio, infatti, dice che proprio a Ouchy, in riva al lago, sorgerebbe il nuovo stadio Pierre de Coubertin in sostituzione dell’attuale, intitolato all’anziano presidente del CIO Samaranch. Ci sarà posto per 12.000 persone ma soprattutto conterrà la pista dei 400 metri tanto cara ai losannesi per la loro “Athletissima”, uno dei meeting di atletica di spicco ai massimi livelli dell’atletica mondiale. Infatti la vetusta Pontaise, costruita nei primi anni ’50 in vista del Mondiale di calcio del 1954 in Svizzera, è un pochino decadente. La si vorrebbe abbattere per istallarvi un quartiere residenziale con uffici, appartamenti e zona verde. C’è già chi ha alzato la mano per ricevere in dono i cinque cerchi olimpici che dominano l’entrata principale. Lo SLO sarebbe la vittima di tutto ciò. Losanna ha già fatto capire che al “De Coubertin” non ci sarà spazio per il calcio, proprio lì, a Vidy, sede ultradecennale del medesimo SLO, cresciuto sull’erba del “Samaranch”. Salendo di categoria, lo SLO è riuscito a farsi dare in “prestito eccezionale” la struttura della Pontaise, struttura per la quale la città non vuole stanziare nuovi fondi per ammodernarla a favore del meeting atletico. Il Lausanne-Sports (LS), dicevamo, gioca al “Tuilière”, costruito dalla città per 165 milioni di franchi e agibile dal novembre del 2020. Dal momento che per i finanziamenti ci si è messo anche lo sponsor e proprietario del club, la società Ineos, è gestito dal LS medesimo. E qui non si vede di buon occhio a presenza dello SLO. Lo SLO si è dichiarato “molto contrariato” per lo stato delle cose. “Siamo una società sana ma non veniamo presi sul serio, sul discorso stadio non siamo mai stati presi in considerazione” ha aggiunto il vicepresidente Serge Duperret. Il proprietario della società, il commerciante vodese di origini armene Sirmakes (orologi Franck Müller e altri affari nel paese natale), ha accompagnato lo SLO fino alla Super League e malgrado la retrocessione non intende abbandonare il club, che potrebbe ritornare tra le favorite del prossimo campionato. Senza Pontaise lo SLO non ha lo stadio omologato (il “Samaranch”), sempre che non vada a giocare a Nyon. Al nuovo “De Coubertin” non ci sarà calcio, ha confermato la municipale Emilie Moeschler. E… lo Stade de la Tuilière? Moeschler: “Che si mettessero d’accordo i due club, lo stadio è pur sempre il nostro e al LS l’abbiamo solo dato in gestione”. Si parla comunque di 1,2 milioni di franchi all’LS affinché lo tengano in forma, mentre lo SLO paga l’affitto per la Pontaise. Oggi come oggi, ad ogni buon conto, lo SLO rimane alla Pontaise anche perché la costruzione di un nuovo stadio deve ancora passare una votazione popolare in una città ricca di malumore per imposte alte e comune indebitato (4 miliardi nel 2022). Senza pista, niente “Athlétissima”. Affaire à suivre? Assolutamente. Per questo genere di cose, la lingua francese aveva già rubato una definizione dal dialetto ticinese: rebelotte.