Sinner e quella domanda "scomoda"

Una partita pazzesca,
a velocità supersonica, con due ragazzi che se le sono date di santa ragione.
Alla fine, per un pelo, ha vinto lo spagnolo Alcaraz, che vola in finale contro
Zverev.
Il numero uno al mondo, l’italiano Sinner, esce comunque a testa alta.
Due campioni che si rispettano, due fenomeni del tennis che rivedremo per tanti
anni ancora a contendersi i tornei più importanti del mondo. In fondo, dopo l’addio
di Federer e il calar delle tenebre di Djokovic e Nadal, era quello che ci
voleva.
In Italia, in queste ore, si è aperto un dibattito sulla personalità di Sinner,
che a soli 22 anni, sembra già un veterano. Posato, sereno ed educato, l’italiano
era rientrato a tempo, dopo quasi tre settimane di stop, per il Roland Garros.
Senza roboanti dichiarazioni e con ambizioni tutte da verificare.
La maturità dell’altoatesino stupisce a ogni pié sospinto: sia in campo che
fuori. Qualcuno è arrivato a dire che il tennista è ormai un esempio per la
gioventù e che le sue interviste dovrebbero essere mostrate nelle scuole. Insomma,
Sinner nuovo modello da imitare.
Se va bene idolatrare il proprio campione, esattamente come in Svizzera si è
fatto per 20 anni con Federer, è normale che, dopo una sconfitta in semifinale
a Parigi, ci sia anche il giornalista, magari esperto e con maggior
personalità, che provi a tirar fuori qualcosa di più delle solite risposte
stereotipate.
Così capita che Ubaldo Scanagatta, conosciutissima penna, e telecronista italiano
di 75 anni, se ne esca con un’analisi che ai tifosi del giocatore è sembrata piuttosto
scomoda. Per qualcuno addirittura arrogante: “Oggi hai giocato meno bene di
altre volte, hai commesso qualche errore in più…”.
Sinner ci riflette su per qualche secondo e risponde, con un sorriso beffardo,
senza mai perdere l’ormai riconosciuto aplomb con un “è più facile da fuori che
non in campo”. Insomma, la questione è liquidata. Sinner si alza e saluta. Certo, perdere infastidisce, ma l'italiano non viene mai meno ai suoi "obblighi" verso la stampa.
Una risposta da signore, di un campione che non cerca giustificazione ma che
ricorda, in maniera elegante, che essere in campo e vincere, non è sempre una
questione scontata.
Con questa risposta, implicitamente, dà meriti al suo avversario. Insomma, ci
sono anche gli altri, che vanno rispettati e applauditi quando vincono.
Ciò che sorprende, ma forse nemmeno troppo, è l’ondata di indignazione verso il giornalista,
che ha osato muovere una critica al campionissimo. Una semplice constatazione
tecnica, ovvia e per certi versi banale.
Ma proprio nella banalità, o meglio nella semplicità, che a volte si annida l’apparente
severità del giudizio. Senza fronzoli o inutili panegirici, soltanto badando al
sodo.
Sinner resta un campione e vincerà tanti tornei, ma un giornalista avrà il
sacrosanto diritto di porre ogni tanto qualche domanda scomoda? Che poi così scomoda
non era…
(Foto Keystone)