Un cucchiaio amaro

Un rigore alla Panenka: per i più giovani, semplicemente
un cucchiaio.
Questa volta nato male, con un’esecuzione che è finita placida tra le braccia
del portiere croato del Losanna Letica.
Certo, era il minuto 95 e il Lugano conduceva per 2 a 0: insomma, la partita
era in frigorifero. Probabilmente, con un altro risultato o in un altro momento,
non l’avrebbe fatto. Chissà.
Steffen, comunque ha sbagliato. E non stiamo parlando dell’esecuzione
ovviamente. No, ha sbagliato nel fare quella scelta e alla fine non ci ha fatto
una gran bella figura.
Perché un rigore così, con questa strafottenza, lo puoi sempre tirare, ci
mancherebbe, ma il fatto di farlo a partita ormai finita, lo trasforma in una presa
in giro poco elegante.
Meglio farlo, allora, quando il rigore conta davvero, quando quel tiro pesa
come un macigno. Allora sì che si vede la forza mentale e il fegato di un
campione. Ricordate Bernardo Silva qualche giorno fa?
Dopo il primo rigore sbagliato, Steffen e Letica incrociano sorrisi e forse
qualche battuta. Il clima, nonostante tutto resta disteso, la partita ormai è
finita.
C’è però da ribattere quel penalty, perché il puntiglioso VAR si è accorto che
il portiere era avanti di qualche centimetro.
Ci si aspetta, a quel punto, che un leader come lui, ceda il posto a un
compagno. Sarebbe un modo elegante per chiedere scusa o almeno riconoscere l’errore.
Insomma, Steffen non ha certo bisogno di tirare un rigore al minuto 95 per
sentirsi una stella della nostra Super League.
E invece no, il nazionale si incaponisce, riprende la palla, visibilmente poco
concentrato dopo la prima esecuzione, e sfodera un piatto che viene
anestetizzato dal portiere vodese. Altro rigore parato.
Il signor Cibelli, che ormai ha tanta voglia di andare a casa, soprattutto dopo
gli ultimi cartellini gialli sventolati in maniera frenetica (tutti e sei negli
ultimi 25 minuti di partita), fischia finalmente la fine.
Il Lugano vince con pieno merito e la festa può iniziare.
Resta un piccolo retrogusto amaro per quei due rigori falliti e soprattutto per
quell’occasione persa da Steffen, che con un semplice gesto, avrebbe potuto rafforzare
la sua posizione di leader all’interno della squadra. Peccato.
(Foto Keystone/Crinari)