Un giorno nero per il "mercato" ticinese

Una giornata difficile
per il nostro hockey, almeno dal punto di vista delle notizie di mercato.
Michael Fora (26 anni) e Alessio Bertaggia (28) a fine stagione lasceranno Ambrì
e Lugano: giocheranno a Davos e Ginevra. Il primo ha firmato un contratto di
quattro anni, il secondo addirittura di cinque anni.
Se i tifosi del
Lugano possono consolarsi con la firma di Elia Riva, che ieri aveva accettato
di prolungare sino al 2024, per l’Ambrì la partenza di Fora è senza dubbio una
brutta batosta.
Non si può certo dire che sia una sorpresa, anche perché quel contratto (1
stagione con opzione per una seconda) firmato lo scorso anno non poteva
lasciare tranquilli.
Il giocatore ha infatti fatto valere la clausola rescissione che entro fine gennaio
gli permetteva di andare via.
Perché Fora, da quest’anno capitano dei leventinesi, se ne va a Davos?
Solo questione di soldi o c’è dell’altro?
Possono essere tante le motivazioni che si celano dietro a un trasferimento.
Fora ci aveva già provato tre anni fa con l’avventura, andata male, negli Stati
Uniti. Tornato ad Ambrì, si è presto imposto all’attenzione generale.
Con la nuova pista e la C sul petto, forse qualcuno ha pensato che il difensore
potesse rappresentare il futuro dell’Ambrì. Non sarà così.
L’impressione è che il capitano cercasse soprattutto una nuova sfida sportiva e
Davos, per ciò che si è visto in questi ultimi tempi, appare come un club in
rapida ascesa.
L’Ambrì, pur con la pista nuova e le buone intenzioni, dà sempre l’impressione
di restare ancorato alla vecchia idea di squadra umile, modesta ma anche con
poche ambizioni.
Il martellante refrain del “non dimentichiamo chi siamo e da dove veniamo”, cozza
con le comprensibili ambizioni dei giocatori che vogliono crescere sportivamente.
E non solo economicamente.
Ecco perché anche i tifosi oggi, seppur dispiaciuti, non possono dirsi troppo
sorpresi.
In fondo è anche il perché l’Ambri è così amato: i tifosi ne hanno accettato i limiti.
Diversa la storia
di Alessio Bertaggia. La scorsa settimana il direttore sportivo del Lugano Hnat
Domenichelli aveva fatto presente la diversa posizione del club nei confronti
di Riva e Bertaggia.
Al primo era stata sottoposta un’offerta molto interessante, mentre per il
secondo il club ci stava ancora riflettendo. Il budget avrebbe richiesto una
notevole riduzione del contratto che ovviamente il giocatore non poteva
accettare. Si era capito che si andava verso la separazione.
Il Lugano perde un giocatore importante che è nel giro della nazionale e il
Ginevra, che gli ha offerto addirittura cinque anni di contratto, aveva bisogno
di rimpiazzare Vermin.
Se è vero che quest’anno Bertaggia non sembra al massimo del suo splendore e
che nemmeno McSorley lo ritiene indispensabile, è anche vero che quando un giocatore
di questo valore lascia un club, la perdita rischia di essere importante. Perché
se è vero che gli stranieri sono importanti, sono quasi sempre gli svizzeri che
ti fanno vincere i campionati. Il Langnau insegna.
Intanto l’impressione
è che si tendano a firmare contratti sempre più lunghi: abbiamo esempi anche
nel resto della Svizzera con giocatori meno affermati.
Da cosa dipende? Forse dal fatto che i giocatori svizzeri, con l’aumento del numero
degli stranieri dal prossimo anno, stiano cercando di tutelarsi?
(Alessio Bertaggia, con il suo numero 10, nella foto Putzu)