Calcio

Un presidente dal cuore rossoblù

Nel ricordo di Bruno Bernasconi: a Chiasso si vivevano già tempi difficili 30 anni fa
Enrico Lafranchi
19.05.2023 07:49

Nell’anno (91-92) in cui il Sion si era laureato campione svizzero il Chiasso era salito in serie A insieme al Bulle. In cadetteria erano scesi Lucerna e Wettingen. Quella dei rossoblù si è però rivelata un’andata e ritorno. Infatti nel giugno 1993 avevano dovuto lasciare il posto ad altre tre squadre: Yverdon, Kriens e Lucerna, quest’ultimo rimasto in purgatorio soltanto una stagione. Il campionato prevedeva in effetti tre promozioni e tre retrocessioni. Otre al Chiasso scesero in B il Bulle (anche per i friburghesi la gioia della promozione fu di breve durata) e il San Gallo costretto a lasciare la lega nazionale A dopo 22 anni di appartenenza.

Il presidente Bruno Bernasconi, che era subentrato ad Ernesto Parli, aveva spiegato quanto fosse complicata e difficile già allora la situazione: “Avevamo una media di 500 spettatori a partita, non potevamo più andare avanti così. D’accordo con il Consiglio sociale abbiamo deciso di ridurre l’effettivo e di introdurre i nostri giovani”.

Fu giocoforza lasciare partire, fra gli altri, Philippe Fargeon che era stato portato in Ticino (a Bellinzona) da Peter Pazmandy. A proposito di giocatori stranieri, Bernasconi era stato esplicito: “Per averne uno in gamba bisogna calcolare una somma di almeno 100 mila franchi. Noi non possiamo addossarci una simile cifra”. Un presidente, il caro Bruno, anche bravo contabile (forse oggi saremmo ancora qui a parlare di squadra in SL o ChL).

Il settimanale locale “Vita Nuova” il 2 luglio di quello stesso anno (1993) annunciava anche le partenze del bomber Ercument Sahin e del portiere Walter Bizzozero (già granata e poi trasferito al Lugano che aveva ceduto al Chiasso Rossano Romagna, altro bravissimo keeper). Partiti anche Daniele Moro e Salvo Paradiso, al Comunale erano però arrivati Michael Mazenauer dallo Zurigo e il locarnese Davide Morandi. Il presidente: “La società ha dovuto fare bene i conti per evitare sgradite sorprese. Sarebbe ad esempio stato problematico ottenere dallo Zurigo un prestito per Sahin, anche lo stipendio di Paradiso era troppo alto per noi, è stato giocoforza cederlo al Lugano”.

Bernasconi era rimasto molto deluso della rispondenza di pubblico al Comunale: “Non eravamo pretenziosi, con un’affluenza di 1500 saremmo stati soddisfatti. Invece abbiamo registrato una media di neanche 500 spettatori a partita. In Lega nazionale A i nostri incassi sono risultati deficitari”.

Sul CdT Luca Ortelli scriveva: “Molti giocatori erano giunti con la formula del prestito mentre a quelli di proprietà del club il contratto veniva a scadere al termine della stagione. Si è dunque arrivati all’inizio di aprile in un clima di profonda incertezza sfociato nell’ormai consueta crisi primaverile. Questa volta però le conseguenze sono state ben più gravi di quanto ci si poteva aspettare: la causa principale del ridimensionamento è comunque dovuta alla scarsa affluenza di pubblico”.

Al via della stagione 1993-94, conclusasi con il titolo assegnato al Servette e la retrocessione di Kriens e Yverdon (con Basilea e San Gallo promossi in A), il settimanale della città di confine Vita Nuova annunciava “un Chiasso ricco di giovani talentuosi momò: Natan Besozzi, Mirko e Roberto Negri, Nicola Albisetti, Luca Bonacina…”.  Un vento di belle speranze che malauguratamente negli ultimi anni ha sempre soffiato contrario. Per colpa di chi?

Fare crescere e maturare i ragazzi di casa era diventata una necessità, ma anche motivo di orgoglio. In un articolo apparso sulla rivista GxG il presidente ribadiva che “non c’erano altre vie di mezzo. A Chiasso abbiamo circa 250 ragazzi che sono diretti da sei allenatori validissimi. Il Settore giovanile ha nel suo presidente Pierino Valsangiacomo la persona giusta al posto giusto. Dobbiamo avere la pazienza di lasciare maturare questi giovani, domani bisognerà soltanto avere il coraggio di farli giocare”.

Bruno Bernasconi fu anche presidente bocciofilo (dal 1961 al 1974 ricoprì il ruolo di commissario tecnico della Federazione Boccistica Internazionale): “Le bocce – aveva ammesso in una nostra intervista – sono sempre state il mio pallino. Ho però seguito con grande interesse anche altri sport. La città di Chiasso ha avuto grandi campioni: nella ginnastica ricordo Giorgio Miez, campione del mondo a Los Angeles, Tullio “Tüli” Grassi che è stato un po’ la ‘bandiera’ del FC Chiasso, il primo nostro nazionale negli Anni 30 assieme a Nino Lupi. Miez fu anche preparatore atletico della nostra squadra ai tempi di Luciano Pagani”.

Ricordare Bruno Bernasconi è un atto dovuto: per la storia del FC Chiasso e per la persona che era. Un presidente intriso di amore per la squadra che è stata “sua” per tanti anni, a più riprese. Alla sua entrata in scena, nella stagione 1982/83, era stato salutato da Ruggero Glaus come “il presidente nostrano che ha portato nuovo entusiasmo in seno alla società, capace di impostare una gestione economicamente sana e attenta anche al settore giovanile”.

Il vivaio rossoblù era florido, si guardava con lungimiranza al futuro. Il nuovo Chiasso deve per forza diventare ‘parente’ di quello di 30 anni fa!