Un weekend che non deve preoccupare troppo

Il Lugano non è riuscito a rovinare la serata di festa alla leggenda bernese Beat “Bidu” Gerber. Nella serata dove a farla da padrone è la celebrazione con il conseguente ritiro della maglia numero 2, indossata per un ventennio dall’ormai ex difensore, i bianconeri devono arrendersi al Berna con il punteggio di 4 a 2. Una serata iniziata appunto in festa, con la cerimonia dedicata all’attuale responsabile del materiale, che per l’occasione ha potuto godersi eccezionalmente la partita con i suoi familiari senza dover occuparsi di bastoni, guanti e pattini. Una sconfitta che sancisce un weekend tutto bernese terminato senza punti. Se contro un organizzatissimo Langnau il Lugano non aveva svolto una grande prestazione, facendosi troppo spesso imbrigliare e risultando un po’ abulico, altrettanto non si può dire nella Capitale. Thürkauf e soci hanno prodotto molto, ma purtroppo il cinismo ha fatto difetto. Certo, si sono segnate due reti, ma potevano essere molte di più. Innumerevoli le situazione favorevoli non sfruttate, con un Berna decisamente più scaltro e bravo a colpire nei momenti salienti. Un altro punto di rammarico sono quelle due segnature incassate a cavallo del 28’ in meno di un minuto, reti decisamente evitabili che hanno permesso al Berna di rimontare e superare la truppa di Gianinazzi.
Nella prima circostanza Schlegel poteva sicuramente fare qualcosina in più, ma bisogna anche dire che l’estremo difensore si è ampiamente riscattato più tardi compiendo un paio d’interventi d’alta scuola. Lo stesso vale per il suo omologo Reideborn, con Baumgartner decisamente il migliore dei suoi, anche se una citazione se la merita pure il tedesco Kahun, giocatore di classe cristallina. Nelle fila bianconere c’è stato il massimo impegno, non si può imputare nulla in termini di attitudine ai ragazzi della Cornèr Arena. È però purtroppo evidente che alcuni pezzi da 90 siano ancora sottotono e non si può sperare che a togliere le castagne dal fuoco siano sempre e solo i vari Carr, Thürkauf e Joly (quest’ultimo ieri per la verità un po’ in ombra). Da gente come Granlund e Ruotsalainen è lecito aspettarsi di più. Il primo è finora la pallida copia di quello ammirato nella scorsa stagione, mentre il secondo si danna l’anima, ma è decisamente troppo inconcludente. Anche ieri il numero 24 ha sciupato 3 o 4 nitide opportunità. Da uno come lui, è lecito aspettarsi una maggiore concretezza. Ruotsalainen, schierato come d’abitudine al centro, sua posizione prediletta, aveva giostrato come ala nello scorso campionato a Kloten, facendo meraviglie. Il problema è che le lunghe assenze dei due centri Marco Müller e Canonica non consentono molti margini di manovra a Gianinazzi per provare magari a riportare all’ala il nativo di Oulu. Un esperimento che magari gioverebbe al finlandese. Un weekend come già detto avaro di soddisfazioni, ma che non deve nemmeno preoccupare troppo, perché in fin dei conti il Lugano ha plasmato un’impronta chiara e i giocatori l’hanno assimilata bene. È fisiologico: non sempre si può attuare tutto al meglio, ma avere ordine e un sistema oliato alla lunga dovrebbe pagare. E questo è appunto il caso di Fazzini e compagni.
(Luca Gianinazzi, nella foto Keystone/Golay)