Formula 1

Vince Verstappen ma spunta... Bearman

Ancora dominio della Red Bull: in Ferrari debutta un ragazzino di 18 anni!
Silvano Pulga
11.03.2024 07:54

Alla fine, la cosa più bella del Gran Premio dell'Arabia Saudita è stato Oliver Bearman. Con Carlos Sainz appiedato per un'appendicite, la Ferrari ha messo al volante un ragazzo di 18 anni, proveniente dall'Academy il quale, fuori dai cancelli di Fiorano, secondo le leggi sulla circolazione stradale della vicina Penisola, potrebbe guidare solo un'utilitaria. Il ragazzino, che con nostra figlia condivide l'età, il segno zodiacale e la pulizia morale e del volto, alla fine è arrivato 7°: certo, la macchina ci ha messo del suo, ma è decisamente un buon inizio, al netto di aver scritto una piccola pagina di storia, essendo il terzo pilota più giovane della storia della F1 all'esordio: più di lui solo tale Max Verstappen (17 anni e 166 giorni) e Lance Stroll (18 anni e 148 giorni). 
Erano altri tempi quando a sostituire i titolari, in caso d'impedimento, arrivavano vecchie volpi come Carlos Reutemann e Mario Andretti. Eppure pensiamo che una mossa del genere avrebbe fatto piacere anche al Commendatore che, lo ricordiamo, a un certo punto mise al volante di una delle sue macchine un certo Gilles Villeneuve il quale, prima di quell'esperienza, aveva guidato le motoslitte. Come finì lo sappiamo, perlomeno noi coi capelli grigi che c'eravamo. Gli altri (ma tanti tra i più giovani che leggono queste cose le conoscono: stiamo parlando di leggende dei motori, e non di Carneadi) trovano tutto in rete, se avranno voglia di cercare. 
Il resto è la fotocopia di tanti altri pezzi sull'argomento: del resto, quella di ieri è stata la nona vittoria dell'olandese volante, ottenuta partendo dalla pole, conquistata, ancora una volta, ai danni di Charles Leclerc. Gara dominata con una macchina superiore alle altre (lo dimostra il secondo posto di Checo Pérez) e con una classe cristallina, perché così è se vi pare (o no, ma ce ne faremmo una ragione): si tratta di un fatto oggettivo. Non è un caso che in tanti, sul web, tifosi e addetti ai lavori, si mettano alla disperata ricerca di notizie sull'affaire di Cris Horner, e sulle trattative segrete per portare alcuni tecnici della Red Bull a Maranello, con la speranza (poco sportiva, ma la sensazione è che, ad augurarselo, non siano solo tifosi beceri, ma tanti di quelli che reggono le sorti del giocattolo) che il team anglo-austriaco imploda, lasciando spazio agli altri. Certo, qualcuno potrebbe chiedersi quanto abbia senso la mossa, visto che nel 2026 cambieranno le regole, e bisognerà fare delle monoposto completamente nuove: però quelli bravi lo sono a prescindere, e probabilmente Frédéric Vasseur e John Elkann ritengono che il team di progettisti abbia bisogno di aria e idee nuove, al netto delle problematiche di gardening  (il periodo di inattività obbligatoria dopo il cambio di scuderia), che appaiono però superabili.
Quello che è sicuro è il fallimento delle trattative, da parte della Red Bull, per avere il motore Porsche (la quale, nel frattempo, ha vinto nettamente la prima prova del mondiale WEC, la settimana passata, inserendosi nel duello Toyota-Ferrari: ne vedremo delle belle quest'anno) nel 2026. Certo, pensare a un collegamento tra questo fatto non proprio secondario e lo scandalo che ha coinvolto il team principal della scuderia rossoblù (marito della ex Spice Geri Hallowell) è forse azzardato. Però, la Storia ci racconta di tanti fatti accaduti nei secoli in contesti vari e diversi, apparentemente disgiunti tra loro, ma che alla fine hanno portato alla defenestrazione di un leader, magari per mano di quelli che erano i fidi consiglieri quand'era solido in sella. Fradej, curtej del resto recitavano i nostri vecchi, davanti al focolare. Max, che non è uno sprovveduto, e lo ha dimostrato nel tempo con tante dichiarazioni non banali, per ora vince con la macchina più forte e si tiene stretta la clausola Escape sul suo contratto. Così è, se vi pare. 

(Foto Keystone)