Walker, un esempio dentro fuori dal ghiaccio
Grande esempio dentro e fuori dal ghiaccio, Julian Walker nella sua lunga carriera non si è mai tirato indietro. Ora, a 37 anni è arrivato il momento di dire basta. Peccato per il finale ai box, a causa di un infortunio. “Jule” avrebbe meritato un’altra uscita di scena, ma purtroppo non sempre si può scegliere. In fin dei conti però, come in ogni viaggio che si rispetta, l’arrivo non conta molto, quello che conta veramente è il percorso. 930 partite nella massima lega, tanto sudore e botte. Un ventennio di carriera onorata, spesso nell’ombra dei grandi scorer, ma con uno spirito di squadra e uno spirito di sacrifico fuori dal comune. Doti che lo hanno fatto apprezzare tantissimo a fans e compagni di squadra. È mancato il massimo alloro, il titolo nazionale, ma perlomeno il lungo tragitto di Walker è stato impreziosito dallo storico argento conquistato con la Nazionale elvetica in Svezia ai Mondiali del 2013. E non è mica poco, anzi. Un argento incredibile, con il numero 91 che contribuì pure a livello contabile segnando 3 gol e fornendo 5 assist. Due settimane da favola, quasi surreali, fuori dai suoi canoni. E pensare che Julian manco pensava di arrivarci a Stoccolma, convinto di non superare le varie scremature del selezionatore Sean Simpson, al punto che aveva già organizzato le vacanze con la sua futura moglie. Da New York verso la Florida per poi godersi una crociera. Questo suo pensiero è la fotografia della sua umiltà, qualità preponderante dell’attaccante, oltre al coraggio. Un coraggio che gli ha permesso di superare i vari ostacoli e di non avere mai paura nell’andare dove il disco fa male, anche per questo è stato uno dei migliori interpreti in inferiorità numerica. In pratica il bernese ha sempre messo i suoi interessi personali dietro a quelli della squadra e delle società dove ha militato. Anche fuori dal ghiaccio è sempre stato un interlocutore prediletto e prezioso. Nell’estate del 2008, quando da Basilea passò ad Ambrì, fui il primo a intervistarlo per un media ticinese, già li fece percepire questa sua peculiarità. Giovanissimo, Walker si trovava a scuola recluta, ed era reduce da una dura esperienza in quel di Basilea. Una squadra derelitta, che terminò la stagione regolare con appena 16 punti prima di essere retrocessa. Già in quel contesto tribolatissimo il classe 1986 riusciva comunque ad emergere. Non gli si poteva rinfacciare nulla. Un inizio di carriera impervio, duro, ma che lo forgiò e lo aiutò a crescere. Nemmeno ad Ambrì si ritrovò in una grande squadra, al contrario, erano forse i tempi più bui della storia moderna del club leventinese, quelli dei tanti playout e degli spareggi. Eppure Walker, oltre a essere tra i migliori, non si nascondeva, non rifiutava mai le interviste, ci metteva sempre la faccia analizzando le innumerevoli sconfitte con lucidità, onestà e autocritica. Mai banale insomma. Dopo un breve passaggio a Ginevra, il ritorno in Ticino, sponda Lugano.. Undici stagioni di grande quantità e impegno in quella che è ormai diventata casa sua, tanti anni che lo hanno portato a essere un elemento cardine dello spogliatoio. Il suo ultimo capolavoro in fondo è stato l’anno scorso, quando è riuscito a tornare ad ottimi livello dopo un grave infortunio. Non evidente alla sua età, in pochi avrebbero avuto la volontà e la professionalità per riuscirci. La speranza ora è che “Jule” possa restare attivo nel mondo dell’hockey, magari proprio ricoprendo un posto all’interno della società bianconera. Con il suo know-how, il suo trascorso e la sua indole sarebbe un input prezioso sotto ogni punto di vista.
(Foto Keystone/Clericetti)