Ambrì piotta

Fabio Hofer e quel sogno al di là del Reno

Chiacchierata con l’attaccante austriaco dei leventinesi, protagonista dell’ultimo derby
Fabio Hofer sorridente dopo la doppietta nel derby di venerdì scorso (Foto Putzu).
Fernando Lavezzo
18.02.2019 18:24

AMBRÌ - Per lui il Reno non era soltanto un grande fiume a due passi da casa. Era la frontiera. Il confine che lo separava dal suo principale obiettivo. «Già da bambino sognavo di giocare come professionista in Svizzera», ci racconta Fabio Hofer, attaccante austriaco dell’Ambrì Piotta. «Il vostro campionato è sempre stato un punto di riferimento per me. Lo seguivo con passione sulla tv svizzero-tedesca. A 28 anni ci sono approdato e mi sto godendo ogni giorno di questa avventura».

Cresciuto tra Lustenau e Dornbirn, da giovanissimo Fabio attraversava quotidianamente la dogana per inseguire un dischetto. Un’esperienza che diversi anni dopo, nel novembre del 2017, gli ha permesso di ottenere la licenza svizzera e di essere ingaggiato dal club leventinese. Un percorso effettuato più tardi rispetto a tanti connazionali, come il compagno di squadra Dominic Zwerger o i bianconeri Stefan Ulmer e Stefan Müller. «Ma adesso sono qui ed è ciò che conta. Sto vivendo il mio sogno, giocando su piste che prima vedevo unicamente sul piccolo schermo. Ho sempre provato grande ammirazione per Andres Ambühl, che ritengo l’attaccante svizzero più completo per pattinaggio, tecnica e forza mentale. Poterlo affrontare contro il Davos mi ha fatto molto piacere».

Fabio Hofer trafigge Elvis Merzlikins per il provvisorio 3-3 (Foto Keystone).
Fabio Hofer trafigge Elvis Merzlikins per il provvisorio 3-3 (Foto Keystone).

Nel derby di venerdì scorso, Fabio ha vissuto la serata più bella da quando gioca in Ticino: «Segnare una doppietta contro il Lugano, davanti a un pubblico incredibile, è stato splendido. Il boato della Valascia dopo la mia rete del pareggio mi resterà nelle orecchie fin che campo. Ho vissuto emozioni uniche, soprattutto perché quei due gol sono serviti a vincere una partita importante». Sabato è invece arrivata una sconfitta a Langnau. «Contro i bianconeri abbiamo sicuramente speso molto sul piano delle emozioni e delle energie mentali, ma eravamo comunque pronti per la trasferta nell’Emmental. È stata una partita difficile, contro una squadra in piena fiducia, ma si è vista comunque una sfida equilibrata. Vincere sarebbe stato un buon affare, certo, ma la sostanza non cambia: ora ci concentriamo sullo Zugo, un altro match importante».

In stagione Fabio Hofer ha raggiunto quota 11 reti (3 delle quali contro il Lugano) e 11 assist in 42 gare. In Austria, con la maglia del Linz, viaggiava con una media di un punto a partita. «Prima di venire qui non avevo obiettivi personali in termini di reti. Ci provo ogni sera, forse potrei tirare ancora di più, ma fin che la squadra vince e gioca bene, tutto il resto è secondario. Non siamo un gruppo di giocatori egoisti, lavoriamo gli uni per gli altri. Il mio inizio di stagione è stato complicato. Ci ho messo più del previsto ad adattarmi a un hockey così veloce. Pian piano, grazie al continuo supporto dello staff tecnico e dei compagni, ho preso fiducia. E i risultati del lavoro svolto in allenamento si stanno finalmente vedendo. Ora, però, non intendo accontentarmi. Né sul piano individuale, né come squadra. Arrivati a questo punto, se non facessimo i playoff sarei un po’ deluso. Ma è inutile pensarci. Se vogliamo raggiungere questo traguardo dovremo continuare a prendere un match alla volta, altrimenti si rischia di inciampare. Lotteremo per ogni punto, perché alla fine saranno pochi dettagli a fare la differenza».

Un’altra immagine dell’ultima sfida tra l’Ambrì di Hofer e il Lugano di Merzlikins (Foto Keystone).
Un’altra immagine dell’ultima sfida tra l’Ambrì di Hofer e il Lugano di Merzlikins (Foto Keystone).

In un campionato equilibrato come non mai, Fabio Hofer ha il privilegio di combattere al fianco di un grande guerriero: «Giocare in linea con Jiri Novotny è un’opportunità fantastica, oltre che un grande onore. Se penso che vicino a lui, in passato, ha avuto fenomeni del calibro di Jaromir Jagr, beh, mi vengono i brividi. Jiri ha alle spalle esperienze importanti in NHL e in KHL, ha vinto un Mondiale, è amato e riconosciuto in tutta la Repubblica Ceca, ma non te lo fa mai pesare, perché ha mantenuto una grande umiltà. È un elemento generoso, che porta calma, leadership. Un modello per i giovani. È il classico centro che gioca per la squadra, rendendo la vita più facile ai compagni. Io ne approfitto».

A Linz, per due anni, Fabio aveva giocato con un altro veterano esemplare: l’ex bianconero Brett McLean: «Quando arrivò da noi era ormai a fine carriera. In Austria ha potuto giocare ancora un paio di stagioni su buoni livelli, in un campionato meno veloce di quello svizzero. Sapeva farsi valere con il suo spirito combattivo. So che a Lugano ha vissuto anni molto intensi e che ha lasciato un ottimo ricordo di sé. Mi parlava sempre bene della Svizzera, dove era arrivato direttamente dalla NHL».

Giocare in linea con Jiri Novotny è un’opportunità fantastica, oltre che un grande onore. Se penso che vicino a lui, in passato, ha avuto fenomeni del calibro di Jaromir Jagr, beh, mi vengono i brividi

La NHL non appartiene ai sogni di Hofer, ma qualche fenomeno del campionato nordamericano se l’è comunque trovato davanti nel maggio dello scorso anno a Copenaghen, al suo primo Mondiale: «Che emozione! Già alla pista di allenamento e in albergo mi faceva uno strano effetto incrociare campioni che prima vedevo solo in televisione. Per me è stato molto importante potermi misurare con un hockey di altissimo livello internazionale poco prima di iniziare questa nuova avventura in Svizzera, in un campionato sicuramente più forte e difficile della EBEL austriaca. Del torneo danese ricordo molto bene l’esordio, proprio contro la Svizzera di un grande Nino Niederreiter. Per la mia piccola Austria sono state partite complicate, di sacrificio e sofferenza. In quelle settimane ho imparato tante cose che ho potuto mettere in pratica qui ad Ambrì».

Tra le passioni sportive di Fabio Hofer non c’è soltanto l’hockey su ghiaccio: «Noi austriaci siamo famosi soprattutto per lo sci e uno dei miei idoli è ovviamente Marcel Hirscher. Se arriva al traguardo vince. E ci arriva quasi sempre. Per noi è il numero uno. Sono inoltre un grande appassionato di calcio. Non seguo il campionato austriaco, ma la Serie A italiana, essendo per metà bergamasco da parte di mamma. Ho sempre tifato Milan».