FC Lugano, tra sogni infranti e la necessità di ricostruire

L’obiettivo del Lugano, a inizio stagione, era quello di terminare la Super League nelle prime tre posizioni di classifica. In corso d’opera, avendo chiuso il girone di andata da campioni d’inverno, si è perfino cullato il sogno del titolo. Poi, però, di fronte a dei risultati non all’altezza, le ambizioni dei bianconeri sono state ridimensionate. E non di poco. L’aver staccato un pass europeo, l’ultimo obiettivo rimasto alla portata, non può dunque oscurare una serie di rimpianti legati a ciò che poteva essere e non è stato.
Mai così male con il Crus
Seguendo l’evoluzione del Lugano guidato da Mattia Croci-Torti - quarto nella stagione 21/22, in seguito terzo e quindi vice-campione svizzero l’anno scorso - si sperava, e ci si attendava, qualcosa in più. L’asticella, d’altra parte, continua ad alzarsi e lo stesso Crus ne è ben consapevole. «Anni or sono impazzivamo per un traguardo di questo genere», ha affermato il mister momò al termine del conclusivo 1-1 contro l’YB. «Conquistare un posto in Europa per la quarta volta di fila, però, è tutt’altro che scontato. Negli ultimi due mesi, inoltre, abbiamo vissuto dei momenti bui». La stagione, ha riconosciuto Mattia Zanotti, è stata caratterizzata da troppi alti e bassi. «È stata durissima. Per diverso tempo siamo rimasti nelle posizioni di vertice e ritrovarsi, successivamente, a dover cambiare gli obiettivi cammin facendo, ha richiesto un certo spirito di adattamento. Non è stato facile».
Da quando sulla panchina bianconera siede Mattia Croci-Torti, questo è stato il peggior bottino raccolto dal Lugano in campionato. La quota di 54 punti è la medesima della stagione 21/22. Allora, però, non c’erano state «distrazioni» a livello continentale e la formula della Super League prevedeva ancora 36 partite, due in meno della versione entrata in vigore la scorsa stagione. Rispetto a dodici mesi or sono, il confronto è impietoso: 11 punti e 12 gol segnati in meno. Difficile, allora, pretendere di ottenere qualcosa in più di un quarto rango. Il distacco dalle prime della classe è dovuto anche agli scontri diretti che sovente hanno premiato Basilea, Young Boys e Servette - contro di loro il Lugano ha vinto solo 3 partite su 12 - mentre l’inefficienza offensiva è sintetizzata al meglio dal capocannoniere Anto Grgic, un mediano.
Le rivelazioni di Aliseda
Nel 2025, d’altronde, le due squadre più performanti, Basilea e YB, hanno potuto contare su rinforzi di peso, come Otele o Fassnacht, capaci di fare la differenza. Cosa che non è invece accaduta in casa Lugano. In qualche modo, fino alla sfida del St. Jakob-Park di inizio aprile - quando il distacco dai renani era ancora ridotto a 4 punti - i sogni di gloria erano sbiaditi ma quantomeno ancora intatti. Da lì si sono frantumati. L’inversione di tendenza, invero, si era registrata a metà febbraio, almeno per quanto riguarda i risultati. Dal tanto discusso addio di Da Silva, i bianconeri hanno immagazzinato appena 12 punti in 14 partite. Nessuno ha fatto peggio.
Per il partente Aliseda, particolarmente frizzantino al termine della sua gara di addio, la partenza dell’ex ds ha avuto un influsso innegabile. «Carlos era più disponibile sotto determinati aspetti», ha affermato l’argentino, punzecchiando Sebastian Pelzer - subentrato in corsa - e criticando la società per la gestione dei suoi infortuni, tempi di recupero compresi. «Nacho» non le ha nemmeno mandate a dire per la potenziale cessione - risalente all’estate del 2023, quando poi si dovette operare per un’appendicite - che svanì sul più bello. Una colpa, a detta sua, da addossare al club. Domani - nell’ambito della conferenza stampa di fine stagione - ci si attende una risposta da parte della dirigenza. Sul delicato quanto discusso tema infortuni, è indispensabile sentire l’altra campana prima di avventurarsi in sentenze altrimenti affrettate.
«I malumori sono normali»
Lo sguardo, adesso, va rivolto al futuro. Che sia Europa o Conference League, il Lugano inizierà al secondo turno di qualificazione. La nuova stagione, insomma, inizierà presto e c’è una squadra - con alcune partenze già ufficializzate ed altre certamente da mettere in conto - che andrà parzialmente ricostruita. Una fetta non indifferente della rosa era in scadenza e in sei, infatti, hanno già fatto le valigie. Tra loro figura Milton Valenzuela, che non ha ottenuto un rinnovo contrattuale: «Magari, inconsciamente, questo aspetto è rimasto nella nostra testa durante la seconda parte della stagione».
La gestione del gruppo è un aspetto sul quale si è soffermato anche Mattia Croci-Torti. «È normale - ha precisato il tecnico momò - che ci siano stati dei momenti di malessere e malumore, dal punto di vista individuale ma anche in termini di squadra. Alla fine di ogni stagione ci sono giocatori che desiderano partire perché hanno ottenuto poco spazio, mentre altri lasciano per un discorso legato alle ambizioni». Questa, invece, è stata la sua chiosa per il Lugano che verrà: «L’importante è che arrivino e restino dei calciatori che hanno (ancora) fame. Il tifoso è romantico e fa fatica ad accettarlo, ma chi gioca in Svizzera lo fa nell’ottica di beneficiare di un trampolino di lancio in termini di visibilità. In questi giorni bisogna capire chi ha ancora a cuore la maglia del Lugano, è assolutamente necessario per costruire qualcosa di importante».