Il punto

FC Lugano, tre nuove sfide per un gruppo ancora affamato

Statistiche alla mano, i bianconeri hanno appena consegnato agli archivi la miglior stagione dal ritorno in Super League – Ma l'asticella, fra poche settimane, verrà posta più in alto
© KEYSTONE / PETER KLAUNZER
Nicola Martinetti
05.06.2023 20:00

Per un attimo la mixed zone del Wankdorf, mentre il sintetico veniva inondato di schizzi di birra e coriandoli gialloneri, è parsa trasformarsi nel terminal di un aeroporto. Diversi giocatori bianconeri, infatti, dopo la finale di Coppa hanno lasciato lo stadio bernese con la valigia in mano. Pronti ad aggregarsi, nei prossimi giorni, alle selezioni nazionali. Per gli altri, invece, è l’ora delle vacanze. Sudate. Meritate, anche. E brevi. Sì, perché a fine mese sarà già tempo di tornare in campo. La ripresa delle attività è fissata per il 22 giugno. E la nuova stagione, insomma, busserà presto alla porta. Carica di sfide ed incognite, pronte a testare Sabbatini e compagni.

La squadra di Mattia Croci-Torti, val la pena ribadirlo, è reduce dalla seconda finale di Coppa Svizzera consecutiva. Ma anche, cifre alla mano, dal miglior campionato dal ritorno in Super League. Banalmente, dunque, guardare al futuro con l’intento di migliorarsi ulteriormente - obiettivo reiterato dalla dirigenza - potrebbe non essere così scontato. Eppure, come suggerito dallo stesso ultimo atto del Wankdorf, di margini per progredire - al netto di un’annata storica - ce ne sono. Eccome se ce ne sono. A cominciare dalla composizione della rosa.

Il mercato sarà la chiave

La sfida contro i gialloneri, specialmente nei primi 45 minuti, ha messo a nudo quelle che attualmente rimangono le differenze tra il miglior club del Paese e una squadra che punta ad avvicinarlo. Indicando, idealmente, la via che andrebbe percorsa nelle prossime settimane, in sede di mercato. Il Lugano, inutile girarci attorno, al cospetto dello Young Boys paga ancora dazio nella dimensione dei suoi giocatori. In tutti i sensi. Sia dal punto di vista prettamente fisico, sia della caratura. Del peso specifico. Il fondamentale innesto di Ousmane Doumbia, al proposito, deve essere preso a modello, come l’esempio da seguire rivolgendo lo sguardo avanti. L’approdo a Cornaredo del centrocampista ivoriano, un «top player» in Super League, ha stabilizzato un intero reparto. Anzi, di fatto quasi due. Riducendo al minimo i rimpianti per le partenze di due pilastri come Sandi Lovric e Olivier Custodio. Scusate se è poco. Per continuare a crescere, dunque, Carlos Da Silva e il suo entourage saranno chiamati a fare ciò che solitamente richiedono ai loro giocatori: uno sforzo in più. Le possibili - probabili? - partenze dei vari Celar, Valenzuela e Aliseda non andranno soltanto colmate con giocatori di eguale valore, ma se possibile anche superiore. Lo richiede la quantità di impegni che attende i sottocenerini, in autunno attivi su ben tre fronti, ma anche la traiettoria del progetto. Le grandi squadre, YB docet, hanno almeno un «top player» per reparto. Spesso anche due o tre. Il Lugano, oggi come oggi, non ancora.

Le reazioni e l’effetto a cascata

Incrementare il peso specifico dei singoli, va da sé, permetterebbe al club bianconero di innescare poi un effetto a cascata. Il quale, quantomeno sulla carta, dovrebbe andare a lavorare su altre tendenze - chiamiamole anche piccole lacune, senza ingigantirle - che staff e collettivo hanno talvolta palesato nel corso degli ultimi mesi. Un esempio? Quella sempre più accentuata predisposizione alla reazione, al rimediare in corsa a un avvio di partita non da incorniciare. Modificare il volto di un match grazie ai cambi, alla lettura dello stesso, è - e ci mancherebbe - un enorme pregio. Riuscire a instradarlo subito sui binari giusti, tuttavia, vorrebbe dire aver acquisito quel pizzico di maturità in più che, lo ribadiamo, sarebbe in linea con quanto richiesto a un club di vertice.

Un’Europa da gestire

Il discorso della maturità, peraltro, tocca anche l’ultima sfida che i bianconeri saranno chiamati ad affrontare da qui a poche settimane. Ovvero la gestione degli impegni europei, e le conseguenti ripercussioni - leggasi fatiche - in campionato. Un esercizio che persino ai migliori club del panorama elvetico, il recente esempio del Basilea è eloquente, non sempre riesce. Anzi, a dirla tutta quasi mai. Il Lugano è già certo di dover disputare almeno otto incontri continentali, in una stagione in cui, complice la nuova formula, il numero di turni del campionato aumenterà già di suo. Croci-Torti e il suo staff, dunque, saranno chiamati a individuare le soluzioni adatte per poter essere competitivi su tutti i fronti. Anche se, come suggerivamo in precedenza, alla base di tutto vi sarà evidentemente il mercato, da interpretare in un determinato modo. Riuscire a unire tutti i pezzi del puzzle, ad ogni buon conto, vorrebbe dire permettere a un collettivo già consolidato e affamato di fare un ulteriore passo avanti. Non soltanto confermandosi, ma anche vincendo nuove sfide.