Hockey

Fuchs, Bozon e la maledizione zurighese: ora la vendetta è affidata ai figli

Nel 2000 e nel 2001 il Lugano di Régis e Philippe perse due finali di fila contro lo ZSC - I loro eredi Jason e Tim hanno l’occasione di regalare il titolo al Losanna contro gli stessi Lions - L’ex numero 14 bianconero è un padre orgoglioso: «È arrivato il suo momento e gli dico di goderselo»
© Ti-Press/Samuel Golay
Fernando Lavezzo
16.04.2024 06:00

Undici giorni fa, il 5 aprile, ricorreva il 25. anniversario del titolo bianconero alla Valascia, sigillato dal 3-1 di Régis Fuchs a porta vuota. «Per l’occasione non ho sentito i miei vecchi compagni, non abbiamo una chat di gruppo, ma il ricordo di quei momenti è ancora vivo e mi accompagnerà per tutta la vita», ci racconta l’indimenticato numero 14 del Lugano. Nelle settimane successive al trionfo del 1999, la squadra di Jim Koleff si congedò da uno dei suoi trascinatori, Gaetano «Gaets» Orlando. Per restare al vertice, l’HCL si assicurò il talento del 22.enne Christian Dubé, canadese con licenza svizzera in arrivo dai New York Rangers, e il carisma di Philippe Bozon, pioniere francese in NHL, reduce da tre stagioni in Germania dopo un’esperienza nella LNB elvetica, tra La Chaux-de-Fonds e Losanna. Nei due anni trascorsi insieme alla Resega, Dubé, Bozon e lo stesso Fuchs formarono uno dei terzetti d’attacco più dominanti dell’epoca, come testimoniano i 137 gol segnati: «Eravamo tre giocatori diversi, e questo in fondo fu il nostro segreto: ognuno svolgeva un lavoro che gli altri non facevano, non c’erano invidie o sovrapposizioni, ci si intendeva senza pensare», spiega il 54.enne Régis con un po’ di emozione. Per due volte la loro squadra arrivò in finale. Ma per due volte venne battuta dagli ZSC Lions: nel 2000 a gara-6, con la controversa rete di Adrien Plavsic a 10 secondi dalla sirena; nel 2001 a gara-7, con il gol all’overtime dal compianto Morgan Samuelsson: «Se la finale del 1999 è un ricordo dolcissimo, per le due seguenti vale esattamente il contrario», afferma Régis Fuchs. «Soprattutto per quanto riguarda quella persa nel 2001. Una serie bellissima, in cui eravamo in vantaggio 3 partite a 1, ma poi finita malissimo».

Due tifosi speciali

Quest’anno Dubé sperava in una personale rivincita contro lo Zurigo. Il percorso del suo Friburgo si è però interrotto in semifinale contro il Losanna. Philippe Bozon e Régis Fuchs, dal canto loro, affideranno la loro sete di rivalsa ai rispettivi figli, Tim e Jason, che da questa sera andranno a caccia del loro primo titolo nazionale con i vodesi. «Sarebbe fantastico se riuscissero a vendicarci», dice Régis. «Non ne ho ancora parlato con Philippe, in questi giorni è impegnato sulla panchina della Francia. Spero di incontrarlo giovedì per gara-2 alla Vaudoise Arena, così potremo tifare insieme per i nostri ragazzi e ricordare le vecchie sfide con lo ZSC».

© Keystone/Laurent Gillieron
© Keystone/Laurent Gillieron

Una vera squadra

«Lo Zurigo è ovviamente favorito», riconosce papà Fuchs. Che però ci crede: «Ogni partita deve essere giocata. Per come ho visto il Losanna nei playoff, credo che possa almeno dare fastidio ai Lions. La ritrovata serenità del club vodese a livello dirigenziale ha avuto un grande impatto sui risultati di questa stagione, ma non è la sola ragione del successo. Due difensori stranieri forti come Djoos e Pilut, in passato, non c’erano. Hanno portato tranquillità nel gioco. Cammin facendo, il Losanna è diventato una vera squadra. Ognuno accetta il suo ruolo e fa ciò che l’allenatore gli chiede, anche se non è sempre facile».

Il timbro di Huet e Andersson

A cercare vendetta per le dolorose sconfitte bianconere d’inizio millennio contro gli ZSC Lions ci saranno altri due ex compagni bianconeri di Régis Fuchs: Peter Andersson, oggi assistente dell’head coach Geoff Ward, e Cristobal Huet, allenatore dei portieri vodesi: «Entrambi sanno cosa bisogna fare per avere successo. Cristobal, in particolare, ha svolto un lavoro eccezionale con i due estremi difensori. Connor Hughes è riuscito in quello che tutti si auguravano, facendo ulteriori passi avanti rispetto all’ultima buona stagione vissuta a Friburgo. Il 21.enne Kevin Pasche, dal canto suo, ha fatto la fortuna del Losanna in un momento molto importante della stagione, disputando delle partite incredibili quando Hughes era infortunato».

Buon sangue non mente

Jason Fuchs e Tim Bozon stanno vivendo una grande stagione e sono stati protagonisti nella semifinale contro il Gottéron: il primo ha messo fine all’interminabile gara-2, segnando al terzo overtime; il secondo ha firmato il decisivo 2-1 in gara-4. «Buon sangue non mente», scherza Régis. «Battute a parte, sono molto felice e orgoglioso. Jason potrà finalmente giocare la sua prima finale di playoff, un momento incredibile per qualsiasi giocatore. Tutti vogliono viverlo almeno una volta. Spero che a fine stagione possa trovarsi dalla parte dei vincitori, ma la sola cosa che gli dirò è di godersela. Deve provare piacere sul ghiaccio, approfittando di ogni piccolo momento».

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