In corner

Gavranovic e l'ennesimo pasticciaccio

L'addio alla Nazionale di Super Mario ha portato a un altro piccolo cortocircuito in casa ASF - E quelle parole di Pierluigi Tami...
Massimo Solari
20.09.2022 14:00

Paragonare lo «strappo» tra Mario Gavranovic e lo staff di Murat Yakin al divorzio - con tanto di urla e piatti rotti - che aveva interessato Valon Behrami e Vladimir Petkovic sarebbe sbagliato. Genesi, toni e modi, in effetti, presentano profonde differenze. Da un lato una scelta personale, viziata okay, ma personale. Dall’altro un’iniziativa unilaterale e, per questo, digerita malissimo dal soggetto toccato. Eppure l’ombra della rottura consumatasi nell’agosto 2018 - dopo il fallimentare Mondiale russo - sembra aver lambito il fresco annuncio di Super Mario. Insomma, se nel caso di Behrami si era assistito a un pasticcio comunicativo e interpersonale, pure nelle scorse ore in casa ASF non si è brillato sul piano strategico.

Al netto della posizione dell’attuale ct svizzero, legittima ancorché ondivaga («teniamo a te, ma a 2 mesi dal Mondiale preferiamo non convocarti»), a colpirci sono state le parole espresse da Pierluigi Tami. Interpellato sulla questione dalla RSI, il direttore delle squadre nazionali è apparso dispiaciuto. E ci mancherebbe. Ma alle dichiarazioni di circostanza ha affiancato una riflessione da non sottovalutare. Forse tradendosi o forse aggrappandosi a una sorta di perifrasi per suggerire il proprio disappunto. «Penso anche, personalmente, che le qualità di Mario sono specifiche. Non ci sono altri attaccanti con questo tipo di qualità. Questo è il mio parere». Come a sottolineare che in Qatar, uno così, avrebbe in ogni caso fatto comodo. Già, un’osservazione che sa tanto di presa di distanza.

Oddio, siamo certi che il destino elvetico alla prossima Coppa del Mondo non dipenderà dal definitivo passo indietro del «joker» Gavranovic. O meglio, ce lo auguriamo. La consapevolezza degli scivoloni del passato - sovente sbandierata negli ultimi tempi - avrebbe tuttavia suggerito maggiore coerenza. Lungimiranza, anche. Perché a fragilizzare l’ambiente rossocrociato - lo insegna la storia recente - in fondo basta poco.

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