L'intervista

«Grazie alla realtà di Dubai posso coltivare il mio sogno»

Abbiamo fatto quattro chiacchiere con il pilota ticinese della Ligier European Series Jacopo Mazza
Jacopo Mazza, 21 anni il prossimo 17 luglio, corre per il team di Luca Riccitelli LR Dynamics.
Maddalena Buila
20.04.2023 06:00

Una vita divisa tra il Ticino e Dubai, dove ha scoperto il mondo dei motori. Ora l’obiettivo del pilota 20.enne Jacopo Mazza è riuscire a far diventare la sua grande passione per l’automobilismo una professione, pur non ambendo alla massima categoria della F1.

Jacopo, a differenza di molti altri piloti, il tuo amore per l’automobilismo non è stato una questione genetica...

«Esatto, nella mia famiglia sono stato il primo a interessarmi a questo mondo. Inoltre, anche questo è un aspetto inusuale, ho iniziato a correre piuttosto tardi. Avevo 13-14 anni e non sapevo cosa volevo fare da grande. Un po’ per caso ho cominciato a gareggiare con i kart a Dubai, accompagnato da mio papà. Alla terza apparizione in pista, e ultima in cui mio padre si offrì di venire con me (ride, ndr), incontrammo un signore italiano che mi offrì di provare un kart da corsa come regalo di Natale. È stato spettacolare».

È da quel giorno che hai iniziato a coltivare il sogno di diventare pilota?

«Direi di sì. Anche se tutti sappiamo che non sarà facilmente realizzabile. Lavorare nel mondo dell’automobilismo sarebbe comunque un ottimo traguardo. In questo senso, poco tempo fa ho ricevuto un’offerta di lavoro molto interessante come istruttore di guida sul circuito di Yas Marina, dove si corre in F1. Mi pare una prospettiva molto buona. Anche perché essere pilota vuol dire tanto e poco. Soprattutto a livello finanziario richiede sforzi e sacrifici enormi».

Quali sono le categorie in cui hai corso e quali sono le sfide del prossimo futuro?

«Ho iniziato appunto con il kart, facendo poi una pausa per dedicarmi alla maturità internazionale. Poi sono tornato a Dubai e ho cercato un modo per tornare a guidare, partecipando a due gare nella Gulf ProCar Series. In quest’occasione sono riuscito a mettermi in mostra positivamente, guadagnandomi un posto nel campionato dei prototipi Gulf Radical Cup, dove l’anno scorso ho mancato la vittoria per pochissimo. Questa stagione, invece, correrò nella Ligier European Series con il figlio del team principal della casa per cui difenderò i colori, ovvero Luca Riccitelli. Il sipario del campionato si alzerà questo weekend a Barcellona. Si tratta di un’esperienza che mi entusiasma e mi angoscia allo stesso tempo, dato che sarà la prima volta che affronterò una trasferta importante senza la presenza della mia famiglia».

Il mondo dei motori è piuttosto piccolo, io ho potuto lavorare con l'ex meccanico di Schumacher e Massa
Jacopo Mazza, pilota ticinese

Come vivi il fatto di viaggiare tanto e di dividere la tua esistenza tra Ticino e Dubai?

«Sicuramente è impegnativo. Lo faccio con più piacere, certo, ma è molto stressante. Al di là di tutto va però sottolineato che se non avessi vissuto a Dubai non sarei probabilmente mai riuscito a sfruttare, e nemmeno a incontrare, le opportunità che ho avuto. Il mondo dei motori lì viene vissuto in modo decisamente più intenso che in Svizzera».

Quanto è importante avere i giusti agganci in questo sport?

«È di vitale importanza. Alla fine della fiera quello dei motori è un mondo piccolo e molto connesso, aspetto che ti permette, se appunto hai i giusti agganci, di aprirti tante porte. Ti faccio due esempi concreti. Il coordinatore dei meccanici del team per cui correvo a Dubai ha lavorato per molti anni per la Ferrari in F1, collaborando con piloti del calibro di Schumacher e Massa. L’ingegnere meccanico del brand di kart per cui ho corso agli inizi, invece, ha formato un certo Max Verstappen quando gareggiava in go-kart».

Sei giovanissimo. Non hai mai avuto ripensamenti rispetto al tuo sogno di diventare un pilota professionista?

«In realtà sì. Ma credo sia un denominatore comune di coloro che si pongono grandi obiettivi. Quando però mi ritrovo da solo seduto al volante con la pista davanti non ho dubbi. È quello il mio posto. Ma ammetto che non ho mai sognato la F1. Mi hanno sempre ispirato di più i campionati GT, le cui tipologie di vetture mi trasmettono un feeling più intenso. Sono però consapevole che si tratta di un sogno davvero grande. Ecco perché sono contento di poter avere altre opportunità, come l’insegnamento».