Ginnastica

«Ho le Olimpiadi nel mirino»

Ilaria Käslin, prima ticinese a vincere i Campionati svizzeri e la Festa federale, si racconta
La giovane di Sagno punta a qualificarsi con la nazionale svizzera alle Olimpiadi che si terranno a Tokyo nel 2020. (Foto Keystone)
Mattia Darni
19.06.2019 06:00

SAGNO - Ilaria Käslin: una ragazza unica. I risultati, del resto, parlano da soli. Prima atleta ticinese, l’anno scorso, a laurearsi campionessa svizzera, nel fine settimana appena conclusosi la giovane di Sagno ha scritto un’altra pagina gloriosa per lo sport cantonale venendo incoronata regina della Festa federale. In 187 anni d’esistenza della manifestazione, è la prima volta che il titolo arriva alle nostre latitudini. «Ho provato delle emozioni forti in quanto è stata una bellissima gara. Devo però dire che l’euforia, più che dal mio trionfo finale, è stata data dal torneo in sé, visto che c’era tanto pubblico e si respirava un’atmosfera veramente positiva. Sono felice perché ho potuto chiudere con delle belle sensazioni la prima parte di stagione. Un faro della ginnastica ticinese? Io? Onestamente non ci penso troppo e se rifletto sui traguardi che ho raggiunto finora devo dire che non è che mi senta particolarmente importante. Spero, più che altro, di essere un buon esempio per le bimbe che muovono i primi passi in questa disciplina sportiva».

Alla Festa federale, ad ogni modo, non è stata solo Ilaria a mettersi in mostra. A brillare è stato tutto il movimento ginnico della Svizzera italiana: 3. posto per Caterina Barloggio di Sementina e 5. piazza per la sedicenne chiassese Nina Ferrazzini. Vuol dire che alle nostre latitudini si lavora bene. Meglio, forse, rispetto al resto della Svizzera? «Non saprei dire. Nel nostro Cantone si lavora sicuramente molto bene e il nostro sport è conosciuto e abbastanza amato. Se dovessi fare un’ipotesi, direi che, forse, è nel resto della Confederazione che la mentalità sta un po’ cambiando. Rispetto alla mia generazione, in cui c’erano tante ginnaste, negli ultimi anni il loro numero sta progressivamente diminuendo. Non so se, oggi, i genitori abbiano magari paura che i propri figli pratichino un’attività piuttosto pericolosa e che richiede diversi sacrifici. In questo senso il Ticino costituisce un’eccezione poiché il numero di atlete è rimasto piuttosto costante».

Chiuso, trionfalmente, il capitolo di Aarau, per la giovane del Mendrisiotto è già il momento di guardare al futuro. «Da settimana prossima mi aspettano 14 giorni di meritata vacanza: 7 li passerò in Grecia, gli altri a Sagno, dopodiché inizierò la fase più importante della mia carriera. Inizialmente dovrò preparare al meglio il Mondiale di ottobre a Stoccarda dato che è qualificante per le Olimpiadi di Tokyo 2020, il mio vero obiettivo. Ai Campionati del mondo dovrò essere in perfetta forma e riuscire a proporre degli esercizi vicini alla perfezione: solo così potrò sperare di aiutare la squadra a piazzarsi tra le prime 12 nazionali al mondo. Questa, infatti, è una condizione indispensabile per potermi qualificare per i Giochi olimpici».

La ragazza di Sagno inizia a praticare la ginnastica intorno ai 6 anni e se ne appassiona subito. «Prima avevo cominciato col balletto, ma mi annoiava. Ho anche tentato con il tennis e il nuoto, ma, anche in questo caso, in me non sentivo ardere il fuoco della passione. Quando, invece, ho conosciuto la ginnastica è stato amore a prima vista». Un colpo di fulmine, insomma. «Sì. Per me questa attività è soprattutto divertimento e passione. Del mio sport, inoltre, amo particolarmente il fatto che ti insegni ad avere un controllo totale su ogni parte del corpo e che ti permetta di sviluppare contemporaneamente potenza e scioltezza».

Un cognome nobile quello della momò, almeno per quello che riguarda la sua attività. In diversi ricorderanno difatti che, fino a qualche anno fa, a far palpitare i cuori elvetici era un’altra Käslin: la lucernese Ariella. «A volte vengo confusa con lei, ma per fortuna succede raramente», dice ridendo. Quando si pensa ad Ariella, non può che tornare in mente il suo addio shock alle competizioni. La lucernese aveva abbandonato perché ormai non si sentiva più una persona, bensì un’atleta anzi, peggio ancora, un automa. La pressione su di lei era troppa e non riusciva nemmeno più a sentirsi a proprio agio nel suo corpo in quanto viveva nel timore costante di aumentare eccessivamente di peso. Ilaria, però, non è mai stata confrontata con situazioni del genere. «Nella mia carriera ho avuto la fortuna di essere circondata da allenatori umani, che vedevano l’individuo prima che lo sportivo. Dopo il caso di Ariella, inoltre, a livello svizzero ci si è resi conto che qualcosa andava cambiato e quindi si è agito in tal senso. Devo poi dire che io ho anche alle spalle due genitori fantastici che mi hanno sempre sostenuta e supportata nei momenti difficili. Ho sempre potuto discutere con loro quando sentivo che c’era un problema».

Una sportiva che, a 21 anni, dimostra una grande maturità. Maturità che si traduce anche nella vita privata. «La ginnastica non è l’unica cosa che c’è al mondo e studiare, al giorno d’oggi, è molto importante. Terminata la carriera voglio avere delle solide basi su cui costruire il mio futuro professionale. Ho perciò deciso di studiare psicologia all’università. Visto che mi alleno 23 ore a settimana, ho dovuto optare per una formazione a distanza. Terminato il percorso accademico, vorrei poi esercitare l’arterapia che consiste in un sostegno psicologico che si avvale di forme artistiche come la danza, il disegno o la pittura».