Davide Fadani, sogni e sacrifici: «Quanti chilometri tra Milano e Lugano»

Gli scout della NHL lo tengono d’occhio. Il Lugano, dopo averlo scoperto giovanissimo, lo ha blindato fino al 2023. I Ticino Rockets, dal canto loro, lo stanno facendo crescere. È Davide Fadani, 19.enne portiere italiano con licenza svizzera. In molti sperano che sia il nuovo Elvis Merzlikins. Lui, con umiltà, affronta una sfida alla volta.
Davide Fadani si ricorderà a lungo del 25 ottobre 2020: sedicesimi di Coppa Svizzera, debutto ufficiale con la prima squadra dell’HC Lugano. L’avversario è di quelli modesti, i Pikes Oberthurgau, ma nella testa del giovane portiere italiano succede qualcosa. All’emozione dell’esordio si sovrappongono frammenti del passato: «Cinque anni fa, proprio su quella stessa pista, disputai la mia prima gara con i Novizi bianconeri», ci racconta il 19.enne milanese. «Ero ancora in età da Mini Top, ma Luli Riva mi volle subito nella categoria superiore. Quel giorno iniziai a credere davvero nel mio potenziale. Scattò qualcosa, sì. Qualcosa che fino ai 14 anni non avevo immaginato. Non lo credevo possibile».
Una famiglia di tifosi
La storia di Davide parte da Abbiategrasso, a mezz’ora di strada da due punti di riferimento dell’hockey milanese: il Forum di Assago e il palaghiaccio dell’Agorà. «Sono stati i miei genitori a trasmettermi questa passione. Entrambi erano grandi tifosi dei Vipers. Anzi, mio papà era già uno sfegatato della Saima ai tempi del Forum, negli anni Novanta. Era in curva per il titolo del 1991. Hanno sempre portato me e mio fratello alle partite, anche in trasferta. Ancora in fasce, mi sono ritrovato all’Agorà, immerso nel clima dei playoff».
Dagli spalti alla pista il passo è breve: «Ho iniziato a 3 anni e mezzo con le basi del pattinaggio, innamorandomi subito del ruolo di portiere. Io e miei genitori eravamo affascinati da una coincidenza: sono infatti nato il 3 febbraio come Jason Muzzatti, l’estremo difensore dei Vipers dell’epoca».
Il fiuto di Paolo Della Bella
Nelle giovanili dell’Hockey Milano Rossoblù, Fadani si imbatte in Paolo Della Bella. «Era il portiere della prima squadra e allenava i ragazzini. Mi ha fatto capire che, con il giusto impegno, avrei potuto raggiungere traguardi importanti, per me inimmaginabili. All’epoca giocavo in una squadra mediocre, in una realtà come quella italiana in cui l’hockey ha pochi sbocchi. Io e la mia famiglia non nutrivamo grandi speranze. Paolo, che collaborava già con il Lugano, mi consigliò di fare un provino alla Resega».
Così, a 14 anni, Davide sbarca in Ticino. In punta di piedi, come dice lui. «Io e i miei genitori non pensavamo che avessi un livello sufficiente, l’hockey svizzero ci sembrava un altro mondo. Inoltre un mio trasferimento a Lugano avrebbe comportato dei sacrifici immensi, per me e per loro. Sia logistici, sia economici. Mamma è educatrice in un asilo nido, papà un rappresentante. Non navigavamo nell’oro. Ragionammo con realismo, soppesando pro e contro. Dopo qualche tira e molla, decidemmo che avrei giocato qui. Non avevo aspettative: essere ammesso nei Mini Top mi sembrò già incredibile. Ero convinto di andare in una squadra B».
In auto con mamma e papà
Si diceva dei sacrifici. «La mia famiglia ne ha fatti tantissimi e forse proprio questo mi ha spinto a dare il massimo ogni giorno. Non volevo sprecare tutti quei chilometri percorsi per potermi allenare. All’inizio i miei mi scorrazzavano su e giù da Abbiategrasso 5 o 6 volte a settimana. Avevo appena iniziato il liceo a Milano: andavo a scuola il mattino, tornavo a casa in treno o con mio padre, poi verso le 16 venivamo a Lugano. Mi allenavo e si rientrava. Dal secondo-terzo anno, l’HCL avrebbe preferito che mi stabilissi qui, ma aspettammo ancora un po’. Il trasferimento in Ticino è avvenuto l’anno scorso, dopo aver firmato il mio primo contratto da professionista con i bianconeri. Ho puntato sull’hockey, pur continuando a seguire la scuola. Sono riuscito a concluderla senza ritardi e ora studio comunicazione all’USI».
Una firma emozionante
La firma su quel contratto quadriennale, nell’estate del 2019, è un ricordo indelebile nella mente del «Fada»: «Fu un momento incredibile ed emozionante, per me e per la mia famiglia. Soprattutto pensando ai sacrifici e all’umiltà con cui avevamo affrontato tutto questo. Tanta gente ci diceva che avevo il potenziale per farcela, ma noi eravamo i primi a non crederci fino in fondo».
In questa stagione, grazie alla licenza svizzera, Davide può misurarsi con i grandi, tra Lugano e Ticino Rockets: «Sono a disposizione di entrambe le squadre e mi godo ogni minuto di ghiaccio. Ho bisogno di giocare e sono contentissimo di poter maturare esperienza a Biasca, ma il mio obiettivo è poter giocare in NL con il Lugano. Allenarmi con i bianconeri è sempre un’opportunità preziosa: quest’anno, poi, il livello è davvero altissimo».
Sognando la NHL
Davide è anche entrato nei radar degli scout NHL, finendo due volte sulla lista del draft: «Non mi hanno selezionato, ma all’inizio la sola idea di essere considerato mi sembrava surreale. Il draft del 2019 l’ho vissuto senza aspettative, ero già contento di essere sulla lista. Quest’anno avevo iniziato a sperarci, ma non sono deluso. Se in primavera avessi potuto rincorrere il titolo con gli juniores e andare ai Mondiali con l’Italia, forse avrei avuto più chance, ma la pandemia ha fermato tutto. Ho ancora un anno per provarci, anche se sarà dura. Intanto mi impegno per migliorare ogni giorno».