L’intervista

«È stata una stagione frustrante, non possiamo più accontentarci»

Hnat Domenichelli, direttore sportivo dell'HC Lugano, traccia un bilancio della stagione appena conclusasi
Flavio Viglezio
08.04.2022 15:22

È trascorsa una settimana abbondante dall’uscita del Lugano dai playoff. Il club ha avuto il tempo di digerirla e di analizzarla. Con Hnat Domenichelli ripercorriamo la stagione bianconera, con un occhio attento alla prossima.

Come analizza Hnat Domenichelli, a mente fredda, la stagione del Lugano?
«A livello di risultati, siamo allo stesso punto di quando ho assunto il ruolo di direttore sportivo. Siamo una squadra che si qualifica per i playoff, ma non abbiamo mai superato lo scoglio dei quarti di finale. Certo, in questi anni il budget a disposizione è stato ridotto, e malgrado ciò non abbiamo mai fallito l’accesso ai playoff. Ma non possiamo accontentarci di accedere ai giochi per il titolo. Vogliamo diventare più forti».

E quindi?
«E quindi è stata una stagione frustrante sotto molti punti di vista. A partire dai tanti infortuni subiti in ottobre, che ci hanno di fatto precluso la possibilità di qualificarci direttamente ai playoff. La regular season non va sottovalutata: siamo riusciti ad eliminare il Ginevra nei pre-playoff, ma il nono posto in classifica ci ha poi costretto ad affrontare subito lo Zugo. Così diventa tutto più difficile. All’inizio della preparazione Chris McSorley contava di avere un mese di preparazione per iniziare a implementare il suo sistema di gioco, ma abbiamo dovuto cominciare a giocare molto presto, a causa della Champions League. In seguito abbiamo perso alcuni elementi impegnati nelle qualificazioni olimpiche e dopo le prime fasi campionato siamo stati confrontati ai già citati infortuni. Sì, è stato frustrante. D’altra parte non so se nel prossimo futuro potremo disporre di un numero maggiore di giocatori a disposizione. Lo sviluppo dei nostri giovani rimane quindi fondamentale, ma è un processo che richiede del tempo. Le partite in cui sono stati chiamati in causa lo hanno confermato».

Nell’ultima parte della stagione regolare il Lugano era praticamente al completo, ma ha però perso praticamente tutti gli scontri diretti...
«Dopo le Olimpiadi avevamo fuori Niklas Schlegel e sfido qulsiasi squadra a dover rinunciare per così tanto tempo al suo portiere titolare. Inoltre dobbiamo essere onesti: abbiamo incontrato squadre più forti di noi. Per questo il nostro obiettivo è quello di rinforzare la squadra in vista della prossima stagione».

Il budget è in continua diminuzione però. Come si può puntare a vincere il titolo nei prossimi anni se non si hanno le disponibilità finanziarie per colmare il gap con le migliori squadre del campionato? 
«È vero, il club ha affermato che il Lugano proverà a vincere il titolo nei prossimi tre - cinque anni. La possibilità che questo scenario si concretizzi dipende in buona parte dall’accordo tra club sul fair-play finanziario. È un tema sempre sul tavolo delle discussioni tra i CEO delle squadre di National League. Se si arriverà ad un gentleman agreement, la situazione cambierà in maniera piuttosto radicale. Altrimenti, per tornare a vincere, servirebbe una stagione perfetta».

Anche per il nostro allenatore si è trattato di una stagione frustrante. Ha dovuto adattarsi ad un grande cambiamento, arrivando a Lugano, ma ha sempre mantenuto un’attitudine positiva

Come valuta, Domenichelli, il primo anni di Chris McSorley sulla panchina bianconera?
«Anche per il nostro allenatore si è trattato di una stagione frustrante. Ha dovuto adattarsi ad un grande cambiamento, arrivando a Lugano, ma ha sempre mantenuto un’attitudine positiva e il nostro rapporto di lavoro è stato ottimo. Non ha mai cercato scuse, non ha mai puntato il dito contro nessuno: era difficile pretendere dei risultati immediati, soprattutto con un calendario così fitto di impegni. Nonostante la partenza di tanti attaccanti ad inizio della stagione, abbiamo realizzato 160 reti nella stagione regolare. Ne abbiamo però subite troppe e questo è un aspetto del nostro rendimento che va assolutamente migliorato, perché così non si va da nessuna parte».

«La differenza tra Zugo e Lugano l’ha fatta Genoni», ha commentato all’unisono l’ambiente bianconero. Domenichelli sta cercando un portiere straniero?
«Stiamo valutando tutte le opzioni e le possibilità per migliorare il livello della squadra».

Dunque lo state cercando...
«Non è mia intenzione, in questo momento, svelare le nostre strategie. Lo ripeto: faremo tutto ciò che è possibile – nei limiti del budget a disposizione – per rinforzare il Lugano».

Cosa ha insegnato questa stagione a Hnat Domenichelli?
«Parecchie cose. Pensavo che il Lugano di questa stagione fosse più forte di quello dell’anno scorso, ma come ho già avuto modo di dire anche stavolta non abbiamo superato i quarti di finale. Nella prossima stagione la squadra dovrà essere in grado di andare più lontano: servirà allora una maggiore profondità, perché abbiamo imparato sulla nostra pelle quanto sia complicato far fronte ad un numero importante di infortuni».

Significa che arriveranno altri giocatori svizzeri?
«Uno sì, con ogni probabilità. Inoltre avremo sei stranieri a disposizione. Non potremo però permetterci sei import tutti di primo livello mondiale. Il nostro budget non ce lo consente. Shane Prince e Justin Abdelkader? Il primo ben difficilmente rimarrà con noi. Per quanto riguarda Abdelkader, potrebbe diventare un’opzione se decidessimo di cominciare la stagione con sette stranieri. Ha portato tanta leadership in squadra, ma non credo che possa essere uno dei sei titolari».

A proposito di stranieri, come avete potuto tollerare l’inaccettabile rendimento di Mikkel Boedker?
«Quando lo abbiamo ingaggiato, Boedker doveva essere un elemento offensivo capace di portare leadership e punti. Nella sua prima stagione a Lugano ci è più o meno riuscito, anche se pure con Pelletier era finito in tribuna. Aveva però un contratto valido anche per questa stagione: ha intuito presto che McSorley avrebbe puntato su un’altra tipologia di giocatore, ma non ha mai voluto trovare una soluzione con il club. Nel corso della stagione ho discusso due volte con il suo agente, ma Boedker ha preferito rimanere qui, anche senza giocare. Mi ha detto che forse si ritirerà: se così sarà, mi assumerò la responsabilità di aver ingaggiato un giocatore poco motivato».