Hockey

Elia Mazzolini: «Il giorno dopo il derby ero già in ditta a lavorare»

L’attaccante dell’Ambrì si racconta: «Segnare contro il Lugano è stata una delle cose più belle che potessero capitarmi»
L’esultanza di Elia Mazzolini dopo il gol del 2-0 nel derby di martedì. © Ti-Press/Alessandro Crinari
Fernando Lavezzo
20.12.2019 06:00

Gol a Davos prima della pausa, gol nel derby di martedì. In una squadra che esalta il gruppo al di sopra di ogni singolo, Elia Mazzolini si è ritagliato i suoi momenti di gloria. «Ora è lui la star», scherza Scottie Upshall interrompendo la nostra chiacchierata con il suo giovane compagno.

«Mi piace leggere le mie interviste sul giornale. Sembra quasi che io sappia parlare bene». Elia Mazzolini è di buon umore. A dispetto della modestia, poi, parla bene per davvero. E lo fa a cuore aperto. «Segnare nel derby è stata una delle cose più belle che potessero capitarmi», racconta. «Sono cresciuto a Lugano, ora gioco nell’Ambrì. Quando vivi questa realtà sin da piccolo, è tutto più speciale. Faccio ancora fatica a descrivere le emozioni che ho provato. È stato un gol liberatorio. Per la testa mi sono passate tante cose, tanti sacrifici».

Una doppia vita

Già, i sacrifici. Nell’ottobre del 2017, quando ancora giocava nei Rockets, Elia venne messo sotto contratto dall’Ambrì. Il sogno del professionismo si stava realizzando. «Ma non ho mai lasciato il mio posto di lavoro come polimeccanico alla Drytech di Bedano», racconta il 23.enne. «Il giorno dopo il derby ero già in ditta. Ne ho bisogno per vari motivi, non solo economici. È un lavoro abbastanza fisico, stancante, ma non mi pesa. Mi fa bene mentalmente. I colleghi sono simpatici e non seguono tanto l’hockey: meglio così. Se in pista le cose non girano, vado al lavoro e stacco un po’. Se restassi a casa, invece, continuerei a pensarci. L’azienda, poi, mi è venuta incontro con un contratto a ore: quando gli impegni sportivi me lo permettono, vado in ditta. Sono molto fortunato».

Per Elia questo secondo lavoro sembra davvero importante: «Giocare a hockey a tempo pieno è ovviamente il sogno di tutti. Anche il mio. Forse un giorno mi meriterò un contratto migliore e lo farò. Ma i soldi non sono tutto. Tenermi occupato mi aiuta, mi fa stare con i piedi per terra. Quando giocavo a Lugano, in età juniores, mi presi un intero anno da dedicare soltanto all’hockey. Ebbene, facevo fatica a gestire il tempo libero. Mi sembrava di sprecarlo e dormivo troppo».

Elia Mazzolini festeggia dopo il 7-2 rifilato ai bianconeri. © Ti-Press/Alessandro Crinari
Elia Mazzolini festeggia dopo il 7-2 rifilato ai bianconeri. © Ti-Press/Alessandro Crinari

Voglia di ghiaccio

Mazzolini vuole tenersi stretti i minuti di ghiaccio conquistati nelle ultime settimane, complici i molti infortuni in attacco: «Di certo non mi monto la testa. Ho segnato due gol, va bene, ma resto il ragazzo e il giocatore di prima. So da dove vengo, conosco le mie qualità e i miei limiti. Ho sempre accettato il mio ruolo, anche se per indole non riesco ad accontentarmi e non voglio fare il tredicesimo attaccante a vita. Credo che sia il ruolo più difficile. Ho 23 anni e tanta energia in corpo. Quando entro sul ghiaccio sto bene. Se non gioco – o se gioco poco – non posso sfogarmi: torno a casa e sento di non aver svuotato la bottiglia. Dopo il derby di martedì, invece, ero stravolto. Felice, ma esausto. In pista ho potuto buttare fuori tutte le emozioni».

Quali sono le ambizioni di Mazzolini per il futuro? «Sono uno a cui piace puntare in alto, pur sapendo che sarò sempre un attaccante da quarta linea. Il mio stile è quello: forecheck, pattinaggio, contrasti».

Elvis, l’amico in NHL

Non è un segreto. Tra i migliori amici di Elia Mazzolini c’è Elvis Merzlikins: «Mi ha scritto subito dopo il derby, complimentandosi per il mio gol. A me dispiace soltanto di non averlo segnato a lui. Battute a parte, sento la sua vicinanza anche se in mezzo c’è un oceano. Ci sentiamo spessissimo e seguo con passione il suo percorso a Columbus. Sono fiero che sia approdato in NHL e spero che le cose vadano sempre meglio. Gli auguro di trovare anche lì quella forza che ha dimostrato a Lugano. Sapevamo entrambi che non sarebbe stato facile. Un conto è debuttare nella NL svizzera e diventare quello che Elvis è diventato qui; un altro è farlo in NHL, contro i migliori giocatori del mondo. Ma sono certo che ce la farà, aiutato da quella sua arroganza positiva».