Quel «gollonzo» che cambiò la storia

C’è tanta attesa per il derby in programma venerdì alla Valascia. Il sesto di questa stagione indecifrabile. In palio ci sono punti pesanti, forse decisivi, per accedere ai playoff. Già, i playoff. La sfida cantonale non era così sentita da tempo. Probabilmente da quel famoso quarto di finale del 2006, nel quale il Lugano ribaltò la serie dallo 0-3 per poi andare a vincere il suo settimo e ultimo titolo nazionale. Riavvolgiamo il nastro. In gara-1 i biancoblù di Pekka Rautakallio sorprendono il Lugano di Larry Huras alla Resega, imponendosi 4-3 al supplementare grazie a Hnat Domenichelli. La seconda sfida finisce 3-0 con tripletta di Jean-Guy Trudel. L’HCL reagisce esonerando Huras e affidando la squadra al tandem Kreis-Zanatta, ma anche gara-3 è dell’Ambrì, che sbanca di nuovo la pista avversaria vincendo 5-4. La svolta avviene in gara-4, la sera del 14 marzo 2006. Alla Valascia va in scena una partita incredibile, degna del migliore romanzo thriller. I leventinesi vanno quattro volte in vantaggio con i gol di Demuth, Toms, Du Bois e ancora Toms, ma ogni volta i bianconeri pareggiano grazie alle reti di Sannitz, Gardner, Jeannin e di nuovo Gardner, che trova il 4-4 al 55’33’’. Hnat Domenichelli ha sul bastone l’occasione per spedire i padroni di casa in semifinale, ma la spreca. La sfida prosegue dunque all’overtime: l’Ambrì Piotta è in superiorità numerica per l’espulsione di Jason York, ma un passaggio a tutta pista di Petteri Nummelin lancia Julien Vauclair in contropiede. Arrivato davanti a Thomas Bäumle, il difensore giurassiano perde il controllo del disco. Da dietro arriva Félicien Du Bois, che travolge tutto e tutti. Nella confusione, Bäumle spinge sfortunatamente il «puck» alle sue spalle. Un vero «gollonzo» che riviviamo insieme ai due protagonisti: da una parte l’autore della rete, dall’altra il portiere biancoblù. Un episodio che può e deve dare la spinta ad entrambe le formazioni ticinesi in ottica playoff: nell’hockey è davvero tutto possibile.
VAUCLAIR: «QUELLA DOPPIA SCIVOLATA E IL PASSAGGIO DI NUMMY»
Il detto tanto caro al mondo dell hockey, «Non è finita finché è finita», Julien Vauclair lo conosce benissimo. Come tutti gli appassionati che nel 2006 vissero quell’incredibile quarto di finale dei playoff tra biancoblù e bianconeri. E quella rete del difensore giurassiano nell’overtime di gara-4 alla Valascia che – di fatto – permise al Lugano di girare la serie. «Questo – spiega Vauclair – è uno dei tanti insegnamenti che alla mia età mi permettono di gestire con relativa serenità anche i momenti più difficili. Puoi soffrire, perdere tante partite o non vedere una via d’uscita ai problemi: ed invece c’è sempre una luce in fondo al tunnel. Soprattutto in un campionato un po’ matto come questo».
Ricorda ancora quel gol, Julien Vauclair?
«Eccome se lo ricordo, anche perché ancora adesso la gente me ne parla spesso. Lo stesso Luca Fazzini non perde l’occasione di ripetermi che lui quella sera si trovava alla Valascia nel settore riservato ai tifosi del Lugano. Fatto è che durante il supplementare Jason York si fa penalizzare e ci ritroviamo in inferiorità numerica. Glen Metropolit ed io ripartiamo in un due contro uno, ma nel terzo di difesa dell’Ambrì Piotta cado e vado a sbattere contro la balaustra. Mi rialzo e voglio andare al cambio: mentre ho già il bastone alzato e chiamo il compagno che deve prendere il mio posto sul ghiaccio, Petteri Nummelin mi fa uno dei suoi incredibili passaggi dal nostro settore di difesa. Ricevo il disco e riparto verso Bäumle: provo a fare una finta, ma scivolo di nuovo. Ancora oggi quasi non so come abbia fatto ad entrare in porta quel puck: ricordo di averlo visto in rete mentre ero sdraiato sul ghiaccio, mentre tutti i miei compagni si stavano ormai precipitando verso di me».

L’episodio rimane uno dei più emozionanti della lunga carriera di Vauclair?
«Assolutamente sì. Eravamo con le spalle al muro e già nella stagione precedente eravamo stati eliminati nei quarti di finale dei playoff. Inoltre si trattava di un derby. In questi giorni in molti mi chiedono se avverto una pressione particolare in vista della sfida di venerdì. Sento l’importanza della partita, ma la pressione vera è un’altra cosa. Durante quella serie con l’Ambrì alcuni tifosi entrarono nel nostro spogliatoio e dopo la sconfitta in gara-2 alla Valascia davanti a quella che ancora si chiamava Resega ci furono scene poco edificanti al nostro rientro dalla Leventina. Ecco, quella era pressione».
Ne parli mai con i tuoi compagni, magari con quelli più giovani?
«In questo campionato mi è capitato di citare questo episodio: ovviamente non per far sapere che segnai un gol così importante, ma proprio per far capire a tutti – come già detto – che nell’hockey non bisogna mai dare nulla per scontato. Proprio qualche giorno fa ne hanno parlato al gruppo anche i nostri coach: non sapevano cosa era accaduto nel 2006, ma non so bene come hanno visto le immagini del mio gol e l’hanno preso come esempio per infondere fiducia alla squadra».
Il derby in programma venerdì sarà uno dei più importanti nella carriera di Julien Vauclair?
«Non voglio affatto sminuire l’importanza della sfida della Valascia: sappiamo tutti in quale situazione ci troviamo e quale sia il nostro obiettivo da qui al termine della regular season. Abbiamo bisogno di punti e la nostra ferma volontà è quella di andare in Leventina a fare risultato. Detto ciò, in carriera ho disputato derby molto significativi: penso alla finale del 1999 o ai già citati quarti del 2006. Queste sono state partite fondamentali per la mia carriera e per la storia dell’HC Lugano. La sfida di venerdì conta molto, ma non più delle altre che ci attendono da qui alla fine delle cinquanta giornate. In un certo senso non dovremmo nemmeno vederla come un derby, ma come una delle tappe che ci attendono per agguantare i giochi per il titolo. Siamo entrati ormai da qualche tempo in modalità playoff: magari qualche mio compagno di squadra sarà un po’ più nervoso del solito. Io no: sono solo estremamente concentrato sui nostri traguardi».
A proposito di traguardi e obiettivi: è vero che Julien Vauclair vestirà la maglia del Lugano anche nella prossima stagione?
«È stato mio fratello Geoffrey ad annunciarlo: dovrò dirgli due paroline (ride, Ndr). Scherzi a parte, abbiamo praticamente già trovato un accordo e nei prossimi giorni arriverà anche la firma sul contratto. Ho sempre tanta passione e il fisico regge: sono felice».
BÄUMLE: «FU UN’OCCASIONE PERSA, MA NON LA SOGNO DI NOTTE»
Sette stagioni in biancoblù. Un addio tra le lacrime, il 12 aprile del 2012, con un indimenticabile giro d’onore sotto la sua curva. Thomas Bäumle ha lasciato il segna alla Valascia. E l’Ambrì Piotta gli è rimasto nel cuore. «Sono stati gli anni più belli della mia carriera», racconta. «Ancora oggi, quando torno in Leventina, la gente mi accoglie con calore. Sono stato all’inagurazione del cantiere per la nuova pista e i tifosi mi hanno dimostrato un affetto immutato. Oggi lavoro per la Federazione insieme ad altri biancoblù di quei tempi, come Höhener e Camichel. Ogni tanto ci perdiamo nei ricordi».
Venerdì si gioca un derby importante...
«Forse il più sentito da tredici anni. Potrebbe essere decisivo per un posto nei playoff e posso solo immaginare che atmosfera si respiri in Ticino. Ricordo benissimo la sfida di playoff del 2006, nei quarti di finale. In Svizzera si stavano giocando altre tre serie, ma al sud del Gottardo esistevano soltanto Ambrì e Lugano. Per due settimane è stato come vivere in un mondo parallelo. Di solito nei bar si chiacchiera di sport e politica. Ebbene, in quei giorni anche i politici parlavano solo di hockey e del derby».

Quella serie cambiò direzione con il gol all’overtime di Vauclair in gara-4. Una rete che ti vide sfortunato protagonista.
«Ricordo bene anche quella, sì. Ma non ho dimenticato neppure l’occasione avuta da Hnat Domenichelli pochi secondi prima della fine dei tempi regolamentari. Con il senno di poi, si può dire che il gol in shorthand di Julien rappresentò una svolta. Sul momento, però, non ebbi quella sensazione. C’era delusione per aver sprecato l’occasione di chiudere i conti, sì. Ma se prima di cominciare mi avessero detto che ci saremmo trovati sul 3-1 per noi, avrei firmato. Persa gara-4, eravamo già concentrati su quella successiva. Avevamo ancora diverse carte da giocare e infatti gara-5 fu equilibrata. Finì 2-1 per loro, ci arrivammo vicini. Mi è capitato di rivedere il gol di Vauclair in tv, ma in 13 anni non mi è mai successo di svegliarmi di notte e ripensare a quel momento (ride, ndr.). Però capisco che la gente ne parli ancora».
Che sensazioni hai per venerdì?
«Non capita spesso di vedere l’Ambrì davanti al Lugano a metà febbraio. Sarà emozionante e i biancoblù partono con un vantaggio: il pubblico. Quest’anno ho visto l’Ambrì dal vivo in cinque occasioni e ha sempre vinto. Sabato contro il Ginevra non ho mai avuto l’impressione che i leventinesi potessero perdere. Giocano con grande fiducia e una consapevolezza notevole. Sono convinto che possano battere il Lugano e sono sicuro che faranno i playoff. Detto questo, i bianconeri hanno tutte le possibilità per imporsi. Nei derby giocano sempre bene e sulla carta hanno una squadra fortissima. Penso ad esempio a Hofmann, un ragazzo con il quale ho giocato ad Ambrì quando lui era giovanissimo».
Hai giocato anche con Cereda e Duca. Il loro lavoro ti sorprende?
«No, perché conosco le loro qualità e competenze. Siamo rimasti in contatto. Di Luca mi impressiona la tranquillità. In panchina non perde mai la bussola. Magari dentro di sé non è così calmo, ma trasmette solo energia positiva ai suoi uomini. Tutti, dal portiere al tredicesimo attaccante, interpretano alla perfezione la filosofia voluta da questo staff».
Sarà un derby deciso dai portieri?
«Sarà deciso da tutti. Vincerà chi lo vorrà maggiormente e segnare il primo gol potrebbe avere un impatto importante. Conz e Merzlikins saranno pronti. Benjamin ad Ambrì è rinato dopo una stagione difficile con il Friburgo. È come se avesse iniziato una seconda carriera. Lo vedo sicuro, non concede rimbalzi. È il classico portiere che dà fiducia alla squadra. Elvis, da parte sua, è fortissimo, oltre che giovanissimo. Nei Mondiali giocati con la Lettonia ha dimostrato di avere una dimensione internazionale. Tra uno o due anni sarà in NHL, ne sono convinto. Mentalmente è pronto, ha la testa giusta per affrontare questa prossima sfida».
Parlaci della tua nuova vita.
«Come ho detto prima, lavoro per la Federazione. Mi occupo dei portieri U15 di tutta la Svizzera. Inoltre ho un progetto con Swiss Olympic legato al mio Master in scienze dello sport. Prima avevo ottenuto un bachelor in economia. È bello unire teoria e pratica».
Dopo i vari Genoni, Stephan e Hiller, ci sarà una nuova generazione di grandi portieri rossocrociati?
«Io dico di sì, ma i club devono capirlo e dare fiducia ai giovani. Magari bisognerà avere pazienza per una o due stagioni, dando al giocatore il tempo per crescere. Lavorando bene ci si potrebbe trovare in casa un portiere da titolo. Il Berna lo fece con Bührer per il dopo Tosio. Ora ha puntato su Schlegel per il dopo Genoni. Vediamo cosa farà il Lugano».