Hockey su ghiaccio

«Sono cresciuto giocando con Ville Peltonen»

Vi riproponiamo la nostra intervista a Sami Kapanen, nuovo tecnico del Lugano, raccolta durante l’ultima Spengler
Sami Kapanen, 45 anni, ritratto durante la Spengler Cup 2018 (Foto Keystone).
Red. Sport
02.04.2019 16:21

Bisognerà pazientare fino a lunedì mattina per poter chiacchierare con Sami Kapanen, nuovo allenatore dell’HC Lugano. Solo allora, infatti, il tecnico finlandese sarà a disposizione dei media. Le sue prime parole in bianconero sono state inserite nel comunicato ufficiale del club: «Sono onorato, non vedo l’ora di iniziare questa avventura. Voglio un hockey intenso, offensivo, passionale». Per conoscerlo meglio, noi lo avevamo intervistato in dicembre a Davos, durante la Coppa Spengler da lui vinta con il KalPa Kuopio, di cui era proprietario e allenatore. Vi proponiamo le parole raccolte dal nostro inviato nei Grigioni Luca Faranda.

Sami Kapanen a 45 anni è un’icona dell’hockey finlandese, mentre suo figlio Kasperi a soli 22 si sta ritagliando sempre più spazio nei Toronto Maple Leafs. «Mio padre era allenatore proprio alla Spengler 24 anni fa mentre io ero sul ghiaccio. Poi ho avuto l’opportunità di giocare insieme a mio figlio nel KalPa. Un’emozione incredibile», racconta il nuovo tecnico del Lugano. Proprio lui e Kasperi sono stati protagonisti del primo gol in assoluto sull’asse padre-figlio in una partita della lega finlandese. Non solo. «Nella mia ultima partita in carriera mio figlio ha segnato al 24’24’’, il numero che io portavo da giocatore. Sembra proprio destino quando succedono queste cose. È stato molto emozionante, ma ogni volta vivevo sensazioni strane ad abbracciare mio figlio sul ghiaccio dopo ogni gol», sottolinea il 45.enne di Vaanta.

Già, Vaanta. Proprio lì, non lontano dalla capitale Helsinki, nello stesso anno nasceva un altro giocatore passato alla storia. Anche della storia bianconera: Ville Peltonen. «Siamo cresciuti giocando spesso insieme. Era un idolo nazionale ed è stato anche l’eroe della festa che organizzammo a Helsinki nel 1995. Avevamo finalmente conquistato la storica medaglia d’oro ai Mondiali in Svezia, proprio contro i padroni di casa. Per la nostra squadra un successo del genere è qualcosa di speciale», dice Kapanen, ricordando la rivalità hockeistica tra le due nazioni. «Il bello iniziò dopo la finale: centinaia di migliaia di persone che festeggiavano a Helsinki aspettando la squadra. Attraversammo la città a bordo di vecchie auto americane, la gente era impazzita e saltava sui cofani dei veicoli. Uno di questi è finito per rompersi a causa di tutto il peso». In quel periodo Kapanen ha però anche dovuto digerire diversi bocconi amari: «Penso di essere l’unico ad aver perso tre finali in tre modi diversi (ai rigori, all’overtime e in una doppia sfida andata-ritorno, ndr.). Ma quella medaglia d’oro ha mitigato un po’ le delusioni».

Pochi anni prima, alcune squadre elvetiche erano interessate all’allora giovane attaccante finlandese: «C’erano anche stati dei rumors di alcune compagini che erano sulle mie tracce prima che andassi in NHL. Non ricordo se Lugano, Berna o un’altra squadra. Ho avuto contatti durante la stagione 1993-94 e anche l’anno seguente, ma volevo tentare l’avventura oltreoceano».