«I Bentancur mi faranno lavorare a un Bellinzona giovane e dinamico»

Dopo una stagione a dir poco turbolenta, in campo, in panchina e sul piano amministrativo, il Bellinzona riparte da Sandro Chieffo. Il neoallenatore dei granata avrà il compito - non semplice - di dare un’anima e soprattutto la necessaria stabilità alla squadra. Lo abbiamo intervistato per capire cosa ha in mente.
Signor Chieffo, quando e come è scoccata la scintilla con l’ACB?
«Sono stato contattato tramite il mio agente, un paio di settimane fa. Non nego di aver subito pensato alle vicende dell’ultima stagione, con tanti allenatori cambiati e un campionato sofferto. Non sono tuttavia una persona complicata. Anzi, amo le sfide. Perciò mi sono detto “okay, parliamone”. Dapprima ho incontrato Pablito Bentancur. Lunedì, invece, le discussioni sono proseguite con il padre Pablo. Le parole e la visione di entrambi mi hanno fatto un’ottima impressione. Sì, in due incontri mi hanno convinto a firmare. Mi volevano a tutti i costi».
È reduce da un anno sabbatico. Ma, lo ha suggerito poc’anzi, non ha perso il contatto con il calcio svizzero. Che idea si è fatto, appunto, della sua nuova squadra, alla luce delle difficoltà vissute nell’ultima Challenge League?
«Onestamente, intravedo tanto potenziale a Bellinzona. La piazza è calda e, in rosa, sono già presenti diversi giovani interessanti. Poi, ovvio, se lungo una sola stagione si susseguono 4-5 allenatori, trovare stabilità, così come promuovere una chiara filosofia di gioco, diventa difficile. In questo senso le mie idee sono molto chiare. E l’ho detto alla dirigenza granata. Credo in un calcio dinamico, per cui contano molto gamba e mentalità. In quanto tecnico plasmato dalla scuola Grasshopper, punto altresì a una manovra ragionata, al controllo della sfera, partendo dal basso. Voglio vincere sempre e però anche sviluppare i singoli individui del mio gruppo».
Il suo curriculum riflette un gran lavoro a livello giovanile, tra GC e Lucerna. Si era stufato di essere un formatore? O le sue esperienze potranno essere di grande aiuto anche nella lega cadetta?
«Un aiuto molto prezioso, eccome. Così come gli anni da assistente di Uli Forte allo Zurigo o l’interimato alla testa del Lucerna a fine 2021. Ho ottenuto il patentino per allenare a questo livello solo un anno fa e, da allora, non mi sono messo alcuna pressione. Amo il mio lavoro, che sia alla guida di una U21 o di una formazione di Swiss Football League. Oltretutto penso di avere una grande qualità: la capacità di saper gestire ogni tipo di giocatore. Facile, difficile, giovane o meno».


Dicevamo, lo scorso campionato si sono avvicendati cinque allenatori sulla panchina granata... Paura?
«Ribadisco: con la famiglia Bentancur sono stato trasparente. Scegliendo Sandro Chieffo avrebbero sposato anche le sue idee, i suoi metodi. Ebbene, la controparte non ha avuto nulla da ridire. Oltre a confermare la disponibilità, fondamentale, a farmi lavorare. Sia Pablito, sia Pablo hanno fatto tesoro della passata stagione, degli errori commessi. Sono decisi a cambiare direzione, credono in me e me l’hanno fatto capire».
Quale obiettivo le ha chiesto di raggiungere la famiglia Bentancur?
«L’ho menzionato in precedenza: il mio Bellinzona sarà giovane. E, per questa ragione, ritengo che debba prevalere il realismo. Tradotto: il primo obiettivo dovrà essere il mantenimento della categoria. Poi le sorprese ci sono sempre, come dimostrano le fresche promozioni di Stade Losanna e Yverdon. Affronteremo ogni gara per conquistare i 3 punti. A fine campionato vedremo dove siamo».
E quali garanzie ha avuto circa la rosa da gestire ed eventuali nuovi innesti?
«Ci stiamo lavorando. Proprio oggi è in agenda un meeting per valutare i differenti ruoli e profili della squadra. Il nome di qualche potenziale acquisto, inoltre, è già stato discusso in via preliminare».


Alla testa della U21 del Lucerna, tra il 2019 e il 2021, ha preparato il terreno a un gruppo esploso proprio la scorsa stagione, con il 1. posto in Promotion League. Ha magari già convinto qualche elemento di questa promettente generazione a raggiungerla al Comunale?
«Avrei una lista di giocatori piuttosto lunga (ride, ndr.) Battute a parte, sono fiero dei risultati ottenuti da elementi che ho allenato anche per 3-4 anni. Su tutti Jashari. Ardon è il miglior esempio per inquadrare il mio approccio con i giovani calciatori. Con lui è stato necessario un lavoro in profondità, perché prima dell’avvento di Mario Frick sulla panchina della prima squadra stava addirittura lasciando il Lucerna per la Challenge League. Alla fine ho avuto ragione io e la sua immensa personalità è potuta emergere ai vertici del calcio svizzero».
Nella stagione 2021-22, ha affiancato il tecnico del Lugano Mattia Croci-Torti nel percorso per ottenere il patentino UEFA Pro. Quanto è stimolante osservare gli ottimi risultati di un giovane allenatore come il Crus?
«Molto stimolante, davvero. Banalmente, significa che è possibile. Oramai siamo amici, ci sentiamo tutte le settimane. E ora potrà anche darmi una mano a capire le dinamiche ticinesi».