Calcio

«Il Be'er Sheva? Si sente favorito»

Il giornalista israeliano Michael Yokhin analizza l'avversario europeo del Lugano: «Ha i migliori tifosi del Paese e un tecnico che ha qualcosa in comune con Croci-Torti»
La coreografia degli israeliani, in occasione della sfida di Europa League del 2017. © Keystone/Archivio
Massimo Solari
30.07.2022 06:00

Dietro l’angolo c’è la Conference League. E quel profumo d’Europa che a Cornaredo non si respira da vent’anni. Segnatevi la data: giovedì 4 agosto, alle 20. No, a questo giro non sarà esilio. Come nel 2017 e nel 2019, per intenderci, incoraggiati da pochi intimi a Lucerna e a San Gallo. L’avversario del Lugano nel terzo turno di qualificazione, quello sì, è familiare. L’Hapoel Be’er Sheva, già, affrontato cinque anni fa nella fase a gironi dell’Europa League, soffrendo e perdendo in Israele, vincendo grazie a Junior alla Swissporarena. Ora un nuovo incrocio, forse il più abbordabile possibile considerate le alternative sorteggiate a Nyon. «I bianconeri favoriti? Non direi proprio» osserva però Michael Yokhin, giornalista israeliano. «L’Hapoel Be’er Sheva ha una certa esperienza in Europa; ha ottenuto successi importanti contro avversari come l’Inter e lo stesso Lugano. E, sì, si considera favorito contro Sabbatini e compagni. Da qui a parlare di sorteggio facile, comunque, ce ne passa. La sfida potrebbe anche rivelarsi complicata». Gli israeliani si aggrappano soprattutto alla sfida di ritorno, l’11 agosto, e alla bolgia del TurnerStadium. «Parlare di ambiente infernale è forse eccessivo, ma è vero che l’atmosfera dovrebbe essere molto calda, con temperature elevate e tifosi carichi di passione» conferma Yokhin. Per poi precisare: «Giovedì, per la gara con la Dinamo Minsk che ha regalato al Be’er Sheva il passaggio del turno, c’erano 30 gradi. Quando i tifosi sostengono la squadra, non ho dubbi, sono i migliori in Israele. Al contempo possono tuttavia diventare problematici quando le cose si mettono male per i propri beniamini». Okay, ma al di là del pubblico, quali sono i punti di forza del Be’er Sheva? «I numerosi giocatori esperti» indica Yokhin: «Miguel Vitor è un grande attaccante portoghese. Ha recentemente ottenuto la cittadinanza israeliana ed è il leader della squadra. L’ex attaccante del Mallorca e del Brighton Tomer Hemed è invece tornato quest’estate: ha 35 anni e sa ancora il fatto suo. Pedro Martins è un buon centrocampista centrale, arrivato a gennaio dal Legia Varsavia e nel frattempo diventato importantissimo». In panchina siede per contro quello che Yokhin definisce «un figlio della città»: Elyaniv Barda. Di più: la sua storia sembra essere stata ispirata da quanto accaduto a Cornaredo nel settembre del 2021. Sentite Yokhin: «Dopo aver militato nel Genk, Barda è divenuto una leggenda a Be’er Sheva come giocatore. Purtroppo è stato costretto a ritirarsi per problemi cardiaci nel 2018. Ebbene: da allora è stato assistente allenatore e quest’anno ha ottenuto una promozione piuttosto inaspettata alla guida del club» Come Mattia Croci-Torti, già. «Nessuno sa se sia adatto a questo ruolo, ma - appunto - tutta la città lo sostiene e vuole che abbia successo. È probabilmente il giocatore più importante della storia della società e, ripeto, uno dei figli più importanti di Be’er Sheva». 

Correlati