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Il campione di wrestling arriva a Lugano: «Dietro ogni incontro anni di duro lavoro»

D3, il primo wrestler italiano ad aver combattuto in WWE e AEW, protagonista di Pro Wrestling Live Lugano XII - VIDEO
©AEW
Mattia Sacchi
13.05.2022 15:28

Non perdiamo tempo e snoccioliamo subito i luoghi comuni sul wrestling: «È tutto finto», «Non è un vero sport». Ecco, finiti gli stereotipi cosa rimane? Estenuanti sessioni di allenamento, mesi passati lontano da casa per i training camp e i tour, dove si combatte anche da infortunati perché c’è un pubblico che ha pagato e va rispettato, anche quando la palestra è semivuota. Un mondo di sacrifici, dove la passione spesso prevale sui pochi successi e i tanti ostacoli. Lo sa bene Daniele Dentice D’accadia, conosciuto dai fan come D3 e primo wrestler italiano a combattere nelle due principali federazioni al mondo, la WWE e la AEW. D3 sarà il grande protagonista del weekend di wrestling luganese organizzato dalla Pro Wrestling Live Lugano. Un fine settimana che comincerà con un seminario di wrestling il 13 maggio e che vedrà il suo culmine sabato 14, con una spettacolare serata nella quale si esibiranno alcuni dei più talentuosi wrestler europei. E con il main event che vedrà il lottatore romano difendere la sua cintura europea, conquistata lo scorso novembre proprio a Lugano, contro Gianni Valletta, wrestler maltese tanto scorretto quanto spettacolare. Abbiamo intervistato D3 mentre stava completando i suoi allenamenti in Florida, a pochi giorni dalla partenza per la Svizzera.

Daniele, sarai uno dei grandi protagonisti di Pro Wrestling Live Lugano XII, dove difenderai la cintura europea contro il temibile maltese Gianni Valletta, considerato il wrestler più pazzo d’Europa. Insomma, un bell’impegno…
Gianni ha grande esperienza internazionale, ma io mi sono preparato a dovere negli Stati Uniti e vengo in Svizzera convinto di riuscire a mantenere la cintura. Anche perché so che avrò il pubblico luganese, che già lo scorso novembre si è mostrato caldissimo, dalla mia parte!

Come ci si prepara ad un match così importante?
Non cambia molto rispetto a come mi preparo normalmente. Il wrestling è l’unico sport che non ha off-season e siamo sempre preparatissimi. Per non farsi male sul serio serve un allenamento costante, quattro ore due volte al giorno.

Duri allenamenti e preparazione certosina: alcuni dei principi che illustrerai ai wrestler che parteciperanno al seminario che terrai a Lugano il giorno prima del match. Nel pieno rispetto del «Don’t try this at home»…
È vero. Purtroppo è sempre mancata la corretta informazione per far comprendere quanto il wrestling non si possa improvvisare, perché il rischio di farsi male sul serio è molto alto. Non è un caso che sia una delle discipline con il tasso di mortalità e infortuni gravi più alto di tutti. I professionisti sono esperti con corpi abituati da anni di allenamento quotidiano e una profonda conoscenza delle tecniche da applicare con il giusto tempismo. E tuttavia anche durante i combattimenti spesso ci facciamo male, per non parlare dei dolori alle spalle e alle ginocchia che lentamente diventano cronici. In molti non conoscono la fatica e i sacrifici che ci sono dietro un match.

Appunto, quali sono i sacrifici?
L’allenamento costante, anche mentale. Fai un lavoro stressante che ti porta lontano da casa per molto tempo. Quando sono partito da Roma per perseguire questo mio sono ho lasciato tutto, lontano dalla mia famiglia e dai miei amici. E anche adesso nei tour rimango solo, senza mia moglie e mia figlia piccola. Ma non puoi esitare, non puoi neanche pensare di fermarti anche se hai un dolore: sai che la gente ha pagato per vederti e merita il tuo massimo impegno. Anche perché se molli ci sarà subito qualcuno che prenderà il tuo posto, vanificando ogni tuo sforzo.

Hai avuto l’opportunità di allenarti e confrontarti con leggende del ring: che insegnamenti ti hanno dato?
Ho avuto la fortuna di allenarmi con Tommy Dreamer, una delle leggende del pro wresting. Ma penso che, al di là delle tecniche e dei suggerimenti su come combattere, uno degli insegnamenti più importanti me l’abbia dato Rey Misterio, che mi ha detto che, per quanto si cerchi di rappresentare un personaggio, è fondamentale essere se stessi e non snaturarsi troppo. Perché un giorno tutto questo finirà ed è importante riuscire a guardarsi indietro senza rimpianti e imbarazzo.

E infatti, mentre nel wrestling gli italiani sono visti un po’ come delle macchiette e stereotipati come mafiosi, tu ti presenti come il Principe di Roma. Una scelta non banale, ma non pensi che questa «gimnick» ti abbia penalizzato nelle federazioni americane?
Ne sono certo. Ma sono fiero di essere andato per la mia strada: trovo offensivi quegli stereotipi che scherniscono una popolazione con connotazioni così negativi. Non potrei mai accettare di fare il mafioso sapendo quanta gente ha sofferto ed è morta a causa della criminalità organizzata. Sui ring di tutto il mondo ho voluto portare quello che amo dell’Italia: non è un caso che sui miei costumi ci sono riferimenti all’arte italiana. Sono orgoglioso di essere italiano e di ricordare quante cose belle abbiamo nel nostro Paese.

Sei il primo italiano ad aver combattuto sia in WWE che in AEW: che differenze ci sono tra le due federazioni?
Sono due compagnie completamente diverse. La WWE esiste da cinquant’anni, con aspettative sui rating televisivi e bilanci da rispettare: una pressione che inevitabilmente si riflette anche verso noi lottatori. La AEW ha invece uno stile più fresco e moderno. Esiste da due anni, non c’è pressione e ci si aiuta a vicenda. Tuttavia sono arrivati adesso wrestler importanti ed è inevitabile che a breve fra le due federazioni il livello della competizione salirà: a quel punto verificheremo se il clima in AEW rimarrà disteso o se salirà la pressione.

Il ricordo umanamente più bello della tua carriera?
Il primo match in WWE: in Italia alcuni fan sono stati svegli tutta la notte per sostenermi. Da piccolo, facevo trasferte o nottate per il calcio e ora qualcuno lo sta facendo per me, magari dovendo andare a scuola o a lavoro il giorno dopo. Io mi sentivo poco rappresentato, invece qualcuno si è sentito rappresentato da me, anche nel messaggio di vita: credere in quello che si fa. Un ragazzo mi ha scritto perché lo bullizzavano e gli ho dato un consiglio. Lui è rimasto colpito, perché diceva che non gli rispondevano mai. È bellissimo. I successi sono importanti ma fini a sé stessi se non vengono condivisi.

Visti i successi ottenuti in giro per il mondo, ti senti ripagato di tutti i tuoi sacrifici o manca ancora qualcosa?
Credo di essere ancora in credito per tutti i sacrifici e le ingiustizie che ho dovuto ingoiare durante una gavetta di anni di viaggi, allenamenti, infortuni. Quindi nonostante tutto ho ancora fame di vittorie e di esperienze che possano ripagarmi di tutto il duro lavoro e la serietà che ci ho messo in questi anni. Sono grato di tutto quello che ho avuto, ma sono ancora ambizioso e continuo a sognare.

E adesso la tua ambizione dove ti porterà?
In Europa! Combatterò a Roma, a casa mia, dopo dieci anni e poi difenderò il titolo europeo a Lugano. Un titolo che non voglio proprio perdere, di fronte a un pubblico che mi ha dato tanto e una città che adoro, con il suo lago e la montagna che mi danno pace. E poi continuerò a fare sempre meglio e lasciare un nome in questo business, perché mi rende felice.

Cosa vorresti dire al pubblico Luganese?
L’anno scorso era la mia prima volta a Lugano e lottavo contro Belthazar, un wrestler locale e di grande esperienza. Ci stava tifare per lui, ma in realtà il pubblico è stato gentilissimo e ha apprezzato la sportività tra me e lui. Sabato invece affronterò un bruto senza scrupoli, quindi spero che questa volta siano tutti dalla mia parte! Sono il Principe di Roma, ma spero di esserlo di Lugano almeno per una sera!

Per maggiori informazioni Prowrestling.ch