Hockey

Il Lugano litiga con la porta, allo Zurigo basta un solo gol

In una partita combattuta, i bianconeri ci mettono tanta buona volontà ma non riescono a battere Hrubec - Marco Müller: «Dobbiamo insistere nello slot, mettendoci più aggressività e più intelligenza per creare maggiore spazio»
I bianconeri lottano, come dimostra Marco Müller, ma non riescono a concretizzare. ©Keystone/Pablo Gianinazzi
Fernando Lavezzo
20.09.2022 23:35

Prima la buona notizia: segnare al Lugano è difficile. Perché la difesa lavora bene, con intensità. E anche perché Koskinen è grande, grosso, forte, sicuro, a volte spavaldo. Gioca il disco come un terzino aggiunto. La brutta notizia arriva direttamente dall’altra parte della pista. In attacco. Segnare, per il Lugano, è difficile. Maledettamente difficile. Due partite, un solo gol, quello che era bastato all’esordio per battere l’Ajoie. Contro lo Zurigo i bianconeri hanno fatto passi avanti a livello di prestazione e sforzo collettivo, ma sono rimasti a secco. Ai Lions è così bastata la sola rete di Riedi per sbancare la Cornèr Arena. L’episodio decisivo è arrivato al 42’07’’, poco dopo il gol annullato a Bennett per fuorigioco, in seguito al «coach challenge» chiamato da Grönborg. Al termine di un match combattuto e piacevole, i bianconeri hanno provato a spingere, senza però trovare la necessaria lucidità per superare l’ottimo Hrubec. Negli ultimi giri d’orologio avrebbe fatto comodo un «time-out», ma McSorley lo aveva già buttato via nel primo tempo, a 4 secondi dalla sirena, con la sua squadra in 5 contro 3. C’erano altri schemi possibili oltre a «vincere l’ingaggio e tirare»? No. E il Lugano l’ingaggio lo ha pure perso. «La verità è che non mi stava piacendo il power-play e ho perso di vista il cronometro», ammetterà il tecnico canadese a fine incontro. Brutto errore.

Power-play in difficoltà

Vorremmo poter entrare nella testa di Koskinen. La scorsa stagione giocava a Edmonton, con Connor McDavid e Leon Draisaitl. Per gli Oilers era come partire già sul 2-0. Con questa sterilità offensiva, invece, il Lugano dipende ancora di più dalle parate dello spilungone finlandese. Indicativo il power-play, pessimo. Basti pensare che nel primo tempo gli ospiti hanno incassato quattro penalità in otto minuti. Arcobello e compagni non ne hanno approfittato, tirando poco e sprecando anche 93 secondi in doppia superiorità. Insomma, il margine di crescita è ancora enorme.

Proprio la linea del capitano, completata da Fazzini e Morini, è apparsa in difficoltà. Molto meglio quella di Granlund, con il peperino Bennett e l’attivissimo Marco Müller: «Difficile vincere una partita se non segni neanche un gol», scherza amaramente Müllo. «Abbiamo lavorato bene, ma in una gara così decidono i dettagli. Dobbiamo insistere davanti alla porta, essere più aggressivi e intelligenti per poter conquistare maggiore spazio nello slot». Forse, per accendere l’attacco, serve proprio Connolly. «Forse», conclude Marco Müller. «Ma adesso non mettiamogli addosso troppa pressione».

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