Il mondo del sumo di nuovo accusato di sessismo

La polemica nasce dalla richiesta dell'associazione di categoria giapponese di proibire la partecipazione del gentil sesso ad eventi legati a questo sport
Red. Online
12.04.2018 12:25

TOKIO - L'associazione giapponese di sumo è nuovamente bersaglio di critiche. In causa vi è il fatto che il comitato abbia richiesto agli organizzatori di un evento ludico per ragazzi di escludere la partecipazione delle bambine femmine.

In passato, femmine e maschi potevano partecipare ai combattimenti destinati a promuovere il sumo tra i giovani e tra le possibilità offerte dall'evento vi era anche quella di incontrare lottatori famosi. Domenica tuttavia, in occasione della dimostrazione organizzata nella provincia di Shizuoka (vedi mappa), le bambine sono state bandite su esplicita domanda dell'Associazione. Una decisione giustificata, in sintesi, con "motivi di sicurezza", ha dichiarato una portavoce.

Le ragazze possono reagire "in modo diverso" in caso di ferite, ha aggiunto, invitando a "capire le sfumature" che il genere comporta. "Non si è trattato di una decisione improvvisa. È da molto tempo che ci vengono segnalate ferite bambine ferite in occasione di eventi dedicati ai più piccoli", ha sottolineato la portavoce, aggiungendo che la stessa richiesta sarebbe presto stata inoltrata anche per altri eventi regionali. 

La notizia ha fatto la prima pagina dei giornali giovedì in Giappone, dove il dibattito sull'uguaglianza tra uomo e donna è d'attualità in questo sport tradizionale, le cui origini risalgono a più di 2000 anni fa e che contempla numerosi rituali legati alla religione shinto (o shintoismo). Il ring è quindi considerato come un luogo "sacro" e l'accesso alle donne, giudicate "impure", è di norma proibito.

In particolare, ad inizio aprile, il presidente dell'Associazione giapponese di sumo aveva dovuto presentare le sue scuse dopo che delle dottoresse, accorse sul ring ("dohyo") per prestare delle cure d'urgenza a dei lottatori feriti, erano state invitate da un arbitro, via altoparlante, ad abbandonare immediatamente il luogo.

Poco dopo quest'evento, la sindaca di una città era poi stata obbligata a pronunciare un discorso ufficiale al di fuori dell'arena, per lo stesso motivo. "Anche se sono la sindaca - aveva detto -, perché sono una donna, non posso fare un discorso nell'arena. È increscioso e umiliante", aveva concluso tra gli applausi della folla presente.

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