Il personaggio

«Il ricordo più vivo del Messico? Essere a due passi da Platini»

Abbiamo fatto due chiacchiere con l'ex capitano e allenatore della nazionale canadese Bob Lenarduzzi, presente allo storico debutto della squadra nordamericana al Mondiale del 1986
Bob Lenarduzzi ha giocato nella nazionale canadese dal 1973 al 1986. © REUTERS/Andy Clark
Maddalena Buila
28.11.2022 06:00

Nonostante sia già matematicamente eliminato, il Canada quest’anno è riuscito a centrare un altro Mondiale dopo la prima, e unica, apparizione nel 1986 in Messico. Tra le fila dei nordamericani, 36 anni fa, c’era anche l’attuale club liaison dei Vancouver Whitecaps Bob Lenarduzzi.

«Caspita, dopo la sconfitta immeritata contro il Belgio ora l’eliminazione per mano della Croazia». È un Bob Lenarduzzi deluso quello che ci risponde al telefono. Nonostante le 11 ore di fuso orario tra Vancouver e Doha, l’ex difensore della nazionale canadese non si perde nemmeno un minuto del cammino della sua Nazionale a questi Mondiali. «Al di là dei risultati, ho però visto una bella squadra. Siamo propositivi e molto aggressivi offensivamente. Un modo di giocare ben diverso da quello da noi mostrato 36 anni fa».

Il tunnel dei ricordi

Nel 1986, in Messico, il Canada faceva il suo debutto a un Mondiale. Anche quell’anno non superò la fase a gironi, ma per Lenarduzzi e compagni l’emozione fu comunque immensa. «Mi sono tornati a galla dei vividi ricordi proprio in questi giorni, mentre osservavo i giocatori in fila nei tunnel degli stadi. Mi hanno fatto rivivere l’emozione incredibile del nostro debutto contro la Francia. Mi trovavo a pochissimi centimetri dal grandissimo campione Michel Platini. Non lo dimenticherò mai. Non ci eravamo prefissati un obiettivo specifico, dunque non c’era pressione. Scendevamo in campo solo provando a essere competitivi, consci che, contro Francia, URSS e Ungheria, sarebbe stata durissima».

Dovevamo battere il forte Honduras, così il nostro presidente, Jim Flaherty, ebbe un’idea geniale. Giocare la partita decisiva a Saint John’s

Un’idea geniale

36 anni fa i canadesi finirono ultimi del girone, a zero punti. «Ciononostante avevamo già centrato l’impresa: la qualificazione - ricorda Lenarduzzi -. E ci siamo riusciti grazie a un’ottima strategia. Dovevamo battere il forte Honduras, così il nostro presidente, Jim Flaherty, ebbe un’idea geniale. Giocare la partita decisiva a Saint John’s». Un’isola sull’oceano Atlantico, più vicina all’Irlanda che a Vancouver, dal clima inospitale con piogge torrenziali e vento gelido. Uno shock per l’Honduras. «Quel giorno vincemmo 2-1 e ci qualificammo (ride, ndr)». E per il suo debutto il Canada non scelse di certo un Mondiale qualunque, con la storica vittoria dell’Argentina e la memorabile «Mano de Dios» di Maradona. «Dopo essere stati eliminati tornammo in patria, dunque, purtroppo, non assistemmo dal vivo a quel fantastico match contro l’Inghilterra. Ma ricordo di aver pensato che sarebbe stata dura rivivere una Coppa del Mondo particolare come quella».

Il calcio raggiunge l’hockey

Chissà, forse sarà memorabile anche il Mondiale del 2026, quando proprio il Canada, con Stati Uniti e Messico, ospiterà la competizione. Un’edizione in cui la compagine nordamericana non vorrà certo fungere solo da spettatore. Nonostante nell’immaginario comune chi dice Canada dice hockey, la Nazione della foglia d’acero ha infatti ormai da qualche tempo deciso di puntare molto sul calcio, sport, al momento, più praticato dell’hockey. «L’aspetto forse ancora più interessante riguarda i progressi fatti a livello nazionale - commenta l’ex difensore dei Vancouver Whitecaps -. Quando ci preparammo per la Coppa del Mondo del 1986 non avevamo nemmeno una lega professionistica canadese. Molti giocatori della Nazionale, infatti, non erano neanche sotto contratto. Per allenarci ci eravamo persino dovuti spostare in Africa. Adesso le cose sono cambiate. Abbiamo le infrastrutture necessarie, tre club che militano in MLS e una lega nazionale. Ciò significa che un ragazzo canadese può fare una carriera calcistica partendo dal suo Paese. Alphonso Davies è un ottimo esempio in questo senso, partito proprio dai Vancouver Whitecaps è arrivato al Bayern Monaco». Anche la carriera di Bob Lenarduzzi non è stata affatto male. Tra le altre cose, giocatore e allenatore della nazionale canadese, manager dei Vancouver 86ers e della stessa selezione nordamericana. «E in qualità di ct ho sfiorato la qualificazione per il Mondiale del 1994. Credo però che da quest’anno in poi il Canada non la mancherà più».

In questo articolo: