L’intervista

«Iniziai cadendo ma tornai subito in sella»

L’amazzone ticinese Martina Meroni si racconta: dalle prime esperienze al rapporto con i cavalli
(FotoPedrazzini.ch)
Raffaele Soldati
04.01.2019 06:00

MENDRISIO - I maniscalchi sono al lavoro. Sistemare gli zoccoli dei cavalli è un lavoro delicato, che richiede molta attenzione. Nella scuderia della famiglia Meroni a Rancate c’è movimento. Nell’aria fresca del mattino si mescolano i profumi delle stalle e quelli dei ferri caldi. Martina ci aspetta all’entrata dell’azienda che suo nonno Carlo aveva acquistato a metà degli anni Ottanta. Striglia la sua francesina «Rock» e inizia a raccontarci di come è partita la sua grande passione per l’equitazione. In special modo, per il salto ostacoli. Ci sono una sessantina di ettari da gestire: vigneti, campi coltivati, prati e pascoli. «Qui, un tempo, c’erano mucche da latte, maiali, tacchini, galline, conigli e altri animali da cortile. L’attività con i cavalli, che inizialmente erano in netta minoranza, si è sviluppata in un secondo tempo, quando le mucche erano ormai state vendute», dice Martina.

In famiglia ognuno ha il suo ruolo.

«Mio padre, Eliano, è la figura chiave dell’azienda agricola San Martino. Lui si occupa dei diversi rami e coordina i lavori nei vari settori. Mia madre, Monica, segue con passione tutte le attività. A lei spetta il controllo del materiale e dell’organizzazione dei concorsi. Mia sorella Giulia ha invece la responsabilità dell’allevamento dei cavalli da sport. Segue da vicino i parti e partecipa al monitoraggio delle fecondazioni delle fattrici. Io sono quella che monta i cavalli, o come si usa dire, l’amazzone della scuderia. In una stagione affronto circa una trentina di concorsi. E, quando va bene, arrivano anche discreti risultati».

Intanto diciamo subito che, unitamente a Fabio Crotta, rappresenti il Ticino nella squadra nazionale élite del salto ostacoli. Quali i tuoi risultati più significativi?

«Ce ne sarebbero diversi. Quando gareggiavo nella categoria Young Riders, in pratica fino a sei anni fa, mi ero distinta a livello continentale. Con la squadra, nel 2011 in Portogallo, conquistammo la medaglia d’argento. Quelli erano stati i miei primi Europei. A livello individuale li conclusi al nono posto. L’anno successivo, in Austria, arrivò un altro secondo posto con la squadra. Quando ripenso a quegli exploit, il mio pensiero naturalmente va a Socrates. Lui era il cavallo che montavo, quello con il quale passavo tutto il mio tempo libero. Da un paio di anni si trova in Irlanda. Lì sta vivendo la sua vecchiaia, ma preferisco dire la sua seconda vita. Diciamo che ho evitato di spremerlo, soprattutto dopo che aveva dovuto fare i conti con un paio di acciacchi. Gli abbiamo trovato un posto, nei pressi di Limerick, dove si può godere la meritata pensione».

Ti ricordi quando eri salita per la prima volta in sella a un cavallo?

«Certo, avevo 5 o 6 anni. Fu quasi per scherzo con mio padre che mi osservava. Naturalmente caddi, ma non mi spaventai più di tanto. Risalii subito in sella. Nel 2010, dopo che ottenni la maturità a Mendrisio, mi presi un anno sabbatico per dedicarmi unicamente ai cavalli e alle gare. L’anno successivo ne feci un secondo. Adesso sono all’ottavo e non rimpiango quella scelta. In scuderia mi occupo anche della gestione e della preparazione di questi magnifici animali da salto».

Quali sono le persone che più hanno avuto un’influenza nella tua formazione?

«Dopo i primi goffi galoppi sotto lo sguardo di mio padre, ci sono state diverse figure equestri per me fondamentali, a incominciare da Franco Murialdo. Mi seguì per diversi anni. Allora era uno dei cavalieri di punta in Ticino. Con l’istruttore Derek Frank, che ha la sua scuderia a Losone, ottenni la licenza. Non posso certo dimenticare quello che hanno fatto per me anche Heidi Hauri (ndr: olimpionica a Los Angeles), Marianne Mändli (sorella di Beat), Thomas Fuchs (con lui feci uno stage di diversi mesi ad Effretikon) e Carlo Pfyffer. Spesso vado da lui con i miei cavalli nel suo centro equestre a Taverne».

In Ticino, all’epoca, c’erano tanti concorsi. In questi tempi ce ne sono molti di meno. Quali sono le tue mete principali per gli impegni agonistici?

«Le mie trasferte sono soprattutto nel nord e nell’Italia centrale. Di Paesi comunque, grazie all’equitazione, ne ho visitati parecchi: dalla Spagna al Portogallo, dalla Francia alla Germania, dal Belgio all’Olanda, senza dimenticare la Polonia, l’Austria e naturalmente la Svizzera. Per molti di questi viaggi, al volante del camion, spesso ci sono io stessa. Bisogna avere un certo occhio nella guida perché il camion con rimorchio è lungo oltre 18 metri».

Qual è il concorso ticinese al quale sei più legata?

«Se si parla di competizioni di alto livello, penso subito al CSI di Ascona. Da ragazza ci andavo la domenica per vedere il Gran Premio. Per me era sempre un momento emozionante. In due occasioni ho partecipato io stessa al GP. L’esperienza è stata molto formativa. Nel 2017, ad Ascona, avevo partecipato al due stelle imponendomi in tutte le gare grosse. Lì ho guadagnato diversi punti per il mio ranking mondiale».

Nel luglio 2018 hai fatto il tuo debutto in un CSI 4 stelle a Montana.

«Anche quella è stata un’esperienza estremamente bella e piuttosto impegnativa. La settimana successiva andò ancora meglio, tanto che partecipai al mio primo 5 stelle proprio ad Ascona. Con Esqydo (un 14 anni belga) conquistai il 4. posto nella gara più importante del concorso dopo il Gran Premio».

Quanti sono i cavalli con i quali lavori per le competizioni?

«Quelli gestiti dalla mia famiglia, con Francesco Pusterla co-proprietario, sono una ventina. Quando affronto delle trasferte, ne porto con me un massimo di 5 o 6, che naturalmente alterno. I cavalli non devono mai essere sfruttati. Vanno gestiti con intelligenza. Devono stare bene con te, fisicamente e mentalmente. Solo così si crea un rapporto di reciproco rispetto».

Prima abbiamo parlato di Socrates, che ti ha permesso di ottenere grandi risultati oltre i confini nazionali. Adesso quali sono i tuoi cavalli di punta?

«In pratica sono tre e sono tutti bai. Oltre ad Esqydo, mi affido soprattutto ai francesi Rock de Vains (una femmina) e Versatche de la Roque. Questo è il mio terzetto per le gare grosse».