In Italia

Juventus, un secolo di agnelli e poi basta

Chiuso il 2022 con l'addio di Andrea, il club è ripartito dal meno ambizioso John Elkann
Pavel Nedved (sinistra) e Andrea Agnelli. © EPA/STRINGER
Stefano Olivari
04.01.2023 06:00

Il 24 luglio del 1923 Edoardo Agnelli diventava presidente della Juventus aprendo per la squadra bianconera un secolo di grandi vittorie. Quasi un secolo, perché nell’era Agnelli la Juventus non è mai stata vicina alla cessione come lo sarà nei prossimi mesi.

Il 2022 si è chiuso con le dimissioni di Andrea Agnelli, nipote di Edoardo e presidente nell’era dei 9 scudetti consecutivi ma anche dell’ossessione Champions League, pagata a carissimo prezzo dall’operazione Cristiano Ronaldo in poi. La consacrazione europea non è arrivata, gli scudetti hanno smesso di essere vinti, ma soprattutto i bilanci sono andati in profondo rosso: nelle ultime tre stagioni gli azionisti, cioè soprattutto gli Agnelli-Elkann attraverso la Exor, hanno fatto ricapitalizzazioni per 700 milioni di euro: come se si fossero ricomprati la società. E il peggio deve ancora venire, in mezzo alle indagini della magistratura sulle plusvalenze e sul falso in bilancio, mentre la giustizia sportiva sta viaggiando più lenta ma in qualche modo arriverà. In Italia i rischi sportivi sono nell’ordine di qualche punto di penalizzazione, l’Europa di Ceferin potrebbe essere più pesante.

La struttura del gruppo fa sì che a prendere le decisioni che contano sia soltanto John Elkann (figlio di Margherita Agnelli, cugina di Andrea), il quale dopo aver piazzato in società persone di sua fiducia, cioè tutto il nuovo consiglio di amministrazione, è a un bivio. Risanare il bilancio, espiare le pene sportive, puntare sui giovani ed inevitabilmente avere una Juventus minore: questo il primo scenario. Il secondo è invece la cessione in tempi brevi, sistemata almeno la parte giudiziaria della questione. Nell’Italia deindustrializzata di oggi gli Agnelli-Elkann hanno sempre meno interessi e come immagine la Ferrari, pur perdente, è molto più produttiva della Juventus. Competere per la Champions richiederebbe cifre che un tifoso tiepido come Elkann non metterebbe mai, vincere fra cinque anni uno scudetto in più cambierebbe zero nella storia bianconera.