Juwann James: «Oggi vedrete la vera SAM»
Dieci anni fa, al termine della sua prima stagione in Svizzera, Juwann James contribuì a riportare il titolo a Ginevra, dove mancava dal 1988. Ovvero dai tempi dello Champel. «Ricordo molto bene quella finale contro il Lugano di Dusan Mladjan, decisa a gara-5», racconta il 36.enne americano. «Due stagioni più tardi, io e lo stesso Dusan abbiamo vinto un campionato insieme, proprio con i Lions. Ora siamo qui a provarci con il Massagno».
Per provarci davvero, però, servirà più convinzione. La finale della SAM è infatti cominciata in salita, con un primo atto da dimenticare, dominato dal Friburgo. Stasera in gara-2, nuovamente a Nosedo (inizio alle 19.30, apertura casse alle 18.30), ci si attende una reazione dei biancorossi. «Nel primo quarto di sabato abbiamo commesso tanti errori stupidi e non siamo più riusciti a rimediare», racconta «J. J.». Non credo che fossimo nervosi o emozionati. Semplicemente, l’Olympic è entrato in campo con più determinazione di noi. Era più pronto a battagliare ed è stato molto bravo a capitalizzare i nostri errori. Quella di Aleksic è una squadra forte e intelligente, capace di punire ogni leggerezza. Ma anche noi siamo forti e vogliamo riscattarci. Non vediamo l’ora di tornare in campo per dimostrare che quella di tre giorni fa non era la vera SAM. Siamo migliori di così. Noi lo sappiamo. E credo che lo sappia anche il Friburgo».
Un gruppo unito
L’Olympic vanta una panchina molto profonda e una rotazione regolare di dieci giocatori, requisito fondamentale per mantenere costantemente alta l’intensità. Un lusso che oggi la SAM Massagno non ha: «Non è una scusa, è un dato di fatto», afferma James. «A noi, però, i buoni giocatori non mancano. Inoltre possiamo contare su un gruppo unito e consolidato sin da inizio campionato, mentre loro hanno cambiato tanto a stagione in corso. Credo ancora nelle nostre chance di vittoria, a cominciare dalla prossima partita. Abbiamo chiuso la regular season al primo posto, abbiamo conquistato la SBL Cup e stiamo giocando la nostra terza finale in quattro mesi: queste cose non succedono per caso. In questa SAM Massagno rivedo un po’ il mio Ginevra. Quello del primo titolo. A fine gennaio, nelle Final Four di Montreux, abbiamo assaporato il gusto del successo e ora ne vogliamo ancora. Questa sera dovremo liberare la mente e giocare come sappiamo, lottando su ogni pallone e limitando gli errori. Spero di vedere ancora tanto pubblico. Ai tifosi prometto che daremo il massimo. Non posso promettere che vinceremo. Non lo faccio mai. Ma saremo duri in difesa e ci metteremo nelle condizioni migliori per pareggiare la serie».
La direzione giusta
Dopo quattro stagioni a Ginevra (2012-2016), James ha giocato per Neuchâtel (2016-17), Lugano (2018-19) e Friburgo (2019-20). Ha toccato con mano le realtà elvetiche più titolate degli ultimi 20 anni, seppur con un tempismo non sempre ottimale: il suo Lugano non era una corazzata e la sua avventura all’Olympic fu interrotta dalla pandemia. Nel suo personalissimo Tour de Suisse, Juwann ha comunque respirato tradizione e mentalità vincente. «La SAM sta andando nella giusta direzione. Negli ultimi quattro anni, spinta dall’incessante lavoro di Gubitosa e delle persone che lo circondano, questa società ha costruito qualcosa di importante, aggiungendo ogni volta un mattone. Ha messo insieme un gruppo di uomini che vogliono giocare e vincere per questo club. Mi ci metto anch’io: sono straniero, ma ormai la Svizzera è casa mia e so cosa serve per eccellere qui».
Seconda casa
Quando dice che la Svizzera è casa sua, «J. J.» non esagera: «Ci vivo da sette anni e credo che resterò qui anche a fine carriera. Ho già avviato dei progetti imprenditoriali, in Svizzera e nei Paesi limitrofi. La mia famiglia ha un ristorante a Ginevra. Anche Gubitosa, il nostro coach, ha un suo ristorante a Lugano, ma noi due preferiamo parlare di basket piuttosto che di affari. Abbiamo un bel rapporto, Robbi lavora sodo e pensa sempre al bene della SAM. Mi rispetta come giocatore e come e uomo e io rispetto lui. La sua passione e la sua voglia di vincere sono contagiose. Mi considero uno dei suoi leader. Non parlo tanto, lo faccio solo quando serve. Preferisco dare l’esempio con il mio impegno in allenamento e in partita, senza mai risparmiarmi. Voglio anche portare positività e allegria in spogliatoio. Sembro sempre serio, me ne rendo conto, ma in realtà mi piace scherzare. Credo che i compagni mi considerino un tipo divertente».
Marchio di fabbrica
Tra le caratteristiche di James ci sono anche i tiri liberi eseguiti con l’aiuto del tabellone: «Li so tirare pure nel modo considerato ‘‘normale’’, ma diversi anni fa, vedendolo fare da un giocatore della ‘‘vecchia scuola’’, ho deciso di imparare questo stile, mirando il centro del quadrato. Funziona!».