Hockey

Kilian Zündel, il difensore dell'Ambrì un po' chef, un po' esperto social

Intervista al 22.enne austriaco, con licenza svizzera, approdato in Leventina a inizio stagione
ilian Zündel, in forza all’Ambrì Piotta da inizio stagione, ha compiuto 22 anni lo scorso 17 gennaio. © Keystone/Samuel Golay
Maddalena Buila
28.01.2023 06:00

Ha spento 22 candeline una manciata di giorni fa. Amante della cucina e dei social media, Kilian Zündel ci racconta la sua giovane carriera, i suoi sogni e le sue passioni dopo qualche mese in maglia biancoblù.

Kilian, innanzitutto come stai?

«Molto bene, grazie. Mi sento in forma».

Sei ad Ambrì da qualche mese ormai. Un bilancio su questo tuo periodo in Svizzera?

«Sono soddisfatto. Sono particolarmente contento di come mi sono integrato nel gruppo. Quando sono arrivato conoscevo solo Zwerger, ma i compagni si sono dimostrati subito molto gentili, accogliendomi a braccia aperte già durante l’allenamento estivo».

A fine stagione partiranno due difensori svizzeri, Jannik Fischer e Yanik Burren. La vedi come una ghiotta opportunità?

«Certo. Ciononostante non dormirò sicuramente sugli allori. Tutto nella vita va conquistato con impegno e costanza, dunque io continuerò a lavorare duramente per dimostrare il mio valore. Solo così, dalla prossima stagione, potrò conquistarmi eventuali maggiori minutaggi sul ghiaccio».

Come mai hai optato per il club leventinese?

«Non molto tempo fa ho ricevuto la notizia di aver ottenuto la licenza svizzera. Ho dunque subito deciso di giocare su suolo elvetico. Il primo club che ha mostrato interesse per me è stato l’Ambrì Piotta. Mi è parsa un’ottima opzione».

Cos’è la prima cosa che ti ha colpito quando sei arrivato ad Ambrì?

«Direi l’atteggiamento dei ticinesi. Mi sono subito sembrati più calmi e rilassati rispetto agli austriaci. Anche quando ho iniziato gli allenamenti in Leventina ho notato un’importante differenza di mentalità».

È stato difficile lasciare casa per immergerti in Leventina?

«Sì e no. In realtà Ambrì è più vicino a casa mia di quanto non fosse Salisburgo, il primo club in cui ho militato a livello professionistico all’età di 18 anni. Tutti i miei famigliari erano dunque molto felici del mio imminente trasferimento. Soprattutto mio nonno era particolarmente entusiasta essendo un amante della Svizzera italiana e, in particolare, del Lago Maggiore (sorride, ndr). Sono molto grato alla mia famiglia per il supporto che mi ha dato in questi mesi. Questa è infatti la mia prima esperienza fuori casa vivendo da solo, inoltre inserito in una nuova realtà dove si parla una lingua a me totalmente nuova. Credo però di essermela cavata bene».

Una passione a cui mi dedico al di fuori della pista è la cucina, ho anche portato una torta ai miei compagni

I tuoi famigliari vengono spesso a trovarti?

«Sì, anche se quando faceva più caldo venivano più frequentemente (ride, ndr). Ho anche una sorellina piccola, dunque spostarsi troppo spesso diventa un po’ complicato per loro. Non posso però lamentarmi, sovente sono io che riesco a ritagliarmi del tempo per andare a trovarli».

Quando hai iniziato a giocare a hockey?

«A otto anni. Stavo guardando una partita del Dornbirn, la mia città natale, con mio zio. Pensai che mi sarebbe piaciuto provare a praticare questo sport. Quando lo proposi ai miei genitori ricordo però che mia mamma mi disse che non faceva per me, che ero troppo piccolo e mi avrebbero scambiato per il disco (sorride, ndr). Non le diedi retta e le dimostrai che potevo giocare anche io».

Dornbirn è la città da cui proviene anche il tuo compagno Dominic Zwerger. Una semplice coincidenza oppure la cittadina austriaca è particolarmente brava a sfornare talenti?

«Considerato che anche l’attaccante del Lugano Raphael Herburger proviene da Dornbirn, e che diversi giocatori che sono nati lì effettivamente militano nei massimi campionati svizzeri o austriaci, opto piuttosto per la seconda ipotesi (sorride, ndr)».

Ricordi che cosa avresti voluto fare da grande prima di innamorarti dell’hockey?

«Onestamente no (ride, ndr). Va anche detto che prima di provare a giocare a hockey non avevo testato altri sport, dunque, da quando ne ho memoria, il mio desiderio più grande è sempre stato questo».

Oltre agli impegni con i biancoblù ci sono anche quelli legati alla nazionale austriaca. Riesci a conciliare bene il tutto?

«Direi di sì. Amo difendere i colori della mia selezione di casa, dunque non vivo i periodi di impegni con l’Austria come un peso, anzi. Per me una convocazione da parte del nostro allenatore corrisponde a una splendida opportunità che sfrutto più che volentieri».

Coltivi qualche passione al di fuori della pista di ghiaccio?

«Mi piace molto cucinare, credo di essere uno chef piuttosto bravo (altro sorriso, ndr). A parte il mondo del cibo, mi affascina anche quello dei social media. Quando ho tempo mi dedico infatti alla creazione di contenuti multimediali».

Cucini tu quando vengono a trovarti i tuoi famigliari?

«In realtà, essendo un’occasione speciale, quando arrivano prediligiamo una bella uscita tutti insieme al ristorante (ride, ndr). Però sì, cucino anche per loro. Così come a volte mi capita di preparare qualche manicaretto persino per i miei vicini con cui ho subito fatto amicizia una volta giunto in Ticino. Una volta ho anche cucinato una torta per i compagni (sorride, ndr)».

Sei molto giovane, hai altri sogni nel cassetto?

«Mi piace vivere nel presente senza proiettarmi troppo in avanti. Sicuramente un grande sogno rimane quello di vincere il campionato e continuare a giocare in Nazionale. Un mio desiderio al di fuori dell’hockey è invece quello di creare un’importante comunità sui social media e riuscire a gestirla».

Correlati