Calcio

«La Bulgaria ha due facce, in campo e a livello sociale»

Da poco più di un mese l’ex difensore del Lugano Dragan Mihajlovic veste la maglia del Levski Sofia: «Il calcio bulgaro ha diverse pecche sul piano tattico, se la Svizzera è in palla giovedì non ci sarà partita»
Ex bianconero. ©CdT/Gabriele Putzu
Massimo Solari
22.03.2021 17:16

La Bulgaria è sprofondata di nuovo in lockdown. Nelle scorse ore ristoranti, negozi, scuole e attività del tempo libero hanno dovuto chiudere i battenti. Alla Nazionale di Vladimir Petkovic, giovedì, lo stadio Vasil Levski di Sofia aprirà però le porte. La nostra guida nella capitale è invece Dragan Mihajlovic, ex bianconero e da febbraio giocatore del Levski.

«Fa freddissimo e nelle ultime 48 ore ha nevicato». La chiacchierata con Dragan inizia con un consiglio spassionato. «Se seguirete la Svizzera sul posto, indossate vestiti pesanti». Urca, annotato. Il 29.enne, cresciuto a Bellinzona, ha oramai preso le misure della sua nuova casa. Da poco più di un mese veste la maglia di un club leggendario: il Levski Sofia. Parliamo di oltre cento anni di storia e un palmarès insidiato solo dagli acerrimi rivali del CSKA. Un passo indietro, comunque, è doveroso. Mihajlovic era infatti diventato un punto fermo dell’Apoel Nicosia, trascinato sia in campionato sia nella fase a gironi dell’Europa League. E poi? «Poi ci si è messa di mezzo la pandemia, che in Cipro ha portato all’interruzione della scorsa stagione e a tutta una serie di problemi finanziari» spiega il laterale. In sintesi, niente stipendi per sei mesi e trattative all’insegna del «prendere o lasciare» condotte dalla società. «Alcune cose non mi andavano a genio e per questo motivo durante l’estate sono stato messo fuori rosa» prosegue Dragan.

Di qui la ricerca di una sistemazione grazie alla quale rilanciarsi. «Ho avuto diverse possibilità, anche concrete. Dall’Omonia Nicosia, dove di fatto mi è stato impedito di trasferirmi, ad Israele, compromesso però dal pesante confinamento nazionale. Sono stati vicino pure al Cardiff, nella Championship inglese. Ma in questo caso sono state le nuove regole legate alla Brexit a compromettere tutto». A inizio febbraio, infine, ecco la giusta chiamata.

Una tappa prima di ripartire

«Dopo quattro mesi d’inattività, la proposta del Levski Sofia mi ha convinto» osserva Mihajlovic. E ciò nonostante un accordo valido solo fino al 30 giugno. «Anche il mio nuovo club ha qualche problema societario. Per tradizione e strutture, il Levski è però una società importante e al contempo stimolante». Non a caso diversi sponsor e investitori seri stanno provando a rimediare alla fuga negli Emirati Arabi Uniti del controverso presidente Vasil Bozhkov, magnate delle scommesse sportive in combutta con il governo. Al netto delle questioni extra-sportive, l’avventura bulgara sta già sorridendo all’ex difensore di Lugano e Chiasso. «La mia priorità è continuare a giocare con regolarità. Recuperando così la grande fiducia e la credibilità che mi ero costruite all’Apoel, con tanto di Europa League da protagonista. Dopodiché valuteremo qual è la migliore soluzione per me e la mia famiglia. In agosto compirò 30 anni e in tal senso sarebbe importante riuscire a strappare un contratto di 2-3 anni».

Guida all’avversario

Nel frattempo Dragan cerca di vivere e comprendere Sofia. E il suo amore smisurato per il mondo del pallone. «È vero, da qualche anno è il Ludogorets a dettare legge nel campionato bulgaro. Si tratta però di una società senz’anima, esplosa un po’ dal nulla grazie ai miliardi della nuova proprietà». A Sofia, malgrado la pandemia e gli stadi chiusi, le gesta di Levski e CSKA rimangono sulla bocca di tutti. «Qui il calcio è una religione» sottolinea Mihajlovic. Per poi precisare: «Diversi quartieri della città sono caratterizzati da enormi murales dedicati ai due club simbolo. Per tacere dell’ampio spazio dedicatoci dai media locali. O delle decine di migliaia di mascherine con i rispettivi stemmi, indossate dai tifosi per le vie del centro». Detto della passione che lo circonda, come sta invece il calcio bulgaro da un punto di vista qualitativo? «I calciatori di casa infarciscono le squadre di medio-bassa classifica» rileva Dragan: «Per quanto riguarda il livello complessivo, ho notato delle lacune piuttosto importanti sul piano tattico. Le partite vivono di continui “up and down”, con formazioni quindi alquanto sbilanciate. A compensare parzialmente le criticità in questione sono la grande energia e la qualità dei singoli giocatori». Per dire: nel Levski Sofia di Mihajlovic milita la stella (ormai decaduta) Valeri Bojinov.

Le valutazioni di Dragan ci permettono di apparecchiare la sfida tra Bulgaria e Svizzera, valida per le qualificazioni ai Mondiali del 2022. «Un mio compagno, Martin Raynov, è stato convocato e mi ha chiesto alcune informazioni circa la selezione rossocrociata. Sono stato molto onesto, dicendogli chiaramente che se Xhaka e compagni sono in forma non ci sarà partita. Per una questione tattica, appunto, ma anche relativa alla solidità del gioco espresso».

Ricchezza e povertà

A separare Svizzera e Bulgaria non è però solo il ranking UEFA. E il nostro interlocutore, nell’affrontare il tema, sa esattamente di cosa parla. «Conosco bene la realtà dei Balcani, considerate anche le mie origini bosniache. Una realtà dalle due facce: da un lato la ricchezza sfrenata, dall’altro una povertà sconcertante. E sì, anche Sofia purtroppo deve fare i conti con questa contraddizione sociale. Ricordo ancora il giorno del mio arrivo nella capitale. Per recarmi dall’hotel dell’aeroporto al centro sportivo del Levski ho attraversato un quartiere occupato in prevalenza da Rom. E nel mentre ho visto persone intente a spostarsi ancora a cavallo. Pochi chilometri dopo, in centro, spazio invece a palazzi in vetro e grattacieli moderni». Un divario doloroso, in una città - tiene a sottolineare Mihajlovic - «vivace e in certi suoi angoli davvero molto bella. Non avevo mai vissuto in una metropoli formata da 2 milioni di persone, caratterizzata da diverse culture e da un grado di socializzazione che mi ha comunque sorpreso in positivo».