Agosto 1985: l’estate stava finendo e l’hockey svizzero diventava più grande

Agosto 1985. L’estate sta finendo, pezzone dei Righeira, domina la hit parade italiana e fa ballare anche i ticinesi. L’estate, però, sta finendo davvero, e allora in molti pensano già al prossimo campionato di hockey su ghiaccio. Manca ancora più di un mese, la stagione 1985-86 inizierà soltanto il 28 settembre, ma le novità sono talmente tante da rendere l’attesa febbrile. Dopo il bel secondo posto dell’anno precedente, il Lugano di Geo Mantegazza, John Slettvoll e Kent Johansson sembra pronto a vincere. Già ben attrezzata, la squadra bianconera si rinforza ulteriormente. Strappa Jörg Eberle ai rivali del Davos, campioni in carica, si assicura l’esperienza di Riccardo Fuhrer e Markus Graf, e ingaggia tre giovani molto promettenti: Sandro Bertaggia, Andy Ton e Roberto Triulzi. Anche in Leventina c’è fermento: l’Ambrì Piotta, infatti, è appena tornato nella massima divisione dopo due anni di purgatorio, trascinato da Don Laurence e Dale McCourt. Al termine di una campagna acquisti mirata, senza vere pazzie, ai due forti attaccanti nordamericani si aggiunge lo svizzero-canadese Mike Kaszycki, 226 presenze e 42 gol in NHL, prelevato dal Langnau e fresco fresco di passaporto rossocrociato. Il mercato biancoblù si completa con gli ingaggi di Michael Horisberger (46 volte nazionale), Daniel Dubuis (triplice campione con il Bienne), Markus Merz (portiere del Seewen) e con il ritorno di Cesare «Kuki» Zamberlani dopo due stagioni trascorse tra Sierre e Olten.
Una formula vincente
«Sto diventando grande, lo sai che non mi va», cantano i Righeira, salutando un’altra estate che se ne va. L’hockey svizzero, invece, di diventare grande non vede l’ora. Vuole crescere. Cambiare. Un passo fondamentale avviene proprio in vista della stagione 1985-86: l’introduzione dei playoff. «Tanto discussi, più volte proposti e per diversi anni rinviati», scrive Piergiorgio Giambonini nel suo almanacco di 40 anni fa. «Sull’esempio della maggioranza degli altri Paesi, anche la Svizzera s’è dunque decisa ad accettare questa formula senz’altro spettacolare per chiudere la stagione. Una novità che quasi tutti hanno accolto con grande soddisfazione, consci dell’interesse che potrà suscitare tra gli appassionati, nella certezza che in futuro si eviterà la monotonia causata da eventuali cavalcate solitarie di squadre che ipotecano – come spesso è accaduto – il primo posto con largo anticipo». L’ultimo campionato senza playoff, quello del 1984-85, aveva visto il Davos chiudere il torneo per il titolo con 6 punti in più del Lugano e 13 in più dell’Arosa. L’anno prima, nella stagione 1983-84, erano stati addirittura 16 i punti di vantaggio dello stesso Davos sui rivali grigionesi dell’Arosa.
«Aria di festa, clima di coppa»
Oltre alla rivoluzionaria introduzione dei playoff, la stagione 1985-86 vede l’allargamento della DNA da 8 a 10 squadre. Insieme all’Ambrì, sono stati promossi anche Zurigo, Sierre e Olten, al fronte di due sole retrocessioni: Langnau e Coira. La formula del nuovo torneo prevede 4 turni da 9 partite, per un totale di 36 giornate. Ad accedere ai playoff sono soltanto le prime quattro della classifica: Lugano (58 punti), Davos (53), Kloten (41) e Sierre (37). L’Ambrì Piotta, settimo con 29 punti, si salva. Torna subito in DNB, invece, lo Zurigo (23).
La «prima» dei playoff è fissata per il 15 febbraio. Semifinali e finali si giocano al meglio delle tre partite. Alla vigilia dell’esordio, il Corriere del Ticino entra nel clima: «Scocca l’ora dell’ultimo assalto». In un riquadro, c’è spazio per un ripasso generale: «Come si giocano i playoff?». La spiegazione, oggi, fa quasi sorridere: «Gli incontri dei playoff hanno sempre un vincitore (nella regular season era invece previsto il pareggio, ndr.). Perciò ogni partita che si dovesse concludere in parità dopo i normali 60’ di gioco verrà prolungata fin quando non verrà segnata una rete. Se dopo 20 minuti di gioco nessuno riesce a segnare verrà effettuata una serie di 5 rigori». Intervistato sulla novità, il tecnico bianconero John Slettvoll (che insieme ai colleghi canadesi, scandinavi e cecoslovacchi spingeva da anni per la nuova formula) ha le idee in chiaro: «Per vincere i playoff tre punti sono di fondamentale importanza: 1. non avere infortuni; 2. essere in forma; 3. saper controllare i nervi». Alla Resega, la sua squadra non fallisce l’esordio nei giochi per il titolo: 7-2 al Sierre. «Aria di festa, clima di coppa», scrive il CdT. Oggi diremmo, semplicemente, clima da playoff. I bianconeri dominano pure gara-2 in Vallese (7-3), poi piegano anche il Davos in due partite (5-0 e 7-5), conquistando il primo titolo della loro storia. Il primo nella storia dei playoff svizzeri.