Hockey

Calle Dahlström: «Con l'arrivo di Mitell per me è tutto più facile»

A colloquio con il difensore svedese del Lugano a poche ore dalla sfida con gli ZSC Lions
Calle Dahlström, seconda stagione a Lugano ©CdT/Gabriele Putzu
Flavio Viglezio
21.10.2025 06:00

Continuità, questa sconosciuta. Reduce dal successo ottenuto a Losanna, il Lugano prova a trovarla ospitando i campioni svizzeri in carica degli ZSC Lions. Una squadra in difficoltà: lo Zurigo ha perso le ultime quattro partite di campionato, ma è sempre meglio diffidare di un leone ferito. Dopo le convincenti prestazioni contro Davos e appunto Losanna, i bianconeri vogliono confermare i concreti segnali di crescita evidenziati nelle ultime uscite.

Segnali di crescita

Segnali di crescita messi in mostra – rispetto ai disastri dello scorso campionato – anche da Calle Dahlström. Il terzino svedese non è di colpo diventato Roman Josi, ma gioca sicuramente in modo più pulito e commette molti meno errori rispetto a dodici mesi fa. Merito – forse – di coach Tomas Mitell, che lo aveva avuto ai suoi ordini in Svezia nella stagione 2023-2024: «Tomas ed io – spiega Dahlström – abbiamo lavorato bene insieme con il Färjestad e quindi ho accolto con gioia la notizia che sarebbe diventato il nuovo allenatore del Lugano. Conosco bene il suo sistema di gioco e quindi per me è diventato tutto più semplice. So esattamente cosa si aspetta da me il coach e quindi diciamo che posso giocare in maniera più istintiva, senza pensare troppo».
Dahlström sembra in effetti più a suo agio, in pista, rispetto a dodici mesi fa: «Come ho avuto modo di dire, conoscere già il sistema di gioco di Mitell mi ha aiutato parecchio. Sì, mi sento più a mio agio rispetto alla scorsa stagione, in cui tutta la squadra non era riuscita ad esprimersi come avrebbe voluto. Quest’anno giochiamo un hockey migliore e credo che il nostro modo di stare in pista si adatti meglio alle mie caratteristiche rispetto a dodici mesi fa. Sono un difensore difensivo, non sono appariscente sul ghiaccio, ma cerco sempre di fare la cosa giusta al momento giusto. E in questo senso il modo di giocare di Mitell – come ho detto – mi aiuta. Mi sento molto più a mio agio rispetto allo scorso anno».

Rimbalzi a favore

Più solido Dahlström e più solido in Lugano, nelle ultime partite: «Non solo contro il Davos, ma anche contro l’Ajoie avevamo disputato una partita all’insegna della compattezza. Quando scendiamo sul ghiaccio in questa maniera, sappiamo di avere sempre una possibilità di vincere ed è quello che è accaduto a Losanna. Alla Vaudoise Arena abbiamo dato continuità alle due precedenti prestazioni e siamo stati premiati. A Losanna abbiamo avuto qualche rimbalzo a nostro favore, ma in allenamento lavoriamo tanto su questi piccoli ma fondamentali dettagli. Andare davanti alla porta avversaria, lottare su ogni disco, mantenere costantemente la giusta disciplina. Sono felice che alla Vaudoise Arena abbiamo potuto raccogliere i frutti del lavoro svolto». Ora si tratta di portare davanti ai propri tifosi ciò che il Lugano riesce a fare di buono in trasferta: «Il modo in cui giochiamo in casa non cambia molto da come ci esprimiamo in trasferta. Solo un pochettino, magari. Forse davanti ai nostri tifosi a volte vogliamo essere troppo belli, ma ritengo che anche alla Cornèr Arena abbiamo disputato alcune buone partite. Solo nel derby – in una sfida in cui contano molto le emozioni – e contro il Langnau non siamo stati all’altezza per tutti i sessanta minuti. Nel terzo tempo con i tigrotti siamo stati troppo molli e siamo stati puniti. Al cospetto del Davos siamo stati solidi, ma purtroppo non sono arrivati i gol: la prestazione era però stata positiva. Certo, vogliamo essere migliori davanti ai nostri tifosi, ma non ritengo che ci sia una grande differenza tra le nostre prestazioni casalinghe e quelle in trasferta, anche se è vero che lontano da casa abbiamo fin qui conquistato più punti». Dallo scorso anno Dahlström fa praticamente coppia fissa con David Aebischer: «Abbiamo costruito una fiducia reciproca tra di noi. Io sono un elemento più difensivo, mentre ad Aebischer piace maggiormente portare il puck: è più offensivo, in parole povere. Trovo che tra di noi ci sia una buona complementarità: ci spingiamo a vicenda, ci diamo dei consigli e conosciamo esattamente il modo di giocare dell’altro. Credo che anche “Abby” – che è ancora molto giovane – in questo primo scorcio di stagione sia cresciuto e abbia acquisito una maggiore fiducia nei suoi mezzi rispetto al passato campionato».

Tra box e power-play

Intanto il Lugano è solo ottavo nella classifica del penalty killing: «Le statistiche sono importanti, ma a volte non dicono tutto. Nelle due ultime partite abbiamo dovuto gestire due situazioni di inferiorità numerica di cinque minuti: abbiamo subito solo un gol, quello di Stransky del Davos, arrivato tra l’altro a soli otto secondi dal rientro in pista del nostro giocatore penalizzato. Ritengo insomma che il nostro box-play sia migliore di quanto non dicano i numeri e che anche il nostro gioco in inferiorità numerica stia crescendo in qualità e efficacia». Il power-play Lugano è invece addirittura ultimo: «Penso di poter dire che nelle ultime due partite il nostro power-play abbia girato bene. Non ho insomma avuto delle sensazioni negative, anche se il gol non è arrivato. Sono certo che a breve arriveranno anche le reti in superiorità numerica, senza dimenticare che giocare un buon power-play – anche quando non si riesce a segnare – permette spesso di portare il momentum della partita dalla tua parte».

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