Hockey

C'è un prima e c'è un dopo nel campionato dell'Ambrì Piotta

Dopo la clamorosa separazione da Luca Cereda e Paolo Duca, i biancoblù hanno cambiato marcia ma restano per ora impantanati nei bassifondi della classifica di NL – Per risalire la china serve un contributo maggiore degli attaccanti stranieri, Chris DiDomenico su tutti
Chris DiDomenico si è sbloccato contro il Bienne ©CdT/Gabriele Putzu
Flavio Viglezio
05.11.2025 06:00

Chi ci avrebbe scommesso un solo centesimo? Forse nessuno. Ed invece il primo mese e mezzo della stagione dell’Ambrì Piotta va divisa nel pre e nel post Luca Cereda e Paolo Duca: la separazione tra il direttore sportivo e l’allenatore dal club leventinesi ha fatto colare fiumi di inchiostro e la lunga storia d’amore tra le parti si è chiusa nel peggior modo possibile, con una conferenza stampa da teatro degli orrori. Poteva finire sì, ma non così. Fatto è che da inizio ottobre l’Ambrì Piotta ha iniziato un nuovo ciclo, senza di fatto sapere se saranno quelli attivi oggi i protagonisti del futuro leventinese. A livello di chiarezza e di strategia di comunicazione, il club del presidente Lombardi deve compiere passi da gigante per allinearsi ad altre realtà dello sport professionistico.

Trend in crescita
Detto ciò, il confronto dà per ora ragione alla nuova gestione tecnica assicurata da Eric Landry e René Matte. Ma bisogna andarci piano, con i paragoni: solo il medio termine dirà se è stata solo la classica “scossa” post avvicendamento o se alla Gottardo Arena qualcosa è davvero cambiato. I numeri dicono comunque che con Cereda in panchina l’Ambrì Piotta aveva conquistato solo 7 punti in 12 partite, Landry e Matte, in dieci uscite, ne hanno messo in cassaforte addirittura 18. Una media punti di 1.8 a incontro che, se confermata, è un passaporto almeno per i play-in, se non addirittura per i playoff. Ma nonostante i buoni risultati ottenuti nelle ultime tre settimane, l’Ambrì Piotta sta pagando a carissimo prezzo la falsa partenza e rimane quindi al momento invischiato nella melma dei bassifondi della classifica. In una sorta di lotta nella lotta con il Berna per evitare il penultimo posto, sinonimo di playout con il già quasi condannato Ajoie. In questi giorni Landry ha ripetuto più volte che non era il momento di stravolgere il sistema di gioco leventinese: certo è che la pausa gli permetterà di trasmettere con più vigore e determinazione il suo messaggio. Sarà insomma alla ripresa del campionato che si potranno effettivamente vedere dei cambiamenti a livello di sistema di gioco.

Margini di miglioramento
I margini di miglioramento e di crescita ci sono tutti. L’Ambrì Piotta può e deve crescere sia in termini di solidità difensiva (attualmente ha la 12. difesa del campionato) che di efficacia offensiva (pure l’attacco è il 12. del torneo). Le basi sulle quali lavorare ci sono, a cominciare da un box-play che è semplicemente il secondo migliore del campionato con addirittura l’88.89% di riuscita. E anche i sassi sanno di quanto sia fondamentale riuscire a difendersi bene in situazione di inferiorità numerica. Note più dolenti – ed è in questi aspetti che l’Ambrì può e deve crescere – arrivano invece dal penultimo power-play della Lega con un tasso di efficacia del 18%. Per intenderci, fin qui solo il Lugano ha fatto peggio in superiorità numerica. Le statistiche fotografano bene le difficoltà biancoblù in fase offensiva. Il topscorer leventinese – Michael Joly – ha fin qui messo a segno «solo» 7 reti e fornito altrettanti assist. E dietro al canadese nella classifica dei migliori marcatori arrivano i due difensori stranieri Tim Heed (2 reti e 11 assist) e Jesse Virtanen (5 gol e 6 assist), Numeri offensivi cancellati dagli agghiaccianti “più e meno” dei due: lo svedese è a -14, il finlandese a – 12. Lo ripeteremo fino alla noia: la coppia difensiva straniera gioca troppo, ha quasi tutte le responsabilità difensive sulle proprie spalle e per questo, in più di un’occasione, è venuta a mancare la lucidità nell’esecuzione o nel posizionamento. Ma in Leventina questa è una teoria che non viene minimamente accettata.

L’ago della bilancia
L’ago della bilancia di questo Ambrì Piotta rimane però Chris DiDomenico. Lo scorso anno il canadese, fin dal suo arrivo, aveva portato una nuova energia in Leventina, andando a creare con Maillet e Kubalik uno dei terzetti più pericolosi di tutto il campionato. Un terzetto che aveva preso per mano la squadra per portarla fino ai play-in. Contro il Bienne DiDo si è finalmente sbloccato, ma il suo rendimento è ancora nettamente al di sotto delle aspettative. Un solo gol, nove assist e soprattutto quel -19 che fa di lui il peggior giocatore di tutta la Lega in questa speciale statistica. Il DiDomenico dello scorso anno potrebbe invece avere la forza di trascinare con sé tutto il resto del gruppo. Anche perché Chris Tierney rimane una sorta di oggetto misterioso: poco presente in fase offensiva, non è riuscito a dare equilibrio difensivo all’Ambrì Piotta (-11). Un Ambrì che deve e può chiedere di più anche ai suoi estremi difensori: Senn (91.76%) con qualche alto e basso sta compiendo egregiamente il proprio dovere, ma non è spalleggiato a sufficienza da un Wütrich particolarmente incostante (88.21%). La sosta servirà anche al direttore sportivo ad interim, Alessandro Benin, per andare a caccia dello straniero che sostituirà la meteora Nic Petan. Il compito non si annuncia facile, anche perché bisognerà decidere se rinforzare l’attacco o se dare un maggio peso alla difesa. Come si fece lo scorso anno con Kodie Curran. E cosa offre, in questo particolare momento, il mercato?

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