Hockey

Cereda: «Meno costanti rispetto alla sfida della Valascia»

L’entusiasmo del Davos ha spento la luce biancoblù - Upshall: «Uccisi nel secondo tempo»
Luca Cereda dà le direttive dalla panchina dei biancoblù. © Keystone/Jürgen Staiger.
Massimo Solari
24.11.2019 22:31

Il calendario non sembra essere il miglior alleato dell’Ambrì Piotta. Dell’altalenante cadenza tra una partita e l’altra si era già detto, ma a questo giro anche la sequenza degli avversari non ha fatto il gioco dei leventinesi. Sì, perché dopo la meritata vittoria contro il Lugano di sabato sera, Bianchi e compagni si sono subito ritrovati davanti un ottomila da scalare. E il Davos, lanciatissimo nella sua rincorsa al primo posto, non ha fatto sconti. Alla Vaillant Arena l’entusiasmo e soprattutto la qualità dei padroni di casa hanno infatti spento l’euforia post-derby dei biancoblù. Partita con il piglio giusto, la squadra di Luca Cereda si è distratta a metà salita, sedendosi quando non doveva. Il Davos - sino a quel momento per altro meno brillante dei ticinesi - ne ha approfittato, scavando un fossato dal quale l’Ambrì non è più riuscito a riemergere. Gli ospiti hanno provato ad aggrapparsi alla doppietta di Müller nel finale, ma gli uomini di Wohlwend non hanno concesso - come a Rapperswil meno di 24 ore prima - un’altra rimonta. Il tutto centrando il decimo successo negli ultimi undici incontri.

La lezione

Il bilancio del weekend biancoblù parla invece di tre punti e di un ultimo posto dal quale non si riesce a sfuggire. «A differenza del derby a Davos è mancata la costanza nell’arco dei sessanta minuti e sulle quattro linee» rileva Cereda, analizzando le due sfide. Per il tecnico leventinese la sfida della Vaillant Arena ha insegnato anche dell’altro: «E cioè che fino al sessantesimo le partite non sono mai finite. Da una situazione che si era fatta complicatissima siamo quasi riusciti a riaffiorare. È questa la più grande lezione».

Dopo l’infortunio rimediato il 20 ottobre non ha mollato ed è tornato Robert Sabolic, schierato da Cereda con altri tre attaccanti stranieri. «Non era semplice per lui. Ha disputato un match sufficiente e ora dovremo essere bravi a fare in modo che ritrovi la giusta forma» sottolinea il coach.

«Sensazioni speciali»

Chi invece sembra essersi calato bene nella realtà biancoblù è Scottie Upshall. Protagonista del derby in positivo (una rete e tanta fame) e negativo (una penalità di partita), il canadese ha mostrato buone cose anche a Davos: «In linea con D’Agostini e Flynn mi trovo a meraviglia. Pensiamo allo stesso modo. Sì, ho vissuto un bel weekend di hockey. Sabato alla Valascia ho provato delle sensazioni speciali». Cosa non ha funzionato invece a Davos? «Banalmente il secondo tempo. Abbiamo smesso di giocare il nostro miglior hockey e il Davos ci ha uccisi. Peccato perché avevamo iniziato il match con la giusta mentalità, creandoci diverse occasioni».

Chi più, chi meno

Più

Marco Müller - Vivo e pungente. Trascina la sua linea (dove Zwerger non brilla particolarmente) e si crea almeno cinque buone occasioni. In due circostanze fa anche centro, rilanciando l’Ambrì nel finale di gara.

Meno

Isacco Dotti - Si fa scippare il disco che il peperino Baumgartner serve a Lindgren in occasione del 3-0. L’errore costa carissimo ai suoi, obbligati a quel punto a compiere un mezzo miracolo per rientrare in partita.