Hockey

Chi non segna e chi subisce troppo: le due facce tristi di Lugano e Ambrì

Tra sterilità offensiva e lacune difensive, le due formazioni ticinesi sono alle prese con lo scarsissimo rendimento dei loro giocatori stranieri
Zero gol e zero assist, per ora, per Brendan Perlini. ©CdT/Gabriele Putzu
Flavio Viglezio
24.09.2025 22:30

La pazienza ha un limite. Definire quale sia questo limite è tanto delicato quanto difficile. Fatto è che dopo sette giornate di campionato – poche, è vero, ma è meglio non scherzare con il fuoco – Lugano e Ambrì Piotta già si trovano impantanati nelle zone basse della classifica. I bianconeri sono 11. con 5 punti, i biancoblù sono al 13. posto – in compagnia dell’Ajoie – con soli 4 punticini all’attivo. Vanno a braccetto, le squadre di Tomas Mitell e di Luca Cereda. Entrambe hanno vinto una sola volta: il Lugano ha battuto la Cenerentola Ajoie grazie alla serata di grazia di Luca Fazzini, l’Ambrì Piotta ha fatto centro alla prima giornata con il Kloten grazie ad una rete di Tim Heed a 8’’ dalla terza sirena.
Altrimenti solo sconfitte, troppo sconfitte. Sarebbe da folli intentare processi in questo particolare momento della stagione, ma i campanelli d’allarme iniziano a risuonare sempre più forte. Urge insomma una sterzata, il più rapidamente possibile. Per la classifica, certo, ma anche e soprattutto per la fiducia. Cadere in una spirale di negatività potrebbe in effetti avere effetti devastanti. Ticino, abbiamo un problema.

Rendimento a specchio
Bianconeri e biancoblù presentano problematiche diametralmente opposte, a livello puramente numerico. Il Lugano – con sole 8 reti segnate – ha semplicemente il peggior attacco del campionato. Mai, in stagione, è riuscito a realizzare più di due gol in una partita. E soprattutto è a secco da due sfide: in bianco e Davos e in bianco nell’inguardabile confronto con il Berna, in cui il portiere Adam Reideborn ha trascorso una delle serate più tranquille della sua carriera al cospetto del nulla cosmico offensivo offerto da Thürkauf e compagni.
Dal canto suo l’Ambrì Piotta non è di certo una macchina da gol, ma il problema è un altro. Con 23 reti subite, i leventinesi hanno la penultima peggior difesa di tutta la NL. E solo perché il Ginevra ne aveva buscate ben 11 nel derby con il Losanna.

Mancanza di qualità
Contro il Berna, il Lugano non ha solo confermato la sua sterilità offensiva, ma anche l’incapacità di crearsi delle vere e proprie occasioni per andare in rete. In tutte le partite fin qui giocate, solo raramente i bianconeri riescono a mettere sotto pressione – e quindi in difficoltà – le difese e i portieri avversari. Le statistiche dicono comunque che il Lugano è la settima squadra per tiri in porta effettuati (196). La percentuale realizzativa (4.08%) rasenta però il disastro. La verità è che, davanti, al momento manca qualità. E un Linus Omark visibilmente spaesato e a corto di condizione, solo a medio-lungo termine potrà eventualmente portarla. E vien da chiedersi per quali ragioni il club bianconero – per ovviare alle assenze di Sekac e Kupari – abbia puntato su un 38.enne che non giocava una partita dalla fine della scorsa stagione. Manca qualità, si diceva. Quella che dovrebbero comunque garantire gli stranieri voluti da Janick Steinmann, che ha operato una sorta di rivoluzione a livello di import. Per ora la mossa di puntare su stranieri più “lavoratori” che di classe, forieri di una nuova cultura sportiva, non sta assolutamente portando i suoi frutti. E la scusante del periodo di integrazione lascia come sempre il tempo che trova.

Import in letargo
Il (non) rendimento degli stranieri spiega anche perché il Lugano abbia attualmente il peggior power-play della Lega, con un solo gol segnato all’attivo. A fotografare perfettamente la situazione è Brendan Perlini, che sta dando ragione a chi storceva il naso al momento dell’annuncio del suo acquisto. Pasticcione all’inverosimile, l’attaccante anglo-canadese attraversa le partite nell’anonimato più totale. Anzi no, è pure controproducente. A Friburgo ha rimediato una penalità di partita, contro il Berna ha commesso l’ingenuo fallo che ha di fatto permesso agli Orsi di chiudere i conti. Il suo bilancio dopo 7 incontri? Zero reti, zero assist e un bilancio personale di -6. E ad oggi è rimasto deluso chi si attendeva molto da Mike Sgarbossa. Il canadese pattina parecchio, ma con poco costrutto, e raramente lo si trova nelle zone nevralgiche della pista. Le sue presunte doti da playmaker non si sono insomma ancora viste e il bilancio personale (0 gol, 2 assist, -4) non parla ovviamente a suo favore. Sgarbossa, datti una mossa, vien da dire. Rimane Zach Sanford, che – contro il Berna a parte – qualche estemporaneo lampo di classe lo ha messo in mostra. Anche il suo rendimento però (1 rete, 2 assist, -2) non può dirsi soddisfacente.

Più emozioni che necessità
Dopo la partita delle Vernets contro il Ginevra, l’Ambrì Piotta può invece mangiarsi le mani. Tre volte in vantaggio – una delle quali doppio – i biancoblù hanno trovato il modo di gettare alle ortiche un successo che ad un certo punto sembrava ampiamente alla portata di Bürgler e compagni. D’accordo, i leventinesi hanno subito troppe penalità pagate a caro prezzo, ma imperdonabili sono le distrazioni che hanno riportato il Servette in partita con due reti nel brevissimo volgere di 15 secondi. Certo, si difende e si attacca in cinque, ma le lacune del reparto arretrato leventinese non sono una sorpresa. Erano già emerse nella passata stagione ed erano costate carissime nella serie di play-in contro il Kloten. Eppure in Leventina si è preferito puntellare l’attacco piuttosto che il settore arretrato. La possibilità di ingaggiare Alex Formenton ha fatto venire l’acquolina in bocca ai tifosi, ma permangono dubbi concreti sull’utilità di un ingaggio che profuma più di emozioni che di vera necessità.

La solita coppia
La verità è che quasi tutto il peso delle responsabilità difensive dell’Ambrì ricade come sempre su Jesse Virtanen e Tim Heed. Che già sono – a scanso di equivoci – i due giocatori più utilizzati di tutto il campionato con una media di più di 24’ a testa. Difficile rimanere costantemente lucidi, in queste condizioni. Ed infatti i due sono i difensori leventinesi con il peggior bilancio personale. Virtanen (1 gol e 1 assist) è a -6, mentre Heed (2 gol e due assist) si attesta a -5. Intanto, con la speranza che il permaloso Petan si sia finalmente sbloccato, alla Gottardo Arena si attende con ansia il miglior Chris DiDomenico, elemento capace, quando è in forma, di garantire equilibrio in tutte le zone della pista. Ma il focoso attaccante (-7 di bilancio personale) quest’anno non è ancora pervenuto. Sì, Ticino, abbiamo un problema.

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