Chris McSorley: «Non sono arrabbiato, ma deluso sì»

Il Lugano ha scelto la vigilia di Halloween per mettere in scena uno spaventoso «Hockey Horror Show». Travestiti da fantasmi, i bianconeri sono subito spariti dal ghiaccio, permettendo al Ginevra di volare sul 2-0 in meno di 9 minuti e di chiudere la partita con il 4-0 segnato in inferiorità numerica al 37’18’’. Senza idee, senza emozioni, senza passione, la squadra di Chris McSorley è apparsa confusa, disunita e impacciata in ogni aspetto del gioco. L’attacco? Impalpabile, lento, impreciso e prevedibile, con poche iniziative individuali (quasi tutte di Fazzini) mai veramente in grado di impensierire Descloux. La difesa? Molle, fragile, sfilacciata. Contro una squadra in piena crisi quale il Servette, penultimo in classifica, i bianconeri non hanno saputo portare in pista la giusta dose di fame e disperazione. Logica, dunque, la sesta sconfitta nelle ultime otto partite. La pazienza dei tifosi si sta già esaurendo e infatti, dalle tribune, sono partiti i primi fischi. La Curva Nord ha invece optato per l’ironia, gridando al miracolo dopo l’inutile e tardivo gol della bandiera segnato da Giovanni Morini negli ultimi scampoli del match, con gli ospiti già appagati e poco interessati ad infierire.
Lo spirito perduto
Quando era privo di molti titolari in attacco, il Lugano è uscito spesso sconfitto, sì, ma senza mai perdere la faccia, mostrando sempre carattere, solidità difensiva, spirito di squadra e fuoco sacro. Tutto questo, ora, sembra svanito. E lo stesso allenatore appare troppo passivo, incapace di toccare le corde giuste. Dopo una prestazione come quella di ieri sera, il McSorley che allenava il Ginevra avrebbe sputato fiamme. Il Chris luganese, invece, preferisce fare il pompiere, cercando di contenere l’incendio all’interno dello spogliatoio. «Oggi è stata una serata difficile, sicuramente non quella che ci aspettavamo dopo la sconfitta di venerdì a Bienne. La squadra migliore ha vinto. Noi non siamo stati abbastanza bravi, non ci sono scuse, siamo tutti responsabili, staff tecnico incluso. Dobbiamo ritrovarci come gruppo e migliorare, restando positivi. A volte può sembrare una questione di passione, ma in realtà si tratta soprattutto di mettere il disco al posto giusto per generare velocità. Non siamo stati in grado di prendere le decisioni corrette. Prima della pausa per le nazionali ci attende una settimana dura (contro Zugo, Zurigo e Berna, ndr.) e dovremo essere pronti».
Il momento è adesso
La formula del campionato, con i pre-playoff che escludono solo le ultime tre della classifica, toglie un po’ di pressione al Lugano, ma non c’è più tempo da perdere. Il pubblico della Cornèr Arena vuole emozioni, non sbadigli e arrabbiature. «Sono d’accordo, il momento è adesso, non domani», afferma McSorley. «Dobbiamo venirne fuori collettivamente, parlarci e riorganizzarci per alzare il nostro livello di competizione. Non sono arrabbiato, ma deluso sì. Essere preoccupati fa parte del mestiere di allenatore. È questo che ti spinge a trovare delle soluzioni. La cosa più importante, nel mio ruolo, è restare motivato e pigiare sui giusti tasti. Proveremo qualcosa di nuovo, ad esempio cambiando la composizione delle linee. I coach sono come dei piccoli chimici, perennemente alla ricerca delle formule migliori». La notte delle streghe porterà consiglio?