Da Zurigo al Nordamerica, in silenzio si è formata la stella Pius Suter

L’appuntamento con Pius Suter è fissato per le 11 alla Swiss Life Arena di Zurigo-Altstätten. Alle 10:58, da una bicicletta scende un giovane, altezza 180 cm, corporatura snella, maglietta, bermuda, occhiali che evocano l’immagine di chi ha più familiarità con la Borsa di Zurigo che con i borsoni da hockey. Invece è un «gladiatore», un giocatore di hockey professionista, da cinque stagioni nella National Hockey League in Nordamerica, il campionato di hockey più ricco - sportivamente, finanziariamente - del mondo.
Una stagione a Chicago, due a Detroit e Vancouver (pari a 377 partite, 165 punti, 84 reti e 81 assist), nelle prossime due Pius Suter vestirà la maglia dei St. Louis Blues, nel Missouri. Una città tutta da scoprire. «Partirò con mia moglie da Zurigo la prima settimana di settembre. Non conosciamo la città e al momento non abbiamo ancora un appartamento. Su Google Maps stiamo guardando le diverse zone in cui ci piacerebbe risiedere, magari un po’ fuori dal centro. Sono curioso di capire come sarà vivere a Saint Louis, so che hanno come tradizione il barbecue e il jazz. Ci sono anche due squadre professionistiche, nel baseball e nel calcio, dove tra l’altro gioca Roman Bürki (dal 2022 il portiere elvetico milita nei St. Louis Blues City in MLS, ndr)».
«Züri» dolce casa
Torniamo a Zurigo, punto di partenza della carriera professionistica dell’attaccante originario di Wallisellen e riferimento estivo, quando l’hockey in Nordamerica è in vacanza, ma i giocatori devono mantenersi in allenamento. «Con Jonas Siegenthaler (difensore cresciuto negli ZSC Lions, oggi in NHL con i New Jersey Devils, ndr), col quale sono davvero molto legato, già da anni organizziamo un gruppo di allenamento. Affittiamo il ghiaccio oltre ad allenarci per la parte atletica. Abbiamo sempre un portiere e diversi giocatori che fanno gli allenamenti estivi da soli a Zurigo». Un’estate, quella del 2025, un po’ speciale. Il riferimento è l’evento unico organizzato da Kevin Fiala - una partita che l’8 agosto ha radunato alla Swiss Life Arena NHLers elvetici e non, che hanno sfidato gli ZSC Lions. «Una bella rimpatriata. Noi svizzeri in Nordamerica siamo però sempre in contatto, quando capita di sfidarci in campionato, la sera prima può succedere di trovarci a cenare insieme. Ci teniamo anche in contatto con messaggi sullo smartphone».
Consapevolezza di farcela
Sei stagioni nella National League svizzera con i Lions (250 partite, 191 punti, 92 reti e 99 assist), esordio a 19 anni, un titolo, selezioni in Nazionale, MVP della lega, picchi quale miglior realizzatore… Ti sei progressivamente fatto notare. Quando hai capito che l'hockey sarebbe potuto sfociare in una carriera di alto livello? «Difficile dirlo. Credo di averlo pensato dopo aver completato la formazione commerciale. Fissando un momento… A 17 anni, in età junior a Zurigo, mi hanno chiamato per dei campi d’allenamento in Ontario, Canada. Per finire sono rimasto due stagioni ai Guelph Storm nella Ontario Hockey League OHL, giocavo solo a hockey. Allora ho capito che volevo diventare un professionista. Ho fatto un passo alla volta e mi è risultato abbastanza facile».
Tra dubbi e difficoltà
La parola «facile» è da relativizzare. Durante la conversazione emerge tutta la difficoltà che un giovane può trovare per… emergere. «Non bisogna pensarci troppo, semplicemente lasciare che siano le prestazioni sul ghiaccio a parlare da sole. La prima stagione in OHL, ad esempio, avevamo una squadra molto forte e io giocavo in quarta linea. A quel punto che fare? Devi mettere in pista tutto, dare il massimo e aspettare il momento in cui potrai giocare di più. Anche a Zurigo, due anni più tardi all’esordio in prima squadra, sapevo che dovevo farmi trovare pronto ed essere migliore degli altri».

Punto di svolta
Diventato «migliore», nel 2020-2021, la vera svolta nordamericana. «Ero reduce da una brillante stagione personale con gli ZSC e ho ricevuto offerte da alcune squadre. Ho scelto Chicago. Era il momento giusto di cambiare e di sfruttare l’opportunità per firmare un contratto in NHL. Una scelta azzeccata, sicuramente ha aiutato il fatto che a Chicago ci fosse Marc Crawford quale assistente allenatore. Mi conosceva da Zurigo».
Impatto shock
Siamo in pieno COVID-19. Campionato ridotto a 56 partite invece di 82, con inizio il 13 gennaio 2021. «Partito due giorni prima di Natale, ho dovuto fare la quarantena in albergo, non una bella esperienza. Ma tutto è scivolato via velocemente. La prima delle due partite contro i campioni in carica di Tampa è stata difficile, senza una vera e propria preparazione. I due incontri successivi contro Florida sono stati migliori. Devo ammettere che le mie prime quattro esperienze in NHL sono state difficili, poi via via è andata sempre meglio».


A tal punto che Pius Suter - compagno a Chicago di un certo Dominik Kubalik e del rossocrociato Philipp Kurashev - pochi giorni dopo mette a segno una tripletta che lo fa entrare nella storia dei Blackhawks. È il 24 gennaio 2021 e contro i Detroit Red Wings l’attaccante segna tre reti nella sua sesta partita in NHL, diventando, dopo oltre 90 anni, il solo a siglare i primi tre gol della carriera in NHL tutti in una stessa partita. Non solo, tre anni più tardi, il 24 gennaio 2024 - questa volta con il pubblico allo stadio - Suter realizzerà un altro hat-trick con la maglia dei Vancouver Canucks contro i St. Louis Blues. Chicago, Detroit, Vancouver, St. Louis, guarda «caso», le sue squadre passate e presenti…
Contratto milionario
Presente che dal 2 luglio 2025 si chiama St. Louis Blues. Noto il suo contratto biennale del valore complessivo di 8,25 milioni di dollari. Tanti soldi possono dare alla testa... «È vero, ti permettono di fare molte cose, anche belle, ma bisogna decidere cosa vale la pena di permettersi e cosa invece è importante per il nostro futuro. Siamo sicuramente dei privilegiati, occorre sfruttare il momento e godersi la vita, nello stesso tempo bisogna guardare più in là. È molto importante avere accanto le persone giuste e ricevere i consigli necessari».
Il futuro è un’ipotesi

Provocazione. Guardando più in là, come ti vedi tra una decina d’anni (quando ne avrai 39)? «Spero di giocare ancora (sorride, ndr), chi lo sa. Ora è troppo presto per pensarci, magari vorrò tornare a scuola. Non sono stressato da quello che potrò fare domani. Quando smetterò di giocare magari ci vorranno un paio d’anni per capire cosa mi attira. Sarà anche una questione di famiglia».
La gestione della pressione
Nell’immediato futuro, sei pagato per fare punti, reti, assist, una pressione niente male…
«Sì, come attaccante questo aspetto conta molto, ti aiuta nelle tue prestazioni, per la fiducia. Per me è sempre stato importante produrre piuttosto un gioco two-ways, quindi prestare attenzione anche agli aspetti difensivi. Per avere più tempo di ghiaccio, in particolare quando entri in una nuova squadra, soprattutto se sei giovane e se il coach ti dà fiducia, giocare bene difensivamente ti porta a tre o quattro cambi presenze in più ogni partita. Ne guadagni in ritmo, fiducia nei tuoi mezzi e impari di più e più in fretta. Allora succede che giochi anche quando la partita si fa dura, con maggiori opportunità di mostrare anche le tue capacità offensive e di segnare dei gol. Vale a tutti i livelli, per me è sempre stato così».
La pressione arriva anche dal calendario. Quale la differenza tra NHL e National League? «Il numero di partite, il ritmo, il livello più alto. Se anche solo una singola sera si gioca al 70-80% del potenziale, è garantito che non si avrà un buon risultato. Alla fine, se si escludono le settimane di riposo e il Natale, restano 180 giorni con 82 partite, a volte è difficile, non capita spesso di avere tre giorni di riposo tra una sfida e l'altra, è qualcosa a cui bisogna abituarsi. È importante trovare il giusto equilibrio per il riposo di cui hai personalmente bisogno e la tensione necessaria per la tua prestazione».
I tifosi in NHL e in... Ticino
Giovedì 9 ottobre 2025 esordirai con i St. Louis Blues in casa contro i Minnesota Wild. Quali le tue aspettative? «Arrivo da Vancouver, dal Canada, dove l’hockey è una ‘religione’. Mi hanno riferito che a St. Louis il pubblico è abbastanza caloroso e numeroso anche se non c’è un settore con i tifosi più caldi come in Ticino». Pius Suter conclude l’incontro alla Swiss Life Arena di Zurigo rievocando le partite contro Lugano e Ambri. «Il freddo alla Valascia era tremendo. Ricordo che la prima volta che ci sono stato abbiamo perso. Si vuole sempre vincere, è chiaro, ma poi hanno cantato La Montanara, wow che esperienza! Alla Resega, invece, nella finale del 2018, ogni volta che tornavo a casa dopo la partita avevo le orecchie che mi fischiavano. Il rumore in pista era assordante, ma eccitante».