Damien Riat, un coltellino svizzero con il fiuto del gol

Negli ultimi anni, Christoph Bertschy è stato il «coltellino svizzero» per eccellenza. Un attaccante multiuso, utile in ogni situazione: in un terzetto offensivo, in quarta linea, all’ala, al centro. Caratteristiche su cui Fischer può contare anche a Herning. Pure Damien Riat, però, si sta illustrando per la sua versatilità. Ha iniziato il Mondiale con due buone partite giocate al fianco di Denis Malgin e Sven Andrighetto (suoi avversari nella finale tra Losanna e ZSC Lions) per poi passare in terza linea contro gli Stati Uniti, con il compagno di club Ken Jäger e il dinamico esordiente Simon Knak. Ebbene, il risultato non è cambiato. Ovunque lo metti, infatti, Riat segna gol importanti: ha firmato il 2-0 con la Cechia, il 4-2 con la Danimarca e l’1-0 che lunedì ha dato il «la» alla grande partita dei rossocrociati contro gli USA. «A livello personale - spiega - le cose stanno andando piuttosto bene, ma le buone prestazioni individuali sono spesso il frutto di un lavoro collettivo. Ed è proprio questo il caso: tutti, in questa Nazionale, svolgono al meglio i propri compiti. Rispetto ai miei precedenti Mondiali sto giocando di più e Fischer sa che può contare su di me ovunque decida di mettermi».
Quasi perfetti
Contro gli americani, la selezione elvetica è arrivata vicina alla perfezione. «Dipende un po’ dagli standard che ci si è prefissato di raggiungere», obietta Riat. «È stata certamente una grande partita, ma secondo me restano un paio di dettagli da aggiustare. Abbiamo concesso ancora un paio di penalità evitabili, a cominciare dalla mia. In questo modo, il rischio di far rientrare l’avversario è sempre dietro l’angolo. Di sicuro è stata una prova solida, a cominciare dallo shutout di Genoni. Siamo insomma sulla buona strada per raggiungere davvero la perfezione. Allo stesso tempo, però, abbiamo giocato solo tre partite e non è ancora il caso di infiammarsi troppo».
Questione di profondità
Con l’ingresso di Kevin Fiala, Damien ha dunque cambiato linea e compiti. «Ma va benissimo così. Abbiamo inserito nel line-up un giocatore fortissimo, da ogni sua giocata può nascere un’occasione pericolosa». Con Riat in terza linea e Bertschy in quarta, anche il «bottom six» ne esce rinforzato. Ora la Svizzera appare più completa. Più profonda. «Per andare lontano in un torneo e sperare nel grande risultato, devi poter contare su quattro linee in grado di dare un contributo tangibile. E noi le abbiamo. Senza dimenticare i compagni che sono in tribuna. Abbiamo profondità e alternative in ogni ruolo. Ci sono giocatori molto tecnici, ma anche tanti elementi in grado di portare energia e vincere le battaglie. Insomma, abbiamo i mezzi per competere anche sul piano fisico». E poi, come detto, ci sono i coltellini svizzeri: «Quelli fanno sempre comodo», conclude Riat.