Ambrì

Daniele Grassi, un capitano in panchina: «Mi rendo utile, ma non vedo l’ora di tornare in pista»

Fuori da fine agosto per un infortunio a una mano, l'attaccante verzaschese ci parla della sua riabilitazione, del suo ruolo temporaneo al fianco dello staff tecnico e del momento particolare attraversato dalla squadra
© Keystone/Andrea Branca
Fernando Lavezzo
16.10.2025 16:30

Il cappellino blu al posto del casco, la felpa coordinata al posto della maglia numero 12. E in un orecchio l’auricolare, per comunicare con chi osserva la gara dall’alto. A partire dal derby della Cornèr Arena, quando c'era ancora Luca Cereda, Daniele Grassi si è reso utile così, al fianco dello staff tecnico biancoblù. «Niente di particolare», minimizza lui. «E sinceramente non so se una carriera in panchina possa essere un’opzione per il mio futuro», aggiunge. «Oggi come oggi, non mi ci vedo. Ho solo tanta voglia di tornare a giocare e non vedo l’ora che accada, ma purtroppo ci vorrà ancora un po’ di tempo».

Santa pazienza

Circa tre mesi di stop. È stata questa la prognosi di fine agosto, quando Dani è finito sotto i ferri per un infortunio a una mano, consegnando temporaneamente la «C» di capitano a Dario Bürgler. «La tabella di marcia è rispettata, sto recuperando nei tempi previsti», spiega Grassi. «Sono tranquillo, perché tutto quello che si poteva fare è stato fatto e non mi resta che pazientare».

Già da qualche settimana, l’attaccante verzaschese si allena sul ghiaccio, in solitaria, non appena i compagni rientrano nello spogliatoio. «Stare fuori è sempre brutto, ma in certi momenti lo è ancora di più», racconta. «In questo mese e mezzo di campionato sono successe tante cose e avrei voluto fare di più per aiutare la squadra. Ma dare un contributo tangibile senza poter scendere in pista è difficile».

Un altro punto di vista

Un suo piccolo ruolo, in attesa di tornare a sgomitare e a portare energia in pista, Grassi se lo sta comunque ritagliando: «Come ho detto, non è un compito così importante. Vado in panchina per dare una mano, sono a disposizione dello staff tecnico e dei compagni. In questo momento è l’unico modo che ho per dare un sostegno concreto alla squadra. Durante il match, ad esempio, seguo attentamente alcune dinamiche: chi entra sul ghiaccio, chi esce, chi gioca meglio contro una certa linea avversaria... È sicuramente un punto d’osservazione interessante e credo che questa esperienza mi tornerà poi utile quando tornerò sul ghiaccio. Mi aiuta a restare in contatto con la squadra e a seguirne da vicino l’evoluzione. A livello emotivo, è una cosa molto diversa rispetto a giocare. Dietro la transenna riesci ad essere più distaccato e tranquillo. Non sei nel vivo dell’azione, non hai il cuore che batte a mille, e di conseguenza godi di una visione più completa e lucida della partita. Da giocatore, tra un cambio e l’altro, devi anche rifiatare e non riesci a seguire perfettamente tutto quello che fanno le altre linee».

E poi ci sono gli auricolari: «Io e René li indossiamo per comunicare con chi segue la sfida in tribuna (solitamente il ds e il video coach, ndr.), ad esempio in caso di decisioni arbitrali dubbie per cui conviene chiamare un coach challenge. Dall’alto si vedono meglio vari aspetti del gioco e soprattutto si possono riguardare velocemente le immagini».

Energia positiva

A livello emotivo, l’ultima settimana è stata ovviamente difficile in casa leventinese. Soprattutto per chi, come Daniele Grassi, è cresciuto a pane e Ambrì Piotta: «Non eravamo più abituati, negli ultimi anni, a vivere situazioni di questo tipo. In momenti simili, la squadra deve unirsi e andare avanti per poter raggiungere i suoi obiettivi. Dopo un weekend da 6 punti, ho percepito un po’ di energia positiva in più, come è normale che sia quando si vince. Ma non ci sono stati cambiamenti avvenuti dall’oggi al domani».

Tipicamente, le prime partite dopo un cambio di allenatore hanno un effetto salutare. Ora, per i biancoblù, arriverà la parte più difficile: confermare i successi ottenuti contro Ajoie e ZSC Lions e trovare una migliore velocità di crociera per risalire la classifica. «Ci sono tantissime cose che influiscono sui risultati e non puoi controllarle tutte», afferma Daniele. «Quello che si può fare, all’interno di una squadra, è aiutarsi a vicenda anche quando le cose non vanno bene e cercare di migliorare costantemente alcuni dettagli. Sommando tutto ciò, alla fine i risultati arrivano come conseguenza. In questo momento abbiamo pochi punti e se pensiamo unicamente al risultato, ci carichiamo di tantissima pressione. Quello che dico ai miei compagni, soprattutto ai più giovani, è di concentrarsi sullo sviluppo del gioco e del gruppo. Così, piano piano, riusciremo a costruire qualcosa di solido. Il segreto, in fondo, sta tutto qui».

Il successo di sabato a Zurigo lascia ben sperare in vista della sfida di domani contro il Langnau: «Quella con i Lions è stata una buonissima prestazione, ma non dimentichiamo che pochi secondi prima del nostro gol decisivo, Senn ha effettuato una gran parata. Siamo stati bravi a mantenere la tranquillità in ogni istante». Una tranquillità che Dani trasmette a modo suo, in un ruolo nuovo. Forse più importante di quanto creda lui stesso.