Fischer: «Non devo più dire ai ragazzi che sono forti, lo sanno già»

Ad Herning è quasi tutto pronto. La Svizzera, parola di Patrick Fischer, lo è di sicuro. «Stiamo bene, non vediamo l’ora di cominciare a giocare», afferma il coach rossocrociato subito dopo l’allenamento della vigilia. «In queste settimane di preparazione abbiamo lavorato duramente e le ultime amichevoli ci hanno lasciato buone sensazioni. Il sistema funziona e abbiamo fiducia in quello che facciamo». L’esordio degli elvetici è in programma domani alle 16.20 contro i campioni in carica della Cechia. Una rivincita della finale dello scorso anno a Praga. «Vogliamo batterli, indipendentemente dalla nostra fame di vendetta», dice Fischi. «Iniziare bene un torneo è sempre importante e ti aiuta molto. Non sarà facile. Per riuscirci, dovremo essere intelligenti e canalizzare le emozioni nel modo giusto. Tanto fuoco dentro, ma anche tanto controllo e disciplina, insomma, perché le penalità potrebbero fare la differenza. La Cechia è forte e gioca un po’ come noi, con velocità e intensità. Sarà una questione di dettagli».
In carica dal 2016 e al suo nono Mondiale come head coach, Patrick Fischer è ambizioso come sempre: «Negli ultimi 4-5 anni abbiamo sempre fatto molto bene nella fase a gironi, ormai tutti sanno che siamo una squadra forte. Abbiamo sbagliato parecchi quarti di finale, questo è vero, ma quando li superiamo, come l’anno scorso, arriviamo sempre in finale. L’importante è concentrarsi sul lavoro quotidiano, sul processo, migliorando giorno dopo giorno. Solo così potremo presentarci nelle condizioni ideali alle partite che più contano, quelle ad eliminazione diretta». Nono Mondiale da head coach, si diceva: «Ma contando anche quelli vissuti da giocatore e assistente sono attorno alla ventina (ride, ndr.). È un contesto che amo. C’è uno spirito meraviglioso, i tifosi la vivono come una festa e noi possiamo mostrare a tutti il nostro valore. Sono motivato come il primo giorno, mi sento bene con il mio staff e con la squadra. Non spetta a me giudicare l’importanza del mio contributo per l’hockey svizzero, ma sento che oggi, quando iniziamo un Mondiale, non devo più convincere i giocatori di essere forti. Lo sanno già. Questa fiducia è alla base di tutto. Ovviamente, quando inizi a competere con i migliori, non puoi mai fermarti. Devi continuare a correre, a crescere. Lo stiamo facendo. Non siamo ancora dove vogliamo essere, ci sono tanti aspetti da migliorare, ma mentalmente abbiamo fatto un passo in avanti».
Herning suscita splendidi ricordi al nostro tecnico. Qui, nel 2018, la sua Svizzera superò la Finlandia nei quarti di finale, aprendo la strada verso l’argento di Copenaghen. «Tornare qui è speciale, questa pista è rimasta nel mio cuore. Sette anni fa abbiamo vissuto un momento molto bello, dando il meglio di noi stessi in un periodo non privo di pressioni. Ma questo è il passato, adesso vogliamo scrivere una nuova storia». Una nuova fiaba, verrebbe da dire, visto che ci troviamo nel Paese di Hans Christian Andersen.
Oggi in Danimarca è arrivato anche Janis Moser, quarto rinforzo dalla NHL, che ha avuto qualche contrattempo (ieri ha perso l’aereo...) e non è riuscito ad arrivare prima. Ancora non è certa, invece, la presenza di Kevin Fiala. L’attaccante ha ottenuto il via libera dai suoi Los Angeles Kings, ma non ha ancora sciolto i dubbi per ragioni personali. «È ancora bloccato, per ora non possiamo dire di più», spiega Fischer.
Intanto Andres Ambühl si appresta a vivere il suo ventesimo e ultimo Mondiale: «È un giocatore speciale, forse non ce ne saranno mai più come lui. Büehli non è solo l’uomo dei record, ma anche una persona fantastica. Meritava di terminare la sua carriera in questo contesto e resta un giocatore importantissimo, nello spogliatoio e in pista. Farà tutto per chiudere con bei ricordi».
Da una parte il 41.enne grigionese, dall’altra tante facce nuove. È insomma una Svizzera tra passato e futuro, che guarda già al domani senza dimenticarsi di chi l’ha portata fin qui. «Abbiamo cercato di allargare la rosa dei candidati, ma va anche detto che alcuni infortuni hanno facilitato l’ingresso in squadra di altre figure. Penso a Thürkauf, Scherwey, Simion, Loeffel, Herzog, Haas… Tutta gente che l’anno scorso era con noi a Praga a vincere la medaglia d’argento. Per fortuna, abbiamo trovato delle nuove opzioni molto forti. Alcuni giovani si sono sviluppati bene. Ragazzi come Schmid, Rohrbach, Baechler e Knak hanno fatto dei passi da gigante in National League e in Nazionale. In porta, Charlin è reduce da un campionato incredibile con il Langnau. Tim Berni e Tyler Moy, dal canto loro, sono arrivati spesso vicini a una convocazione e finalmente ce l’hanno fatta. Sono contento, abbiamo un nuovo look».