Gianluca Mona: «McSorley è un grande motivatore»

Chris McSorley e il Lugano. O meglio, Chris McSorley al Lugano. Potrebbe essere solo fantahockey, una bufala gettata in psato agli appassionati dal «Blick». D’altra parte solo un paio di mesi fa c’era chi lo dava per certo al Berna. Già, potrebbe trattarsi solo di una speculazione giornalistica, buona solo per le discussioni d bar. Oppure no, anche perché i bar, di questi tempi, sono chiusi. Martedì sera a Fribugo il direttore sportivo del Lugano Hnat Domenichelli ha confermato di averlo chiamato a Natale: «Per chiedergli come sta e per sapere se sarebbe andato al Berna». Sono bastate poche parole a stuzzicare – nel bene o nel male – la fantasia dei tifosi. Amato o detestato, McSorley è stato uno dei grandi personaggi dell’hockey svizzero degli ultimi vent’anni. Non ha mai vinto il titolo – ha perso due finali – ma ha trasformato il Ginevra Servette, portandolo a diventare una delle realtà più importanti nel panorama del disco su ghiaccio elvetico. Partendo dalla Serie B.
Guai a chi sgarra
Ma chi è davvero Chris McSorley? Lo abbiamo chiesto a Gianluca Mona: l’ex portiere ha trascorso tre stagioni intense alla corte del 58.enne canadese di Hamilton. «Stamattina – dice ridendo Mona – gli ho mandato un messaggio, dicendogli che se avesse avuto bisogno di lezioni di italiano, io sono a disposizione». Si fa serio però quando descrive il suo ex coach: «L’ho già detto tantissime volte e lo ribadisco oggi: McSorley è il miglior allenatore che io abbia mai avuto. È vero, con i giocatori è un duro e applica regole estremamente ferree. Chi le segue, non avrà mai nessun problema con lui. Ma se sgarri iniziano i problemi. Chris nel suo lavoro è una persona estremamente precisa e puntigliosa: se hai appuntamento con lui alle nove, devi arrivare alle 8.55 e non alle 9.05. Cinque minuti di ritardo possono mandarlo su tutte le furie. È un esempio banale, ma che fa capire un lato importante della personalità di Chris».
Tra mobbing e amicizia
Clamorosi litigi con gli arbitri, balaustre che sbattono, provocazioni a non finire: il pubblico svizzero ha imparato a conoscere il lato focoso del carattere di Chris McSorley. Adorato a Ginevra, odiato – sportivamente parlando – in tutte le altre piste elvetiche. E anche per Mona il rapporto con il canadese non è sempre stato tutto rosa e fiori. Anzi. «No assolutamente – conferma l’ex estremo difensore – pure io ho avuto problemi con lui. Ho trascorso due o tre mesi tosti quando decise che non mi voleva più nonostante io avessi un contratto valido per altri due anni con il Ginevra. Mi diceva che non avrei più giocato e che, anzi, non mi avrebbe più nemmeno fatto allenare con il gruppo. Eravamo arrivati ad una sorta di mobbing. In seguito, quando abbiamo trovato un accordo, mi ha preso tra le sue braccia dicendomi che ero il miglior portiere che avesse mai avuto (ride, NdR). Siamo rimasti in contatto, ci vediamo regolarmente e posso dire che siamo amici».
Proteggere il gruppo
Anche perché i momenti belli trascorsi alle Vernets superano di gran lunga quelli difficili: «McSorley protegge sempre i suoi portieri. Fino all’estremo: se subisci un gol da metà pista è capace di dare la colpa a un difensore perché non ha bloccato il disco. Con i giocatori di movimento, invece, è senza dubbio molto più duro ed esigente. O perlomeno lo era una decina di anni fa, quando giocavo. Ma soprattutto McSorley è un grandissimo motivatore, capace di attirare su di sé l’attenzione per proteggere il suo gruppo».
Da 1 a 7
Ma Chris McSorley non è solo fuoco e fiamme. L’hockey svizzero non ha segreti per il 58.enne: «È un grandissimo conoscitore del disco su ghiaccio rossocrociato. Sa tutto di ogni giocatore del nostro campionato. Ma proprio tutto. Dopo ogni partita McSorley attribuisce una nota da 1 a 7 ad ogni giocatore della sua squadra e degli avversari. Ricordo che utilizzava anche la media ottenuta durante un campionato per le trattative contrattuali tra una stagione e l’altra». Van bene le conoscenze, ma il gioco estremamente difensivo di McSorley non ha mai sucitato grande entusiasmo nelle piste svizzere. Ginevra Servette ha sempre fatto rima con squadra «rognosa»: «Vent’anni fa era effettivamente così, il gioco del Servette risultava piuttosto noioso da vedere. Ma negli anni Chris si è evoluto molto, anche se è indubbio che gli piaccia ancora il gioco fisico. E inoltre sbaglia raramente nella scelta degli stranieri».
È l’uomo giusto
Già, ma il Lugano ha già un direttore sportivo. Difficile pensare che un personaggio come McSorley si accontenti – si fa per dire – del ruolo di coach: «Io penso che McSorley e Domenichelli possano convivere senza troppi problemi a livello do decisioni sportive. Lo vedrei benissimo a Lugano, a patto che possa godere di una certa autonomia decisionale. Dirò di più: sono convinto che Chris McSorley può essere l’uomo capace di riportare entro tre stagioni il titolo a Lugano».