I desideri per il nuovo anno di bianconeri e biancoblù

Ancora una fetta di panettone o di pandoro, il cenone di Capodanno, la finale della Coppa Spengler e poi ci si ritufferà nel campionato. Dopo le prime due pause per la nazionale e quella per il torneo grigionese, la NL vivrà il suo sprint finale. Quasi finale, visto che tra un mese circa è in programma la sosta più lunga, quella dedicata alle Olimpiadi. In un mese, insomma, si deciderà tutto o quasi, considerando che dopo i Giochi mancheranno solo sei giornate al termine della stagione regolare. Si giocherà tanto, dunque, senza più diritto all’errore. Lo sanno bene a nche Lugano e Ambrì Piotta, entrambi a caccia di obiettivi importanti.
Il tempo vola
Esattamente un anno fa, dopo le feste di fine anno, l’Ambrì Piotta era 11. in classifica con 41 punti in 32 partite. Il Lugano era invece penultimo con 39 punti in 31 partite. Erano stati i biancoblù a gestire meglio lo sprint finale: avevano chiuso la regular season con 73 punti, sinonimo di ultimo posto buono per i play-in. Il Lugano aveva invece terminato malinconicamente al penultimo posto con 66 punti ed era stato costretto a salvare la pelle nel playout con l’Ajoie. Quelli di inizio gennaio erano stati giorni tumultuosi, in casa bianconera: la crisi era sfociata il 13 gennaio con l’esonero di Luca Gianinazzi. Una certa abitudine nella gestione delle situazioni difficili aveva invece permesso all’Ambrì Piotta di agguantare il treno dei play-in.
Numeri sì, numeri no
Ed allora, per quanto possa valere, vale la pena di fare due calcoli proprio sulla base di ciò che era accaduto dodici mesi fa. Sulla base della classifica attuale al Lugano mancherebbero circa 25 punti per una qualificazione diretta ai playoff. L’Ambrì Piotta, per puntare ai play-in, dovrebbe mettere in cassaforte circa 35 punti. Calcoli e discorsi che valgono ovviamente fino a un certo punto. Quel che è sicuro, è che ci sono cinque squadre in lotta per tre posti nei playoff: Lugano, Ginevra, Rapperswil, Zugo e ZSC Lions. Per quel che concerne invece i play-in, la battaglia infuria tra Langnau, Kloten, Bienne, Berna e Ambrì per due posti a disposizione.
Tutto (o tanto) è cambiato
Insomma tanto – se non proprio tutto – è cambiato rispetto ad un anno fa. Dagli inferi dei playout il Lugano ad oggi è la sorpresa positiva della stagione. La parola chiave? Serenità, quella che si respira di questi tempi alla Cornèr Arena. Il merito principale di questa metamorfosi è da attribuire al lavoro dello staff tecnico. Tomas Mitell e Stefan Hedlund, con calma e idee chiare, hanno plasmato passo dopo passo una nuova squadra. Sono partiti dalle basi – ovvero dalla solidità difensiva – e progressivamente il Lugano è cresciuto in tutti gli aspetti del gioco, fino a creare un’armonia che lo ha portato addirittura fino al quarto posto in classifica. Con qualche eccezione, è la forza del gruppo ad esaltare i singoli. Si fanno spesso i nomi di Calle Dahlström o di David Aebischer per sottolineare i progressi compiuti, ma anche giocatori come Aleksi Peltonen o Marco Zanetti sono riusciti a ritagloiarsi un ruolo su misura.
Una serenità che è invece venuta a mancare in Leventina, quando la frattura tra una parte della dirigenza e la conduzione sportiva è sfociata nella surreale separazione tra Cereda e Duca e il club biancoblù l’8 ottobre scorso. A livello di comunicazione e di immagine, la società leventinese ha toccato uno dei punti più bassi della sua storia recente. L’incertezza che si respira ai piani alti – dove è finito il presidente Lombardi? – non può non ripercuotersi su ciò che si vede in pista. L’Ambrì Piotta deve decidere una strategia per il suo futuro, a partire da chi dirigerà il club nei prossimi anni. Sarà ancora Lombardi, oppure il presidente è davvero pronto a rimettere il suo mandato? È necessario che alla Gottardo Arena si faccia chiarezza al più presto, se possibile già nel corso dell’assemblea straordinaria prevista ad inizio febbraio. Una chiarezza che deve coinvolgere anche il ruolo del direttore sportivo – ci si affiderà anche in futuro ad Alessandro Benin? – e quello dello staff tecnico. Si intende davvero aprire un ciclo con Eric Landry? Il rischio di cadere in un buco nero di confusione è concreto: il Lugano dello scorso anno insegna.
