Il grido dei due Luca: «Adesso basta alibi»
Una lunga riunione tra Luca Gianinazzi e la dirigenza, seguita da un meeting chiarificatore tra giocatori. La sconfitta con il Langnau ha lasciato il segno, le parole di Calvin Thürkauf pure. Il Lugano prova a ripartire facendo leva sullo spirito di gruppo: è l’unico modo, d’altra parte, per uscire dal pantano in cui è andato a cacciarsi. L’Ajoie in trasferta e il Friburgo alla Cornèr Arena assumono allora le sembianze di un crocevia della stagione bianconera: rinascere o affondare, non ci sono alternative.
Anima ticinese di questo Lugano, capitano durante l’assenza di Thürkauf, Luca Fazzini non si nasconde: «Con il Langnau abbiamo vissuto una serata storta, anzi stortissima. La nostra è stata una prestazione davvero brutta, però l’abbiamo già messa alle spalle. Adesso ci attendono due partite importantissime. Contro due avversari diretti, dobbiamo fare sei punti».
Toccato il fondo
Capitan Thürkauf ha voluto lanciare un messaggio forte e chiaro a tutti, con le sue dichiarazioni: “Abbiamo parlato tra di noi – spiega il Fazz – e sono convinto che usciremo ancora più forti da questo periodo. Thürkauf? Dopo serate come quella di martedì sono parole che si possono capire. Adesso dobbiamo smettere di piangerci addosso. So come funzionano le cose a Lugano, ho già vissuto situazioni di questo genere e so dunque anche che da un momento all’altro tutto può cambiare». A patto ovviamente che tutti remino nella stessa direzione: «C’è la volontà da parte di tutta la squadra di reagire, vi do la mia parola. Non è un momento facile e ne usciremo solo con la forza del gruppo. Tocca a noi – ai leader in primis – tracciare la via e dare tutto per trovare le soluzioni giuste. Dopo la sfida con il Langnau abbiamo avuto la sensazione di aver toccato il fondo: abbiamo giocato contro una squadra nettamente più debole di noi e non siamo riusciti a vincere. Adesso siamo a un bivio e le discussioni esterne sull’allenatore, sulla società e su noi giocatori non devono entrarci nella mente. Testa bassa, poche parole e risposte con i fatti: ecco il compito che ci attende».
Tutto nella testa
Deve sbloccarsi, la squadra bianconera. E riuscire a riportare sul ghiaccio emozioni e cattiveria agonistica: «È tutta una questione mentale. Fisicamente stiamo bene e abbiamo una buona squadra, con elementi forti e di qualità. Sta tutto nella nostra testa. Attualmente non abbiamo la forza di rialzarci, nelle difficoltà: dobbiamo ritrovarla. Dalla sconfitta nel primo derby stagionale alla Gottardo Arena qualcosa è cambiato, è evidente. Non siamo più riusciti a trovare quella lucidità nel nostro gioco che ci aveva permesso di vincere tante partite ad inizio campionato. Come ho detto, ne abbiamo discusso tra di noi: adesso siamo tutti sulla stessa pagina – come si usa dire – e non vediamo l’ora di scendere in pista a Porrentruy per dimostrarlo».
Giana e i panni sporchi
Non ci sta più, Fazzini. E non ci sta nemmeno Luca Gianinazzi. La faccia – doveroso riconoscerlo – il coach ce la mette sempre: «Non ci sono scusanti o parole da utilizzare per la nostra prestazione contro il Langnau. Non ci sono alibi per giustificare una partita così. Il tempo delle scuse e degli alibi è terminato. C’è stato un confronto tra di noi per trovare le soluzioni per andare avanti. A Porrentruy vedremo se questa discussione avrà portato i suoi frutti. Non puntare il dito è importante, ma se qualcuno è responsabile di una determinata situazione, bisogna anche individuarlo. Non possiamo fare finta di nulla e dire che va tutto bene. I panni sporchi si lavano in famiglia, ma è giusto che si sappia che c’è stato un confronto. Thürkauf è una persona a modo e verso l’esterno si è espresso con molta diplomazia, ma vi assicuro che nello spogliatoio può diventare molto diverso».
Ci sono errori e errori
Il capitano, però, non intendeva dire che c’è chi sta giocando contro il Giana: «L’hockey è uno sport di errori, ma noi ne stiamo commettendo troppi. Ma la domanda chiave da porsi è perché un giocatore commette un certo tipo di errore. Se è per mancanza di volontà, allora diventa un problema grosso. Se è per mancanza di capacità o per il voler fare troppo, il contesto cambia. Ho parlato ancora con Calvin sul concetto di non remare tutti nella stessa direzione. Il suo intento era di spiegare che non facciamo le cose giuste con continuità. Se un giorno mi accorgessi che un giocatore non fa volontariamente ciò che chiedo, non metterebbe mai più piede sul ghiaccio». Intanto il Giana fa il parafulmine, assumendosi tutte le responsabilità: «Io sono fatto così e non potrei mai sottrarmi alle mie responsabilità. Ho accettato questo ruolo con tanto entusiasmo, conscio che ci sarebbero state delle difficoltà. Non sto cercando di togliere pressione dalle spalle della squadra: da head coach sono io a dover trovare le soluzioni per uscire da una situazione che è sotto gli occhi di tutti».