Il Mondiale numero 16 dell’eterno Ambühl

I Mondiali della Svizzera iniziano questa sera all’Olympic Sports Center di Riga (ore 19.15) contro la Repubblica Ceca, ieri battuta 4-3 dalla Russia. Per Andres Ambühl, 37 anni, quella in Lettonia è la sedicesima rassegna iridata. Un primato che l’attaccante del Davos condivide con Mathias Seger.
«È un fenomeno», dice Christian Wohlwend, suo allenatore nei Grigioni e vice di Fischer in Nazionale. L’età, per Ambühl, è solo un numero. Quando gioca, sembra avere un’inesauribile riserva di energia. La tecnica è sopraffina, la velocità sempre sorprendente. «Ha ancora un livello altissimo anche sul piano internazionale», insiste Wohlwend in un’intervista all’agenzia di stampa Keystone-SDA. Il segreto della sua longevità ? «La leggerezza», afferma il tecnico. «Andres ama questo sport, lo vede ancora come un gioco e non si prende mai troppo sul serio. Poter contare su un giocatore con la sua esperienza è il sogno di ogni allenatore».
Più punti che mai
In questa stagione, Ambühl ha totalizzato 14 gol e 30 assist, per un bottino di 44 punti in 45 partite. Un record personale. «È sempre bello essere produttivi in attacco, ma i numeri non dicono tutto», afferma il diretto interessato. Ci sono state stagioni con meno punti in cui ho giocato meglio. Ma è certo che alla mia età agisco in modo più intelligente di prima. Fisicamente, mi sento ancora lo stesso di tre o quattro anni fa. So esattamente cosa mi fa stare bene e non disperdo energie inutilmente».
Forza contadina
Figlio di contadini, Andres è cresciuto ad alta quota, nella valle di Sertig, vicino a Davos. Sin da ragazzino ha imparato il significato del duro lavoro, trascorrendo molto tempo in montagna. «Fisicamente, ne ho sempre tratto beneficio. E i ritmi serrati di un Mondiale non mi preoccupano. Preferisco disputare quattro o cinque partite in una settimana invece di una o due con 100 sessioni di allenamento».
La carriera di Ambühl è costellata di successi: cinque titoli nazionali conquistati con il Davos (2002, 2005, 2007, 2009 e 2015), uno con gli ZSC Lions (2012), un argento mondiale con la Nazionale maggiore (2013) e uno con la Under 18 (2001). In mezzo a tante soddisfazioni, c’è spazio per un solo rammarico: il sogno mancato della NHL. Ingaggiato dai New York Rangers nel maggio del 2009, Andres non ha mai avuto l’occasione di giocare neppure un’amichevole, restando una stagione in AHL con il farm team degli Hartford Wolf Pack: «Mi sarebbe piaciuto riprovarci, ma non è successo. È un peccato, ma rimuginare non aiuta. Alla fine, tutto succede per una ragione».

Ieri, oggi e domani
Il suo contratto con il Davos scade nel 2023. E dopo? «Non ci ho ancora pensato molto. Per me le cose importanti sono tre: essere felice, tenere il passo ed essere in grado di aiutare la squadra. Se uno di questi punti venisse a mancare, probabilmente mi fermerei. Tuttavia, non guardo mai così in là. In questi due anni possono succedere tante cose e io voglio godermi il presente».
Il presente, per Ambühl, si chiama Riga. Come dicevamo, questo è il suo sedicesimo Campionato del mondo. Dal 2004 - quando debuttò a Praga - ne ha saltato soltanto uno, quello del 2018 in Danimarca conclusosi con l’argento: «So che non è scontato giocare i Mondiali ogni anno. Mi considero fortunato. Ricordo benissimo il mio esordio in Cechia. Del resto, tutte le cose che vivi per la prima volta ti restano impresse nella testa. Come il grande hotel in cui alloggiavamo a Praga, oppure la grande pista. Per me era tutto nuovo ed impressionante. Ma ad essere sincero, ogni edizione ha qualcosa di speciale».

Versatile e ambizioso
Andres Ambühl è un attaccante prezioso per più ragioni. Una di queste, è la sua grande versatilità. Non per nulla, in Nazionale è stato apprezzato da allenatori molto diversi tra loro. Il numero 10 può essere utilizzato come centro o come ala, ed è molto utile nelle situazioni speciali. Leader sul ghiaccio, sempre pronto a dare il buon esempio, il grigionese non è un tipo da grandi discorsi negli spogliatoi. Quando dice qualcosa, lo fa brevemente e con fermezza. Di questa Svizzera, Andres si fida ciecamente: «Il titolo iridato deve essere il nostro obiettivo finale. Una volta in Nazionale ci si accontentava di essere molto solidi difensivamente e di strappare con i denti qualche vittoria di grande prestigio. Ora abbiamo molta più fiducia nelle nostre qualità, possiamo contare su tanti giocatori di talento. Possiamo competere e vincere contro tutti. Ma è fondamentale procedere un passo alla volta, lavorando sodo».